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Gaetano Curreri degli Stadio: “Abbiamo scritto per Emma, Vasco voleva cantasse una sua canzone”

Gaetano Curreri è un nome di primo piano per la Storia della musica italiana di questi ultimi 40 anni: i suoi Stadio sono una band che ha scritto canzoni che ormai fanno parte del bagaglio pesante della musica leggera italiana. La band è in giro per l’Italia portando una versione 4.0 di Studiomobile Live, ma Curreri ha anche firmato, con Vasco, l’ultimo singolo di Emma.
A cura di Francesco Raiola
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Gaetano Curreri è un nome di primo piano per la Storia della musica italiana di questi ultimi 40 anni: i suoi Stadio sono una band che ha scritto canzoni che ormai fanno parte del bagaglio pesante della musica leggera italiana e come autore può vantare decine di successi. La band è in giro per l'Italia portando una versione 4.0 di Studiomobile Live, il loro primo album dal vivo nonché il più importante successo commerciale: "è stato il nostro primo disco live, a tutt'oggi è ancora il nostro disco più venduto, questo a ribadire quanto la dimensione degli Stadio sia stata molto live" spiega Curreri che racconta anche gli inizi e l'importanza di Lucio Dalla ("Lucio è stata la persona a cui devo tutto, se non avessi incontrato Dalla non avrei fatto quello che sto facendo"). IL nuovo singolo della band si chiama "Tu sei l'amore di cui hai bisogno", ma Curreri è anche l'autore dell'ultimo singolo di Emma "Io sono bella", assieme a Vasco Rossi, Pietro Romitelli e Gerardo Pulli.

Curreri, come è stato questo viaggio degli Stadio?

È stato un bellissimo viaggio, cominciato quasi per caso, perché eravamo il gruppo di Lucio Dalla e da una sua intuizione, da una sua voglia di vederci sul palco a cantare delle canzoni nostre, è nata l'idea di fare diventare il suo gruppo d'accompagnamento un gruppo che avesse un suo repertorio, una sua storia e una sua identità. Chiaramente all'inizio siamo stati molto condizionati dalla sua musica, perché era il produttore dei nostri dischi, era il nostro editore, poi pian pianino è venuta fuori la nostra storia.

Come avete fatto vostro, poi, il percorso Stadio?

Il nostro modo di fare musica è un po' figlio della tradizione della grande canzone d'autore, abbiamo avuto a che fare con tutti i cantautori della musica italiana e questo ha dato un'identità al gruppo molto precisa, anche perché poi dopo ci sono state le collaborazioni con tutti questi grandi cantautori.

Cosa rappresentò l'uscita di Stadiomobile Live, primo album live che avete riportato in tour questa estate?

A parte che è stato il nostro primo disco live, a tutt'oggi è ancora il nostro disco più venduto, questo a ribadire quanto la dimensione degli Stadio sia stata molto live. Veniamo da un giro di concerti meraviglioso, abbiamo fatto una ventina di concerti ed è stato trionfale, con piazze e luoghi dove abbiamo suonato pieni di gente che cantava le nostre canzoni. Abbiamo suonato il meglio della nostra produzione, perché in Stadiomobile del tempo, di 26 anni fa, c'erano le canzoni che ci avevano identificato in quel momento, a cui sono state aggiunte quelle di una produzione avvenuta dopo: quel concerto è pieno di successi, pieno di canzoni arcinote, è stato un bel modo di riprendere un album come Stadiomobile e riportarlo 26 anni dopo su un palco con quelle sonorità.

Salire sul palco oggi per riproporre quei successi le fa provare nostalgia oppure orgoglio?

Io non sono un tipo nostalgico, perché la nostalgia secondo me ti frena un pochino, ti fa girare col freno a mano tirato, invece io provo grande orgoglio perché non è stato così facile: cioè, noi avevamo in mente un progetto che era quello di coniugare il linguaggio della grande canzone d'autore, che avevamo ereditato e ci era stato insegnato da Lucio, e portarlo in chiave più pop, più rock. Progetto che siamo riusciti a realizzare: siamo stati degli iniziatori di un modo di fare musica che poi, nel tempo, è andato avanti e ha seminato quello che molte volte adesso senti nella musica dei giorni nostri. Quando sento le canzoni dei Thegiornalisti, di Calcutta e di Achille Lauro sento molte cose della nostra musica.

Come nasce "Tu sei l'amore di cui hai bisogno"?

"Tu sei l'amore di cui hai bisogno" è un po' un parlare a se stessi e un parlare agli altri mettendoci a nevrotizzarci e non dare il meglio di noi stessi, attraverso le paure, le ansie. Essendo fatti d'amore, però, dobbiamo essere veicolo di questo amore e quindi se mettiamo a disposizione degli altri tutto questo amore che abbiamo dentro, che è tanto, si crea un circolo virtuoso che è, appunto, l'amore di cui abbiamo bisogno.

"La faccia delle donne" ha compiuto 35 anni, in quell'album collaborò con Vasco, Carboni e proprio Dalla…

Con vari ruoli, perché Lucio era già Lucio Dalla, era il Dalla che aveva fatto Banana Republic, quindi era il numero uno del tempo, Vasco stava diventando la rockstar che poi è diventata, quindi era agli inizi, mentre Carboni neanche faceva ancora il cantautore, era solo un autore che collaborava con me e stava cominciando a pensare di fare una sua carriera. Stavamo lavorando a suo primo album "E intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film…", quindi c'è tutto il percorso della nostra vita, c'è tutto questo percorso che poi si è dipanato nel tempo con questo modo di lavorare, di proporre le cose, che è diventato un marchio Stadio.

Ci racconta la sua amicizia con questi tre artisti?

Vasco è il mio amico del cuore, mio fratello, la persona che chiamo se devo passare un pomeriggio piacevole: ci mettiamo ad ascoltare musica, parliamo di tutto, politica, sport, tutto quello che ci passa per la testa. Anche Luca è un amico fraterno con cui condivido l'amore per una terra, l'Isola d'Elba con la quale sono entrato in sintonia anche grazie alla sua conoscenza, mi ha fatto conoscere un posto che è diventato il mio posto del cuore. Lucio è stata la persona a cui devo tutto, se non avessi incontrato Dalla non avrei fatto quello che sto facendo.

Le piace ancora fare l'autore per gli altri, ultimamente, con Vasco, ha scritto "Io sono bella" per Emma.

Questo aspetto fa parte dei pomeriggi di chiacchiere che faccio con Vasco, siamo amici, appunto, ma anche persone che fanno insieme il mestiere dell'autore. Lui, secondo me, è il più bravo scrittore di canzoni che esiste, quindi ci vediamo, scriviamo e poi ogni tanto individuiamo un personaggio che può diventare interprete di queste canzoni e sono quasi sempre donne. Io ho solo seguito questa sua intuizione, lui aveva tanta voglia di far sentir cantare questa stupenda artista una canzone sua, queste parole, che poi le ha messo in bocca insieme a Gerardo Pulli e Piero Romitelli. Abbiamo messo insieme questa musica sulla quale c'era questa idea di testo, e su quale abbiamo lavorato, smontando e rimontando, poi lui ci ha messo le mani: le canzoni sono molto complesse, hanno bisogno di interventi vari e di incastri, chi le costruisce deve entrare in perfetta simbiosi.

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