video suggerito
video suggerito

I Viito, l’It-Pop al tempo dello streaming: “Non pensavamo che succedesse tutto così in fretta”

I Viito sono uno dei nuovi nomi del pop italiano, dove sono atterrati son soli tre singoli (tra cui l’esordio “Roma come Milano”) e partendo dallo streaming, prima ancora che dai live.
A cura di Francesco Raiola
0 CONDIVISIONI
I Viito
I Viito

Nell'epoca dello streaming, degli algoritmi e soprattutto delle playlist, i Viito hanno saputo muoversi bene e riuscire a diventare un piccolo fenomeno con soli tre singoli. In realtà è col primo, "Bella come Roma", che hanno cominciato a macinare ascolti e creare una piccola bolla, finendo nella Playlist Indie e Viral di Spotify, tra i vari Calcutta, Gazzelle, Thegiornalisti, etc, bissando poi con "Industria porno", fino all'ultimo "Una festa" e collezionando il loro primo milione di stream. Nativi di Bari e Campobasso, Vito e Giuseppe si sono trasferiti a Roma e da coinquilini sono diventati una band che ha scelto di gettarsi nel mare magnum di quello che oggi si etichetta come It-Pop, contenitore buono per dare un nome a una generazione di artisti che rilegge il pop mescolando la propria sensibilità a citazioni più o meno esplicite ai grandi classici (da Battisti a Dalla, ma anche Vasco), prediligendo i singoli rispetto agli album e mettendo le piattaforme digitali prima del live che pure stanno arrivando (dopo la presentazione al Monk di Roma, questa sera saranno al Rocket di Milano).

Chi sono i Viito? Raccontateci un po’ di voi: da dove venite, dove siete arrivati, quando hanno avete deciso di dar vita al progetto?

Siamo due ragazzi fuori sede a Roma ormai da molti anni. Veniamo dalla provincia (Bari e Campobasso) e siamo arrivati in città per studiare (poco) e suonare (molto). Abbiamo deciso di dare vita al progetto quando le canzoni scrivevamo per gioco cominciavano ad essere tante e a piacerci molto. Circa un anno fa abbiamo pensato di darci un nome e far ascoltare un po’ di tracce in giro, per sapere che effetto facessero. Abbiamo scoperto che piacevano agli altri almeno quanto piacevano a noi, così non abbiamo più smesso. Dove siamo arrivati? Ad essere intervistati da Fanpage, tra le altre cose.

Due singoli e già un po’ di notorietà. Siete l’esempio di come oggi lo streaming sia importante: come vi siete mossi in questi primi mesi?

In questi mesi abbiamo caricato le canzoni online, una alla volta, e le abbiamo viste circolare in modo inaspettato. Nel frattempo passiamo molte giornate in studio per registrare e in sala prove per allestire il Live. Stiamo facendo una sorta di preparazione atletica per giocare al meglio nelle prossime stagioni.

La Sugar quando è arrivata?

La Sugar è arrivata pochi mesi prima di pubblicare il primo singolo. Ci siamo conosciuti, ci siamo piaciuti a vicenda, ora lavoriamo in squadra con una bella sintonia e siamo convinti che questo sia il motivo di tanto entusiasmo intorno a questo progetto.

Continuate a essere coinquilini o vi siete divisi? Come lavorate assieme?

Siamo coinquilini più di prima, dato che oltre a vivere insieme, condividiamo anche lo studio e il palco! Lavoriamo bene insieme perché a volte ci diamo il cambio, uno è attivo di giorno, l’altro di notte: una sorta di negozio aperto 24h su 24.

Com’è stato l’impatto con questo mondo – quello musicale, di un accenno di popolarità – arrivandoci da una posizione come la vostra (nati dal digitale e poi arrivati ai live)?

Più che impatto è stato un atterraggio, uno di quelli in cui dopo parte l’applauso. Tant’è che già al primo concerto abbiamo ricevuto un grande calore da parte del pubblico. Il live è la dimensione che preferiamo, sul palco vogliamo costruirci una sana popolarità.

Ve lo ricordate il momento in cui avete capito che “Bella come Roma” stava cominciando a girare?

Eravamo tra le campagne dell’Agro Pontino per girare alcune scene del videoclip quando ci hanno chiamato per dirci che avevamo esordito direttamente al primo posto nella Viral50 di Spotify. Sapevamo a stento di cosa si trattasse, ma ci è sembrata una grande notizia. E lo era.

“Se facciamo l'amore, l'industria porno muore” è una frase che in base alla mia lettura evoca l’idea del contatto come risposta all’aleatorio. Insomma, evadere alla pornografia (non nel senso comune del termine, ovviamente) che ci circonda ritrovando umanità. Ecco, invece di cosa parla? 

Il senso è proprio quello e ci fa piacere che arrivi. Industria Porno parla di evasione: non lasciarsi sfiancare dagli stimoli pornografici che abbiamo attorno (social, droghe, rapporti superficiali) e ritrovare la bellezza attraverso un gesto semplice e vero come quello di fare l’amore.

Tra l’altro anche in “Una festa” ci sono echi di bisogno/voglia/nostalgia di qualcosa di più lento rispetto a quello che ci circonda: “Quando non fare niente era una festa”. Insomma, qual è il mondo che raccontano/vogliono raccontare i Viito?

Noi raccontiamo quello che viviamo, dal nostro punto di vista. C’è una vena malinconica che ci accomuna a molti autori della nostra generazione, ma la nostra cifra è positiva. C’è sempre un moto di speranza che muove le nostre canzoni.

Ormai l’uscita dei singoli prima ancora dell’annuncio dell’album, usato a sua volta come contenitore (penso, ad esempio a Polaroid di Car Brave x Franco 126, tra i tanti) sta diventando sempre più consuetudine. Come pensate di muovervi anche riguardo l’album?

Stiamo producendo una traccia alla volta e questa formula è quella che preferiamo. Probabilmente i mezzi con cui oggi i ragazzi ascoltano musica hanno condizionato questo tipo di scelte. Noi consideriamo ogni canzone un mondo a sé. L’album sarà una raccolta di questi mondi, una specie di sistema solare.

Chiamiamolo it-pop, chiamiamolo pop, chiamiamolo come ci pare: vi sentite parte di una scena? In che modo?

C’è un cambio generazionale nel pop e in qualche modo sentiamo di farne parte. Di definizioni e di scene ne capiamo poco, ma ci fa piacere condividere spazi, suoni e contenuti con più persone possibile.

Qual è stata la prima canzone scritta e completata in assoluto? 

Una canzone a cui teniamo molto e che sarà pubblicata prossimamente, ma è presto per svelarne il titolo. Spero ci perdonerete.

Perdonati. A proposito di scena (indie), quando cantate “Non mi piace questa età: Instagram e Lexotan" mi viene in mente Contessa, non so se è un caso. Quali sono i nomi a cui vi sentite più vicini?

Contessa è un autore che stimiamo e sicuramente lui e molti altri ci hanno influenzato nella nostra idea di canzone. I nomi da fare sarebbe davvero troppi se si pensa che vanno da Califano ai giorni nostri.

E a proposito di citazioni, cosa rappresenta Vasco Rossi per voi? 

Vasco è l’unica Rockstar nata e vissuta in questo paese, per ora.

Dove vi vedete tra qualche mese?

Tra qualche mese speriamo di essere su più palchi possibile in giro per l’Italia. Dopo tanto lavoro in studio abbiamo voglia di suonare all’aperto.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views