Gaffe sul terremoto per Marco Carta: “Scusate, ho sbagliato, sono addolorato”
"Ho scatenato un inferno virale" scrive Marco Carta dopo la gaffe fatta ieri a causa di un tweet di risposta a un utente su Twitter. Il cantante sardo, ex vincitore di Amici e del Festival di Sanremo, infatti, è incappato in un problema che lo ha messo al centro di qualche presa in giro del web, a seguito di una dichiarazione sul terremoto che è tornato a colpire il Centro Italia due sere fa. Come spesso capita, infatti, si sono sviluppate tante discussioni sui social e ognuno ha cercato di dire la propria, compresi gruppi di cosiddetti complottisti che spesso cascano nelle bufale su magnitudo modificate per non dare rimborsi. Non è il caso di Carta, il quale però ha esagerato con la fiducia sulle proprie competenze, soprattutto quando ha twittato "rimane il fatto che i sismi non avevano questa frequenza anni fa. Vuoi negare che non ci sia la mano dell'uomo? È un dato di fatto".
La gaffe e le scuse
Ovviamente non c'è alcun dato di fatto, anzi, alcune di queste teorie sono spesso state smentite dagli scienziati e restano nel chiacchiericcio di fondo che accompagnano queste catastrofi. Prima, però, il cantante aveva scritto "Terra mia è superfluo chiedertelo. Ma perché tremi?Se solo ti avessimo violentata di meno tu non ti ribelleresti così. Tu sei la nostra casa", tweet da cui, poi tutto è partito. Ma è stata quella risposta a scatenare un pezzetto di web, che gli ha risposto per le rime fino a portare alla risposta del cantante, che su Facebook ha scritto:
Ecco,ho scatenato un inferno virale..
A volte la rabbia per le cose che succedono e alle quali possiamo solo assistere impassibili ci fanno dire solo cose nel modo sbagliato.
Chiedo scusa a tutti coloro che mi hanno giudicato irriverente o presuntuoso.
Sono addolorato.
Volevo solo dire che sono triste e mi sento impotente come tanti credo tra voi.
Che sia una notte buona.
L'ironia successiva al tweet
Niente di grave, l'importante è capire che non bisogna intervenire per forza su qualsiasi cosa, anche perché si rischia di fare disinformazione su cose importanti – soprattutto quando si ha un seguito importante – e, in maniera collaterale, diventare bersaglio di ironie