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Gli Ingranaggi di Ivan Granatino: “Deluso da un mercato che guarda ai numeri e non alla qualità”

A 38 anni l’ennesima rinascita di Ivan Granatino, il cantante napoletano che ha pubblicato lo scorso 17 gennaio “Ingranaggi 2.0”.
A cura di Vincenzo Nasto
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Foto di: @therealivangranatino Instagram
Foto di: @therealivangranatino Instagram

Ivan Granatino si è messo, ancora una volta, in gioco: l'artista napoletano ha pubblicato lo scorso 17 gennaio il secondo episodio di "Ingranaggi", un progetto che racchiude oltre 30 tracce, tra cui alcuni inediti. Un lavoro che ha solide fondamenta, che passeggia tra sonorità pop e rap come si intuisce dal suo background culturale, ma che permette al pubblico di osservare anche un Granatino completamente diverso, in una sua versione reggaeton. Per adesso, i brani più streammati di "Ingranaggi 2.0" sono proprio i featuring tra Granatino e Bl4ir, nome d'arte di Simone Scognamiglio, con cui ha realizzato "Caramella" e "Me Llama", oltre 20 milioni di visualizzazioni in due su YouTube. Ma per un Granatino che emerge con il reggaeton, ce n'è anche un altro che resta ancorato a Napoli, alla sua terra, all'amicizia con Franco Ricciardi da cui nasce "Buongiorno Napoli": un respiro più internazionale per il progetto arriva, invece, grazie a tre episodi musicali contenuti nella quinta e ultima stagione della serie tv "Gomorra". "Tutto apposto", "Napule allucca" e "L'addore forte d'o mar" sono la scommessa del nuovo progetto, un tentativo che Granatino spiega così: "Mi piace molto dare un’immagine a ciò che scrivo e compongo, dà nuova vita ai brani e libera interpretazione ai vari registi". L'intervista a Ivan Granatino qui.

Ingranaggi 2.0 è un mega progetto, oltre 30 tracce in cui viene raccolta la tua musica degli ultimi anni, insieme ai sette inediti. Quando è nata l’idea di fare un’unica raccolta?

Ingranaggi 2.0 nasce dalla voglia di racchiudere il mio passato e il mio presente in un unico lavoro, soprattutto per chiudere un percorso e pensare a qualcosa di nuovo. Io sperimento sempre e amo contaminare le mie origini con tutte le sonorità che mi arrivano dal mondo. Poi l’occasione di avere 3 brani nell’ultima serie di Gomorra mi ha convinto definitivamente.

Qual è l’elemento che unisce i brani e quali sono gli ingranaggi più importanti che hai dovuto oliare negli ultimi anni?

Quel che so è che gli ingranaggi che metto sempre al primo posto sono la passione, la determinazione e il cuore. Forse se devo “oliare” qualcosa, spesso e volentieri, è la delusione di un mercato che guarda solo ai numeri, alle classifiche e non alla qualità, ma la musica si sa, è anche sofferenza. Soprattutto se per scelta non scendi quasi mai a certe logiche e a certi schemi già prestabiliti.

I due successi più importanti del doppio disco, anche in termini di stream, sono le due collaborazione reggaeton con Bl4ir: da una parte Caramella, dall’altra Me Llama. Come sei riuscito a calarti in questa nuova veste e quanto ti ha aiutato il giovane artista napoletano?

Si tratta sempre di esperimenti. Ho collaborato con diversi artisti della scena napoletana e non solo, sia storici che classici che rap. Il reggaeton mi mancava e devo dire che Bl4ir lo sa rappresentare bene. Sono due pezzi mainstream e devo dire che io e lui insieme questi famosi numeri li facciamo, non trascurando però anche altri che hanno fatto dei bei numeri.

Nel doppio disco sono presente anche tre tracce che appartengono alla colonna sonora di Gomorra. Quanto è stato importante nel tuo percorso anche questa presenza cinematografica?

Lusingato di essere stato scelto da Cattleya per molte serie di Gomorra. Pensa che la prima puntata della prima serie c’era un mio pezzo e nell’ultima due pezzi, e non solo questi. Mi piace molto dare un’immagine a ciò che scrivo e compongo, dà nuova vita ai brani e libera interpretazione ai vari registi. Come è stato anche con i Manetti Bross, Rai Cinema ecc.

Il rapporto che ti lega a Franco Ricciardi è stato uno degli elementi che ti hanno accompagnato nel tuo percorso musicale: che significato dai al racconto di “Buongiorno Napoli”?

Come ti dicevo prima, sono molto legato alla mia terra e anche per questo non penso mai a trasferirmi, come hanno fatto molti miei colleghi. Parto, vado ovunque in Italia e all’estero, ma torno sempre qui con tutte le difficoltà del caso. Franco invece è principalmente un caro amico, di cui inizialmente ero fan. Oggi collaborare con lui mi – e ci – dà molto di più. Ogni volta che entrambi abbiamo bisogno, seppur le nostre strade sono differenti oggi, ci confrontiamo e ci supportiamo a vicenda. È una parte fondamentale della mia vita: "Buongiorno Napoli" è la classica domenica napoletana, il racconto di uno spaccato di una Napoli che esiste e che va raccontata.

C’è qualcosa di cui ti rimproveri negli anni passati e invece una scelta che ti rende orgoglioso del tuo percorso?

Ognuno di noi, personaggio pubblico o meno, si dice: “Ah se avessi fatto” oppure “quella volta ho sbagliato”. Io quello che forse posso rimproverarmi nella musica è di non essermi strutturato prima, ma di averlo fatto solo da qualche anno con la creazione di Napule Allucca, la mia etichetta e la mia società. Quello che invece mi rende orgoglioso, anche se non so se sia un bene o un male, è di non essere mai stato “ruffiano” e di aver semplicemente sempre rispetto di tutto e tutti. Forse l’amarezza che traspare in me è che non posso sempre dire lo stesso degli altri.

Dopo la presenza in "Ammore e malavita" dei Fratelli Manetti e "L’oro di Scampia" di Marco Pontecorvo, come vedi una tua futura carriera nel mondo cinematografico?

Mi sono divertito tantissimo a estremizzare alcuni ruoli che mi hanno proposto. Non ti nascondo che mi piace anche quando mi chiamano per fare l’attore, è un altro ruolo che amo molto. Lanciamo la notizia: Ivan Granatino disponibile anche a fare l’attore, chissà, magari qualcuno accoglie questa mia richiesta.

E invece dal punto di vista televisivo, ti saresti aspettato qualcosa in più dopo l’apparizione a The Voice del 2014?

Sappiamo bene che, oggi più che mai, lo streaming e la tv e le radio sono mondi ancora opposti e, a meno che non si diventi un fenomeno mediatico, è davvero molto complicato, soprattutto per chi come me canta principalmente in lingua napoletana, pur senza trascurare l’italiano. Per tutto il resto però la risposta è no. Sono un indipendente per scelta quindi per me come per altri come me, la strada è sempre in salita ma questa cosa mi stimola. Mi aiuta a non vivere in un limbo e a festeggiare ogni volta che conquisto un tassello, perché so che è solo grazie a me e a chi crede in me e non per altre logiche. Adoro il senso delle cose conquistate con fatica e con tenacia: hanno tutto un altro sapore.

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