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Gino Paoli verso la prescrizione per evasione fiscale: “Impossibile fissare le date”

Sarà archiviato il processo che vede Gino Paoli imputato per evasione fiscale a causa delle accuse cadute in prescrizione. Non è stato possibile datare i movimenti con cui quei milioni sarebbero stati portati in Svizzera, stando a quanto riporta La Stampa.
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Gino Paoli (LaPresse)
Gino Paoli (LaPresse)

Portare soldi ricevuti per alcuni concerti all'estero era una pratica abituale stando a quanto avrebbe detto Gino Paoli, come riportato questa mattina sulle colonne de La Stampa, che torna sul processo che vede il cantautore genovese indagato per evasione fiscale, reato che gli cadde tra capo e collo qualche mese fa, costringendolo a dimettersi dalla carica di Presidente della Siae (incarico ricoperto poi da Filippo Sugar) e affrontare un processo che pare, cadrà in prescrizione. Il cantante, che attualmente è in giro per la stagione estiva live, è accusato di aver portato in Svizzera un patrimonio di due milioni di euro e nei mesi scorsi stava trattando col Fisco per risolvere il contenzioso.

Il quotidiano piemontese conferma che i soldi c'erano, ma spiega che probabilmente sarà tutto prescritto dal momento che non si è riusciti a datare con certezza quei movimenti, quando sia stato accumulato quel patrimonio e quando portato all'estero. I soldi provenivano da alcune esibizioni che il cantante di "Il cielo in una stanza", "Senza fine" e "Sapore di sale" avrebbe tenuto ad alcune Feste dell'Unità, ma nei giorni scorsi il sostituto procuratore Silvio Franz avrebbe chiesto il proscioglimento di Gino Paoli. L'inchiesta partì a causa delle indagini sugli ex manager della Cassa di Risparmio di Genova, coinvolgendo anche il commercialista Andrea Vallebuona a cui il cantante aveva chiesto una consulenza sulla materia. Fu proprio durante un incontro tra i due che le cimici messe nella stanza avrebbero carpito alcune discussioni in cui Paoli parlava proprio di quel tesoretto all'estero e della paura che il suo nome potesse essere reso pubblico – come poi sarebbe successo – sporcando l'immagine di "personaggio integerrimo" come scrive sempre La Stampa, che conclude:

E però nel seguito dell’indagine il cantautore sfodera un paio di jolly: a parte ribadire che quello dei compensi esentasse per certe serate era un sistema «diffuso», precisando fra l’altro come non fosse lui a gestire «in prima persona» la parte finanziaria, dimostra che alcune operazioni sul conto svizzero sono avvenute ben prima del 2008 ed è quindi impossibile fissare in quell’anno la "dichiarazione infedele".

Il processo penale, quindi, sarà evitato, mentre prosegue, per il momento, il computo delle pendenze con le Entrate.

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