I Subsonica cantano l’anoressia: “Le canzoni, a volte, sono scialuppe di salvataggio”
‘Qual è il tuo concetto di bellezza?' chiedo a bruciapelo a Samuel che tentenna per un attimo. Preso in contropiede dalla vastità delle possibili risposte, Samuel si prende pochi secondi e poi risponde in maniera decisa: "La bellezza è una sorta di equilibrio tra quello che si percepisce con i sensi e quello che invece si percepisce all'interno dell'animo umano. Credo sia molto soggettivo ed è proprio un equilibrio tra questi due modi di sentire le cose".
‘Specchio', un brano sui disturbi alimentari
La domanda era chiaramente un mezzo per arrivare a parlare dell'ultimo singolo dei Subsonica ‘Specchio', tratto da ‘Una nave in una foresta', settimo album per la band torinese, uscito il 6 giugno, il cui singolo è stato lanciato nell'ambito del #SubsonicaDay, un momento "di contatto tra un gruppo come il nostro che ha sempre vissuto sui palchi e negli studi di registrazione con il cinema".
Le nostre canzoni nascono in una maniera molto particolare, nel senso che quando scriviamo la melodia, quando costruiamo una canzone, non c'è quasi mai l'intenzione di parlare di un argomento in particolare, poi le melodie hanno una sorta di magnetismo nei confronti di alcune parole che vi si incollano in maniera del tutto naturale. Queste parole, poi, ci spingono a chiudere il cerchio magari leggendo qualche libro o digitando sui motori di ricerca un aggancio a qualcosa. Nel caso specifico ‘specchio' era la parola che magneticamente si era attaccata alla melodia e che ci ha trascinato verso questo siti che parlavano di disturbi alimentari. Subito ci siamo interrogati sul fatto che l'argomento fosse molto delicato e molto forte e poi ci siamo resi conto che aveva un po' perso di hype, di attenzione negli ultimi anni e quindi ci siamo detti ‘facciamolo'. Abbiamo approfondito, fatto ricerche e cercato delle persone che avevano vissuto questo problema e abbiamo cercato di dare una visione quanto più possibile reale di quello che succede quando si cade in questa trappola.
Il rischio di "dire cazzate è dietro l'angolo" continua Samuel che spiega che il rischio di fare più danno che altro è alto e per questo prima di gettarsi a capofitto nella creazione di questo pezzo e del successivo video hanno pensato bene di parlare con un po' di esperti e di persone che avevano affrontato il problema in prima persona, raccontandone le conseguenze "perché magari ci si può anche non morire di anoressia, però ti porti dietro delle ripercussioni per tutta la vita".
Le responsabilità degli artisti è quella di studiare
‘Boa', ‘ancora', ‘scialuppa': il gergo marittimo che caratterizza – in parte – il nome dell'album si è palesato, all'improvviso, parlando di quale sia stato il feedback del pubblico che cerca nelle canzoni, talvolta, una sorta di ancora di salvezza, un appiglio, arrivando a volte anche a dire ‘Mi avete messo di fronte alla mia stupidità e alla mia debolezza', come racconta il cantante, riportando un'esperienza di qualche mese fa:
Devo dirti che a volte capita che la musica sia una sorta di appiglio, un'ancora di salvezza, per cui soprattutto le canzoni che hanno una forte connotazione emotiva umana, che raccontano spesso la debolezza possono diventare delle boe. A volte era capitato che ragazze anoressiche o con problemi di questo tipo avessero utilizzato le nostre canzoni come scialuppa di salvataggio.
Ma sorride Samuel se si accenna alla possibilità di una qualche funzione pedagogica dell'artista, di una responsabilità nei confronti delle centinaia di migliaia di ragazzi che la musica e le parole possono raggiungere. Una responsabilità che esiste, al massimo, nel momento in cui si decide di affrontare un certo tipo d'argomento che ha bisogno di uno studio approfondito, di ricerche. Il punto, però, è che la musica ha la possibilità di raccontare gli esseri umani, raccontandone tutte le sfaccettature, positive o negative che siano perché gli esseri umani "vivono di amore, sentimenti positivi e distensivi, ma anche problematiche, di malattie e fa tutto parte del nostro mondo. Per noi è giustissimo raccontarle queste cose, avere la libertà di raccontare l'essere umano in tutta la sua completezza, nel positivo come nel negativo".
