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I Colla Zio: “Dopo Sanremo non siamo più gli stessi, siamo cambiati in meglio”

I Colla Zio, dopo l’esperienza di Sanremo 2023, raccontano il loro esordio con Rockabilly Carter: “Il protagonista è come se fosse una sintesi di noi cinque”.
A cura di Vincenzo Nasto
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I Colla Zio rappresentano una delle novità positive del Festival di Sanremo 2023 con il brano Non mi va: un'esplosione di energia sul palco, percepita anche dal pubblico televisivo. Un ossimoro per la band, senza alcun esperienza televisiva, che aveva approcciato al palco dell'Ariston per la prima volta durante Sanremo Giovani, quando con Asfalto, si erano conquistati la convocazione alla kermesse. Il 17 febbraio scorso è uscito il loro primo album, Rockabilly Carter, un viaggio nelle avventure del protagonista omonimo, uno specchio per raccontare la difficoltà nel comunicare le proprie emozioni agli altri. Poi il tour, che dopo il palco dell'Ariston, lì vedrà girare l'Italia, partendo il 22 marzo da Roma, passando per il Viper Theater di Firenze il 30 e chiudendo il 4 aprile nella data sold-out al Santeria Toscana di Milano. Qui l'intervista ai Colla Zio.

Che tipo di esperienza è stata il Festival di Sanremo?

L'obiettivo che ci eravamo posti arrivando a Sanremo era quello di assorbire come spugne più cose possibili, sia dagli artisti in gara, ma anche da tutto il mondo che gira intorno a Sanremo. Ciò che c'è dietro le quinte, insomma, come giornalisti, radio e tante altre cose. Per cui siamo delle persone nuove, cambiate, speriamo in meglio. E in realtà, a parte la presenza di alcuni hater, che noi salutiamo e ringraziamo perché abbiamo bisogno di voi per non perdere i piedi per terra, il pubblico sembra essersi divertito come noi. Mi sembra che sia passato questo messaggio che sul palco ci divertiamo.

Come vi ha influenzato il palco dell'Ariston?

È stato diverso dal solito, perché noi ovviamente non abbiamo mai fatto televisione. La sfida è stata anche un po' con Margherita (Ditonellapiaga n.d.r) perché bisognava portare sul palco il nostro mood, il modo in cui facciamo concerti e trasmettiamo energia: tutto questo anche in tv. Al di là della classifica, siamo contenti di com'è andata.

Il 17 febbraio è uscito il vostro primo disco Rockabilly Carter. Che cosa racconta?

Il disco parla di questo personaggio immaginario che si chiama Rockabilly Carter. È immaginario, ma noi l'abbiamo incontrato davvero, in qualche modo, perché è come se fosse una sintesi di noi cinque, di come viviamo e di come abbiamo vissuto quel periodo in cui l'abbiamo scritto. Rockabilly è un gigante gentile che ha difficoltà a farsi capire e a comunicare. Quindi abbiamo seguito nelle sue peripezie. Abbiamo cercato di raccontarlo e raccontarci in questo album. Ci hanno detto che sembra sia cinque album in uno, in senso positivo. Hanno notato le sonorità diverse, che aiutano a seguire il percorso di Rockabilly Carter: una prova di tridimensionalità musicale.

Un progetto che attraversa anche generi musicali molto differenti: qual è stata la sfida più grande in Rockabilly Carter?

Ha tante facce che possono essere anche molto diverse fra loro. Questa è la sfida che avevamo per quanto riguarda l'album. Dal punto di vista musicale il disco ha bisogno di essere descritto da varie sensazioni, vari mood diversi e il fatto che noi non abbiamo un'impostazione accademica sulla musica ci permette anche di sviare nell'esplorare un sacco di mondi, infatti, puoi trovarci veramente tanti generi diversi: c'è pezzo più club, una ballata, un singolo addirittura quasi metal. Però alla fine è venuto fuori in maniera abbastanza naturale, dopo aver ascoltato tanta musica che ci ha ispirati e contaminato. Ci sono pezzi in questo disco che sono partiti da una chitarra, da due chitarre e un prato e sono stati chiusi in quel prato.

Come avete lavorato assieme a questo progetto?

Ci sono anche pezzi chiusi in studio, o come quello di Sanremo "Non mi va", per cui ci abbiamo messo un anno. C'è una cosa riguardo al nostro processo creativo che un po' ci caratterizza, nel senso che, a differenza di tante altre band, nel nostro modo di lavorare non ci sono dei ruoli assegnati per forza. Ovviamente ognuno di noi ha delle competenze, magari più tecniche, su certi aspetti o su certi strumenti che utilizziamo, però per esempio, non per forza ciò che viene scritto e suonato con la chitarra da Berna (Tommaso Bernasconi n.d.r), viene per forza eseguito sul palco da lui.

Dal palco dell'Ariston, si ritorna ai live nei club? Che tour sarà il Rockabilly Blaster?

Ci scambiamo sempre il nostro pane quotidiano: fare musica live ci riempie il cuore. La cosa più bella di tutte, quindi, che sia all'Ariston, che sia in un piccolo club, è sempre una soddisfazione. Il 22 marzo partirà il Rockabilly Blaster Tour da Roma, Largo Veneto. Successivamente avremo il 30 marzo al Viper Theater a Firenze mentre il 31 marzo arriviamo al Locomotiv Club a Bologna. Il 3 aprile invece all'Hiroshima Mon Amour a Torino e infine il 4 aprile al Santeria Toscana a Milano, che però è sold out. Vedremo se forse riusciremo a inserire un'altra data.

(Con la collaborazione di Vincenzo Nasto)

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