I Maneskin celebrano il loro successo a Verona con 12mila fan: Ucraina, hit e invasione di palco
"Voglio volare per sollevarmi fin là, sentire urlare il mio nome nelle città, comunicare il messaggio mio e dei miei fra" cantava Damiano in "Niente da dire", penultima canzone de Il ballo della vita – non presente in scaletta a Verona -, quasi ad anticipare quello che sarebbe successo da lì a poco. Ma il gioco con i testi predittivi dei Maneskin potrebbe andare avanti perché alla fine Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan sono quattro ventenni che hanno trovato quasi inaspettatamente il successo mondiale, partendo dal busking nelle strade di Roma, fino a trovare migliaia di persone ad acclamarli al Coachella. La città di stasera è Verona e la location è l'Arena, sede perfetta per il loro ritorno live in Italia davanti a 12 mila spettatori.
I Maneskin partono con “Zitti e buoni”, per scaldare un pubblico che è già bello caldo, che canta con Damiano, per Damiano, anche sopra Damiano a volte. Il palco entra nella platea, Thomas e Victoria subito si allungano mentre Damiano, lo copre tutto e sale subito da Ethan. L'Arena di Verona brucia letteralmente per la band che è tornata dopo un lungo giro internazionale a suonare un set intero nel proprio Paese, in una delle location più importanti per la musica mondiale e nel giorno del compleanno di Victoria, bassista amatissima dai fan come si vede anche questa sera. È quasi superfluo cercare di raccontare l'entusiasmo per la band. Da sempre, in verità, i Maneskin sono riusciti a creare una solida fanbase, un pubblico che fin da subito riempiva i palazzetti, fin da quando c'era chi li considerava (sì, vale anche per chi scrive) ancora una cover band più che quello che hanno dimostrato di essere dopo, quando si sono spogliati del barocco e hanno fatto molto rodaggio live.
Sono in 12 mila – tantissimi giovanissimi, tanti genitori che sembrava avessero usato i figli come scusa per esserci – ad accompagnare la band, Arena piena e Maneskin in grande forma. L’inizio è un filetto con “Zitti e buoni”, “In nome del padre” con Thomas che si prende la scena con un assolo lunghissimo e “Mammamia” che filano senza un attimo di respiro, come un’unica, lunga suite. Dal vivo si vede perfettamente questa crescita enorme che la band ha avuto in questi anni. Hanno deciso di togliere, invece di mettere, hanno scelto di fare tutto da sé, power trio, e hanno migliorato ancora di più la loro presenza scenica. Ognuno di loro sa cosa fare: sfrontati, belli, bravi.
Damiano chiede di vedere il pubblico, la platea si illumine e parte “Chosen”, si pesca anche dagli esordi, prima delle tanto amate cover. I Maneskin ripropongono “Womanizer” di Britney Spears, testata già al Coachella, poi ci sono “Coraline”, “La paura del buio” e quella che è diventata la loro canzone più amata, piazzata nella prima metà perché comunque resta una cover del 2017: “Nel 2017, quando siamo usciti da X Factor, la critica principale era che facevamo solo cover. Grazie a Dio che facevamo cover perché” e parte Beggin', facendo impazzire i 12 mila.
“For your love”- in cui Damiano fa partire il suo gioco preferito, ovvero illuminare il pubblico coi faro del palco – e “Close to the top” portano diritte al loro unico ospite. La band, infatti, fa salire sul palco il loro ex giudice, Manuel Agnelli, con cui fanno “Amandoti” dei CCCP con “Gasoline” a chiudere la prima parte. Momento Coachella con Damiano che cita Chaplin introducendo la canzone scritta per l’Ucraina, così: “Ci sono momenti in cui dobbiamo scendere dalla sedia del privilegio e usarlo per aiutare chi non ce l’ha e a proposito di questo c’è discorso fatto molto tempo fa, però per questo mondo strano è più attuale che mai” e la canzone la fa con la bandiera dell’Ucraina sul microfono.
I Maneskin scendono dal palco principale e vanno su un palco dietro l’Arena, Damiano ammette: “Ci vedete sempre fighi, belli, ma questa non l’abbiamo provata e ci stiamo facendo sotto”. A quel punto partono due pezzi acustici con il cantante e Thomas: “Torna a casa” e Vent’anni”. Forse le radici di quello che sono diventati i Maneskin sono ancora una volta da ricercare in alcuni versi di quest’ultima canzone: "Io c'ho vent'anni e non mi frega un cazzo, c'ho zero da dimostrarvi, non sono come voi che date l'anima al denaro. Dagli occhi di chi è puro siete soltanto codardi”.
“Eravamo in America a scrivere canzoni pazzesche che vi faremo sentire tra poco, ma non stasera” hanno detto, perché questa sera è festa, un far vedere dove sono arrivati. Il colpo d'occhio all'Arena è incredibile, forse l’unica pecca è quella che lo stesso Damiano ammette sul palco, ovvero non saper bene cosa dire tra una canzone l’altra ma è cercare il pelo nell’uovo. A Verona la band gioca in casa in ogni senso. Perché le canzoni in inglese hanno il loro fascino, ma la band può tranquillamente tornare a proporre anche i pezzi in italiano e sentire il pubblico cantarli con loro.
Il ritorno sul palco principale, assieme a Victoria ed Ethan è con la cover degli Stooges "I wanna be your slave" e "I wanna be your slave", seguite da Touch me (che comincia con un piccolo errore su cui scherza lo stesso Damiano). Su "Lividi sui gomiti" è impossibile fermare i fan e in un centinaio salgono sul palco, facendolo diventare improvvisamente un momento Stooges, quando Iggy Pop faceva salire i fan con lui. I fan cantano, si fanno selfie, fanno video e allungano il concerto, visto che ci vuole qualche momento per farli scendere. La chiusura è affidata a "Le paorle lontane" e a un bis di "I wanna be your slave".
La scaletta dei Maneskin all'ìArena di Verona (28/4/2022)
1. Zitti e Buoni
2. In nome del padre
3. Mammamia
4. Chosen
5. Womanizer
6. Coraline
7. La paura del buio
8. Beggin'
9. For your love
10. Close to the top
11. Amandoti feat Manuel Agnelli
12. Gasoline
(Palco B)
13. Torna a casa (acustica)
14. Ventanni (acustica)
(Palco principale)
15. Intro basso e batteria
16. I wanna be your dog
17. I wanna be your slave (festival)
18. Touch me
19. Lividi sui gomiti
(Bis)
20. Intro chitarra
21. Le parole lontane
22. I wanna be your slave (originale)