I fan come stella polare con cui discutere
E il pubblico è da sempre la stella polare della band che il 6 giugno ha organizzato una giornata dedicata ai fan, in cui è stato mostrato il corto girato da Luca Pastore e in cui si incastona il videoclip, e il film concerto milanese girato da Cosimo Alemà, due filmaker da sempre vicini ai Subsonica. Un modo, appunto, per unire musica e cinema, ma che è anche darsi un'alternativa nel rapporto col pubblico. Un rapporto artista/fan che in questi ultimi anni è molto cambiato, che deve essere coltivato quotidianamente e non può esaurirsi nella promozione dell'album e nel tour. I social, piaccia o meno, hanno modificato e disintermediato l'interazione col pubblico che oggi può tranquillamente scrivere al proprio artista preferito, ma Samuel ci tiene a specificare come questo rapporto diretto loro lo abbiano instaurato fin dall'inizio, quando Facebook non era neanche un'idea:
Io credo che i Subsonica siano stati uno dei primi gruppi con una propria chat aggiornata in tempo reale, perché noi, il nostro sito con una chat, tipo quella di Facebook, l'abbiamo avuta nel 1997/98 e forse siamo stati anche tra i primi a mettere la nostra musica in mp3 sul proprio sito. Questa cosa ti fa capire come per noi sia naturale avere un contatto continuo e costante con il nostro pubblico attraverso i nostri social, il nostro sito. Poi queste piattaforme sono cambiate, si sono evolute, però il significato di base è sempre lo stesso: ti piace la mia musica, quello che faccio, ti piace il racconto che sto facendo e io ci sono, sono direttamente in contatto con te per capire le tue critiche, cosa vuoi dirmi per crescere.
Il nuovo tour e la nuova vita di ‘Una nave in una foresta'
Intanto la band è ripartita in tour, dopo l'esperienza invernale nei palazzetti (uno show messo su guardando al risparmio energetico grazie all'illuminazione coi led) e sabato sarà all'Arenile di Bagnoli per una seconda data a Napoli (sul loro sito tutte le date aggiornate). Un tour che varierà musicalmente e sarà ‘più leggero' dal punto di vista visivo, così da poter raggiungere anche città che non possono permettersi una produzione costosa e per tenere basso il costo del biglietto. Una particolarità sarà l'Umbria Jazz, dove l'elettronica della band si mescolerà, appunto, al jazz, grazie alla collaborazione con Emanuele Ciri, Flavio Boltro e Mauro Ottolini che hanno rielaborato alcuni brani. E qualcosa di nuovo i fan potranno aspettarselo anche a breve, perché oggi la vita di un album è molto più corta rispetto a qualche anno fa quando "durava 4 anni, finivi un disco, poi facevi due tournée invernali e due estive, ti fermavi un anno per pensare a cosa fare e ripartivi", a differenza della frenesia di oggi:
‘Una nave in una foresta' è al primo giro di boa. Poi dipende dalla creatività di chi lo porta in giro il tirare fuori delle cose per allungare la vita agli album e inventarsi un modo per far sì che le persone non si accontentino. I nostri album si prestano, perché sono molto stratificati, composizioni fatte da più menti creative. È come se ci fossero dei cassetti segreti all'interno delle canzoni e dopo un anno che l'ascolti scopri qualcosa che viene in superficie e ti dà una visione completamente diversa. Faremo il tour estivo e poi ci prenderemo una pausa per far rinascere ‘Una nave in una foresta' che forse tornerà in una versione più acustica, un percorso più da club. Cercheremo di far sì che non muoia.