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I Comoverao ci portano nella melodia brasiliana con Cantando, guardando a Pino Daniele

Il duo napoletano con il nuovo album intreccia un lavoro di ricerca di testi e suoni dal Brasile con le atmosfere della world music. A Fanpage.it raccontano il lavoro fatto per il nuovo album.
A cura di Redazione Music
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Comoverao, il duo composto da Simona Boo e Diego Imparato, ha partorito il suo secondo lavoro discografico, "Cantando", che ci porta alla scoperta degli autori della musica classica brasiliana riarrangiati in pieno stile world music. Un tutto di emozioni per la vocalist ed il producer napoletani che hanno unito ad un lavoro di ricerca sulle sonorità e sui testi, anche le atmosfere napoletane con la cover di "Lazzari Felici" di Pino Daniele. Fanpage.it ha incontrato i Comoverao per fare una chiacchierata intorno all'album e per raccontare il lavoro che c'è stato dietro.

Comoverao è un tutto nelle sonorità della world music, un ponte con il Brasile, la sua storia e la sua melodia. Come vi siete preparati a questo lavoro?

Simona Boo: C'è stato un lungo periodo di attesa tra questo e il disco precedente all'interno del quale ho fatto una grande palestra vocale con l'orchestra multietnica di Piazza Vittorio. Dal 2016 al 2019 ho dovuto confrontarmi con artisti verso cui provo grande ammirazione e stima come Petra Magoni, Mama Marjas e Hersi Matmuja. Il costante timore di non essere all'altezza mi ha fatto crescere tanto al punto di sentirmi pronta a provare a interpretare brani di Pino Daniele che non mi sarei mai sognata di disturbare fino a qualche anno fa. Mentre io e Diego ci scontravamo su quali pezzi scegliere tra la miriade di brani meravigliosi della tradizione brasiliana ci siamo resi conto che dalla selezione ne è uscita una cernita più elegante e raffinata rispetto al lavoro discografico precedente.

Qual è stato il lavoro di ricerca sui testi e sugli autori che avete messo in campo per questo disco?

Diego Imparato: In effetti abbiamo trattato autori anche molto diversi tra loro per contenuti e per stile musicale. La scelta è stata comunque influenzata anche dal tipo di arrangiamento che volevamo fare. Jobim resta un caposaldo della musica brasiliana e sebbene possa sembrare scontato abbiamo lavorato su uno dei suoi brani meno "brasiliano" come "Correnteza", composizione poetica molto più vicina al jazz che alla bossanova. Il filo conduttore del jazz/world music appunto è presente in tutto il disco. Uno dei brani di punta "Mambembe" di Chico Buarque autore noto anche in Italia, perché qui visse in esilio per sfuggire alla dittatura brasiliana di allora, ha un testo più popolare e tratta di un artista, un girovago un trovatore dei nostri tempi. Ci piaceva molto questo accostamento perché e come se in qualche modo parlasse di noi, dei musicisti e della nostra "errante" vita.  "Lazzari felici" e "Bem que se quis/e po che fa" secondo noi univano ancora di più questo significato del disco che è l'amore, il tormento, il popolo, l'arte ed anche la protesta. Abbiamo interpretato anche tre brani Joao Bosco che un autore più intimista e cifrato, vicino alla world music per le sue sonorità.

Nell'album c'è una cover di “Lazzari felici”, un omaggio a Pino Daniele, perché avete scelto proprio questo brano e come si coniuga con la narrazione dell'intero disco?

SB: Secondo me è uno dei brani più belli di Pino Daniele, un vero e proprio capolavoro. È una canzone che rappresenta la nostra categoria di musicisti – musicanti. Nella narrazione del disco trova facile collocazione perché ha in sé la saudade, ha quel pizzico di dolore che non ci fa sentire più "l'addore ‘e mare", ma fa sì che dove passiamo noi con la nostra musica "s'acconcia ‘o tempo". Forse chi ci ascolta si sente più sollevato, soprattutto in un momento di tensione come questo è dopo una pandemia. L' archetto sul contrabbasso suonato da Diego che già sentiamo in Correnteza viene ripreso anche in Lazzari Felici. Omaggia così due grandi compositori del nostro secolo Klaus Ogerman e il nostro Rino Zurzolo.

Un omaggio imprescindibile…

DI: Da napoletani non potevamo non omaggiare il nostro più grande autore Pino Daniele che poi ben si sposa con queste sonorità.

La vostra ricerca ha consegnato un prodotto musicale dalle emozioni profonde, quali sono le corde che intendete tocca principalmente?

DI: Io da strumentista, anche se mi sono cimentato anche nel canto in questo disco, pensavo principalmente a delle emozioni sonore, impressioniste. Quindi il mio primo lavoro è stato sulla tessitura strumentale degli arrangiamenti, sensazioni musicali quindi. L'amore comunque resta il tema portante. "Brigas nunca mais" che vuol dire "non litighiamo" tra l'altro è suonato in duo con Simona, un' esibizione molto intima poi "Canto da dor" che è un brano inedito di Simona è sempre una storia d'amore ed in più autobiografica. La riflessione è un altra cosa che vogliamo stimolare con l'ascolto di questo disco. Fondamentalmente mi sono preoccupato di rendere fruibile un genere musicale abbastanza complesso e spero di esserci riuscito. Avendo trattato Pino Daniele è come se volessi tornare alle nostre origini popolari, guardarci dietro. Lavorando con i bambini vedo che hanno pochi riferimenti del passato e mi piacerebbe si insegnasse la tradizione ovviamente proiettata al futuro non con una visione miope.

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