Gino Paoli reagisce: “Mi fermo, altrimenti potrei mandare qualcuno all’ospedale”
Ieri Gino Paoli si è dimesso da Presidente della Siae a seguito dell'indagine che lo vede coinvolto per evasione fiscale. Nella lettera di dimissioni (irrevocabili), ovviamente, il cantautore si diceva innocente e pronto a dimostrarlo, ma per una questione di correttezza preferiva comunque tenere la Società al di fuori da qualsiasi problema. Di ritorno, Paoli ha incassato la piena fiducia dei soci, per cui "quello che per noi rimane il nostro Presidente" dimostrerà la propria innocenza. Perché, ovviamente, Gino Paoli è innocente finché questo processo non dimostrerà il contrario. Ma intanto, in questi giorni, non sono mancate le accuse al cantautore, i quale ha deciso di difendersi, oltre che con la lettera, anche con un'intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Si sente "umiliato" e prova "amarezza e rabbia", soprattutto a seguito dello scalpore che ha fatto l'intercettazione in cui il cantautore genovese dichiarava: "Non voglio che si sappia che ho portato soldi all'estero". Proprio quell'intercettazione è contestata: "Tutta la mia vita vissuta sempre con grande onestà e coerenza travolta da una intercettazione casuale che non prova nulla" ha detto a Mario Luzzatto Fegiz. Intanto gli avvocati pare l'abbiano rassicurato: "Mi hanno tirato addosso tutta la m… possibile. Eppure i miei avvocati mi assicurano che non ho commesso nessun reato" continua Paoli che spiega anche che è un momento in cui non porgerebbe l'altra guancia, anzi.
L'autore di "Senza fine", infatti, ha dovuto cancellare alcuni incontri pubblici già fissati, perché "Se qualcuno, in queste occasioni pubbliche, mi avesse fatto qualche battuta di quelle che circolano adesso, qualche sfottò, bene io l’avrei mandato all’ospedale nonostante i miei ottant’anni e a condizione che il ‘battutista' non fosse un campione di Sumo" ed è il motivo per cui ha deciso di non rilasciare interviste e di starsene in casa: "Mia moglie blocca ogni mio contatto con i giornalisti".