Gli Zen Circus cantano “L’amore è una dittatura” a Sanremo 2019
Gli Zen Circus saranno tra i protagonisti del prossimo Festival di Sanremo con la canzone “L’amore è una dittatura", un pezzo sociale che parla di quello che ci accade attorno, con un occhio ironico e sempre lucido e preciso. La band formata da Andrea Appino (voce e chitarra), Karim Qqru (batteria), Massimiliano “Ufo” Schiavelli (basso) è una delle certezze del rock nostrano e porteranno al Festival, in onda su Rai 1 dal 5 al 9 febbraio 2019 in diretta dal Teatro Ariston, un pezzo molto lungo, come sempre pregno di parole e senza ritornello, un brano che spiazzerà chi è abituato al classico pezzo sanremese, ma non chji ama una band che da vent'anni è tra le principali dell'indie italiano, e che nella propria carriera ha collaborato con aretisti del calibro di Violent Femmes, Pixies e Talking Heads.
Prima volta al Festival con Brunori
Per la band è la prima volta sul palco dell'Ariston la band si presenterà con un bagaglio musicale enorme alle spalle, con dieci album e un Ep all'attivo, 20 anni sui palchi d'Italia e oltre mille concerti (sic), mescolando rock, punk e folk caratterizzandosi anche per i testi, appunto, giocando con il cantautorato italiano grazie ai testi di Appino, ironici, amari, ma mai banali. Per questo esordio al Festival la band porterà con sé, nella serata dedicata ai duetti, Brunori, un altro dei fenomeni musicali italiani di questi ultimi anni, mentre sul palco, nella prima serata, usano degli sbandieratori.
L'ultimo album è Il fuoco in una stanza
L'ultimo album della band è del 2018 e si intitola "Il fuoco in una stanza” (Woodworm Label/La Tempesta Dischi) che, nella settimana di uscita, è entrato direttamente al 7° posto nella classifica dei dischi e al 1° posto dei vinili più venduti in Italia secondo FIMI/Gfk, rimanendo per ben 10 settimane in classifica.
Il testo di L’amore è una dittatura
Ci hanno visti nuotare in acque alte fino alle ginocchia
Ed inchinarci alle zanzare pregandole di non mescolare
Il nostro sangue a quello dei topi arrivati in massa con le maree
Le porte aperte, i porti chiusi, e sorrisi agli sconosciuti
Che ci guardano attoniti mentre ci baciamo,
Da uomo a uomo, mano nella mano
Una sigaretta non lo racconta ci vuole forse una vita intera
O una canzone non certo questa,
Altri maestri, altri genitori
Che non rinfacciano quello che sei, quello che vuoi
Quello che eri
Esistere è giusto un momento
Chi vive nel tempo muore contento
E sì, ci hanno visti contare le pietre di questo deserto
Pazienza, perdere tempo con il cielo, farlo di lavoro
Pagati per immaginare qualcosa che non puoi fotografare
Mi spiego meglio, senza nascondermi dietro a cazzate
Scritte per caso in questa palestra dell’orrore
Ecco la pietra, ecco il peccato,
Un cane pastore lo fa per amore,
Non per denaro, non per rancore,
Non per la lana esiste il gregge
Né per la legge
Siamo delle antenne, dei televisori
Emettiamo storie che fanno rumore
Cerchiamo la donna della vita o l’uomo della morte
Strade interrotte, eterni sorrisi, figli sangue del nostro lavoro
Non ci somiglieranno, figli ormai del mondo intero
E perdere la monotonia di quando tutto era al suo posto
I topi cacciati, debellati, mostri tutti sotto al letto
E lasciar volare via quell’abbraccio conosciuto
Di chi in nome del tuo bene ha distrutto il tuo passato
Quando arrivi tu se ne vanno gli altri
Sai che non va bene ma ti piace arrangiarti
Come fanno in quei paesi che non sappiamo pronunciare
Ma che ci piace addomesticare a parole
Ero presente al momento dei fatti
Il fatto non sussiste
Mettetelo agli atti
Ma non hai paura di nessuno
Se non della tua statura
Hai la democrazia dentro al cuore
Ma l’amore è una dittatura
Fatta di imperativi categorici
Ma nessuna esecuzione
Mentre invece l’anarchia la trovi dentro ogni emozione
Tu stammi vicino, anzi lontano abbastanza
Per guardarti il viso dalla stanza dei miei occhi
Aperti o chiusi, non importa
Sono occhi quindi comunque una porta aperta
Il tempo passa lo senti da questo orologio
Mentre lavori dentro un bar, ad una pressa o in un ufficio e…
E speri ancora che qualcuno sia lì fuori ad aspettarti,
Non per chiederti dei soldi, neanche per derubarti,
Non per venderti la droga e soffiarti il posto di lavoro
Ma per urlarti in faccia, che sei l’unica, sei il solo
Sei l’unica, sei il solo