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I Subsonica ‘giocano’ il derby Juventus – Torino e finisce pari

La band torinese è per metà bianconera e per metà granata, ma ugualmente amareggiata per le vicende calcistiche delle rispettive squadre.
A cura di Biagio Chiariello
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SUBSONICA

Il titolo è un po' un azzardo, ma è comunque quanto emerso dall'intervista che i Subsonica hanno rilasciato a Tuttosport, quotidiano sportivo torinese, al quale Samuel, C-Max, Boosta, Ninja e Vicio hanno naturalmente raccontato la loro passione per il calcio e la loro fede alle rispettive squadre del capoluogo piemontese. Da ciò che si evince la band, che ha da qualche settimana pubblicato il nuovo album Eden, è divisa tra tifosi della Juventus e del Toro.

Dunque perché la Juve e perché il Torino? "La Juve è uno stile parti­colare di interpretare lo sport: campioni che davano sempre il massimo, una ma­glia da onorare, "dice Ninja. "Parlo al passato perché nel 2006 sono successe cose…'strane"e la Juve non è ancora tornata a essere ciò che ho imparato ad amare". Sull'altra sponda troviamo invece Boosta: "Il Toro è un retaggio familia­re. Un imprinting che poi maturando, co­noscendo la storia, guardando le partite, parlando con i tifosi ho consapevolizzato: “nel Toro” mi sono sempre trovato a casa".

"Nella Juve i campioni davano il massimo", risponde Ninja, che coi Subsonica sarà in tour dal 31 marzo a Pordenone. "E' una ma­glia da onorare. L’attualità della Juve è un incubo ini­ziato nel 2006 e dal quale non mi sono an­cora svegliato," aggiunge amaro il batterista. Anche Boosta parla dei recenti problemi della sua squadra del cuore, attualmente in Serie B: "Il presidente Cairo  ha sbagliato tut­to: serviva una persona più seria, con un’i­dentità più forte. Il Toro di oggi sembra un film, una cosa di Carpenter degli inizi, molto low budget. Una storia spaventosa e girata tutta in casa".

E dunque un ricordo ai campioni bianconeri e granata del passato, considerando i tempi tutt'altro che positivi attraversati dalle due compagini: "Platini è in cima," secondo Ninja. "Lui rappresenta la Juve che ho amato di più. Subito dopo viene Del Piero". "Anch’io sono legato agli anni Ottanta. Le mie pri­me partite le giocavano uomini veri: Zaccarelli, Junior, Dossena", dice Boosta, che poi da un consiglio ad entrambe le squadre: "Toro e Juve dovrebbero copiarci dietro le quinte di un concerto: tutti in cerchio e chupito di vodka prima di en­trare in campo. Magari gli svolta la parti­ta: tanto peggio non può andare di sicuro!".

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