Gigi D’Alessio si regala un album per i 50 anni: a febbraio esce “24/2/67”
C'è chi è in difficoltà nel pensare ai regali di compleanno e chi, semplicemente, si regala un album, come farà Gigi D'Alessio il prossimo 24 febbraio giorno in cui compirà 50 anni. Un album che si chiamerà semplicemente “24/2/67” (GGD Edizioni Srl/Sony Music), come il giorno in cui è nato il cantante napoletano che avrà già presentato la sua nuova canzone al Festival di Sanremo 2017. D'Alessio, infatti, è uno dei 22 Big che quest'anno si esibirà sul palco dell'Ariston, tra i papabili per la vittoria finale, con il brano "La prima stella", di cui firma musica e testo. Sarà la sesta volta che D'Alessio salirà sul palco della più importante kermesse per la musica italiana, per cinque volte in gara e una volta da Superospite.
12 inediti per il nuovo album
Il nuovo disco arriva a due anni da "Malaterra", l'album in cui ha rivisitato alcuni dei brani più noti della tradizione partenopea mescolati 5 inediti – i cui proventi sono andati in beneficenza -, e a 4 anni da "Ora" il precedente di soli inediti. L'album conterrà, oltre al singolo festivaliero anche la rivisitazione de "L'immensità" di Don Backy e 10 pezzi inediti. Un regalo importante per uno dei cantanti più amati di questi ultimi anni e che tra qualche giorno tenterà di portare a casa il suo primo Festival, con una canzone che "racconta di un'esperienza vissuta almeno una volta da ognuno di noi: trovare una fotografia di una persona amata e desiderare di averla ancora con noi, di poterci confidare con lei, sentire cosa ha da dire. Una fotografia ci dà l'illusione che quella persona sia ancora presente, come in quel momento immortalato. Ma se prima, ogni volta che le parlavamo, avevamo davanti i suoi occhi, adesso avvertiamo un grande vuoto".
Il significato de "La prima stella"
E lo stesso D'Alessio a descriverla così:
Come le immagini di un film, frammenti di vita che scorrono e si lasciano guardare, contemplare, senza che noi possiamo afferrarli, così quel ricordo che resta intatto, nel suo essere materiale, non è più nostro. Questo è in parte il dramma di una fotografia: ricrea un istante ma lascia l'amara consapevolezza che non possiamo più viverlo. Possiamo definirlo “nostro” perché lo abbiamo vissuto, ma allo stesso tempo lo abbiamo perso, nello scorrere del tempo.