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Il Cavern Club dei Beatles rischia la chiusura per il Coronavirus: in ballo 40 licenziamenti

Lo storico locale di Liverpool che ospitò la prima esibizione dei Beatles rischia la chiusura per il Coronvirus. Il jazz club si prepara a riaprire dopo il lockdown, ma con solo il 30% di posti disponibili e aperti al pubblico. Una perdita significativa, che metterebbe in crisi il tempio della musica, già duramente colpito dalla pandemia. Uno dei gestori del locale parla di 40 posti di lavoro a rischio. Il suo futuro incerto ora dipende in parte dal governo. Il sindaco di Liverpool: “La perdita di un gioiello nazionale come il Cavern sarebbe terribile”.
A cura di Giulia Turco
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È lo storico locale di Liverpool, meta prediletta di turisti e fan del mondo della musica, che nel 1961 vide i Beatles esibirsi per la prima volta su un palco. Ma non solo, il locale jazz fondato nel 1957 ha dato vita alle esibizioni di grandi stelle del panorama musicale, dai Rolling Stones a David Bowie, da Stevie Wonder ai Queen. E ora la prospettiva più quotata sembra essere quella della chiusura. Lo ha fatto sapere Bill Heckle, uno dei direttori dello storico locale, raggiunto dalla Bbc. A quanto pare i problemi che sta attraversando il Cavern Club sono dovuti alla pandemia da Coronavirus e ai numeri di visitatori che caleranno vertiginosamente. "Fino a sette mesi fa non si poteva nemmeno immaginare uno scenario di crisi per il Cavern", spiega al sito della Bbc. Eppure, l'emergenza sanitaria ha comportato sinora una perdita costante di 30mila sterline a settimana. Ad essere a rischio ora sono non soltanto i fan, ma anche gli stessi dipendenti del jazz club. Già 20 di loro, nelle scorse settimane sono stati licenziati. Altrettanti rischiano di essere lasciati a casa, come spiega Heckle:

Pensiamo che potremmo dover licenziare altri 20 nelle prossime settimane. È straziante sapere che queste persone fanno parte di questo team e di questa famiglia globale.

Il sindaco di Liverpool teme per il Cavern Club

Sulla questione, che comporta in generale un'importante perdita economica per l'intera città, è intervenuto anche il sindaco di Liverpool Joe Anderson, che ha fatto sapere: "La prospettiva di perdere un gioiello nazionale come il Cavern è terribile. Per i fan dei Beatles come per gli amanti della musica e prima ancora per coloro la cui esistenza dipende dal locale". E ha aggiunto l'impegno della città per aiutare i gestori a salvarlo: "Il consiglio comunale di Liverpool sta facendo tutto il possibile per aiutare il club". Il palcoscenico musicale della città insomma è in pericolo, pronto a riaprire dopo il lockdown, con solo il 30% della sua reale capacità di accoglienza del pubblico. Il suo futuro ora dipende da un'offerta per il Fondo di recupero culturale del governo. "Alcuni anni fa abbiamo deciso di tenere più soldi possibile in banca, per un'eventuale ‘giornata di pioggia', senza però renderci conto che invece ci sarebbe stato un temporale", spiega il direttore del club. Quasi un milione e mezzo di sterline, che oggi sarebbero già dimezzati a causa della pandemia.

Il Cavern è un simbolo culturale di Liverpool

I Beatles sono da sempre il punto di riferimento per lo storico locale sotterraneo, che si ispirava a quelli parigini. Nel locale al 10 di Mathew Street suonò già prima John Legend con i Quarrymen, nel 1957. Dalla prima esibizione del gruppo quasi al completo, al quale mancava Ringo Star, ne sarebbero seguite altre 292 in soli due anni. Un vero e proprio tempio pagano della musica, che negli anni ha chiuso e riaperto diverse volte, cambiando persino il civico, ma non la via. Ora del locale, potrebbe restare solo la statua di Joh Lennon che dal 1977 accoglie i clienti all'ingresso. Sarebbe una perdita culturale enorme per la città, come ha spiegato il sindaco di Liverpool:

Il fatto che la famosissima Cavern possa chiudere per sempre a causa del Covid-19 dovrebbe far capire al governo quanto sia in pericolo la nostra industria musicale estremamente apprezzata […]. Questo virus ha causato dolore e sofferenza inimmaginabili, ma si sta rivelando una minaccia esistenziale per la nostra scena culturale.

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