Finley intervistati in esclusiva in occasione dell’uscita del loro nuovo album
Domani 30 marzo uscirà il nuovo album dei Finley e per l'occasione abbiamo intervistato la band in esclusiva per Music Fanpage.
Sta per uscire il vostro nuovo album. Come mai l’avete chiamato “Fuori!”?
Abbiamo deciso per "Fuori!" dopo aver valutato varie opzioni, ci è sembrata la scelta più genuina. E' un'esclamazione liberatoria, quasi ad esorcizzare un periodo di stasi durato oltre due anni. Abbiamo suonato e scritto molto dopo l'uscita di "Adrenalina" e stare fermi proprio non ci piace. Siamo una macchina di energia potente che, se tenuta a freno, rischia di esplodere, proprio per questo abbiamo optato per un titolo esplosivo. Esplosivo anche perchè va a sottolineare lo status generale che contraddistingue i modi e i costumi attuali, un nuovo decadentismo per così dire; viviamo in una società ad immagine e somiglianza della realtà mediatica dove le nuove generazioni subiscono l'influsso di esempi non proprio esemplari. Una società sempre più “trash”!
Di cosa parla “Fuori!”?
"Fuori!" è un album di evasione. Evasione dal nostro periodo di stasi in cui ci siamo presi tutto il tempo necessario per crearlo, evasione da schemi, regole e preconcetti, evasione da un realtà che ci sta stretta. Si alternano brani introspettivi e riflessivi come "Il tempo di un minuto" e "Meglio di noi non c'è niente" a brani pungenti e cinici dove facciamo un quadro della situazione senza mai prenderci troppo sul serio come "Gruppo Randa" e "Fuori!". Perchè forse è proprio questo il punto focale. La gente si prende troppo sul serio. Noi ci riteniamo portatori sani di auto-ironia, spensieratezza ed energia, tutti elementi che mancano al giorno d'oggi. Noi intendiamo la musica come divertimento, intrattenimento e come mezzo per scappare per qualche minuto dalla monotonia e dalla quotidianità, a questo proposito sono nati pezzi come "Il mondo che non c'è" e "In orbita". Non potevamo però chiudere gli occhi davanti agli avvenimenti che sempre più imperversano nella nostra vita. Le tragedie di L'Aquila, Haiti, Santiago del Cile ci hanno portato alla stesura di "Dove sei?".
Rispetterà il sound degli album precedenti o avete puntato su qualcosa di nuovo?
Abbiamo sperimentato molto sul nostro sound e abbiamo creato un nuovo equilibrio tra i nostri strumenti. In questo disco c'è un chiaro riferimento al suono classico, abbiamo infatti usato amplificatori degli anni 60 e batterie classe 1970, cercando di amalgamarlo ai suoni dei più moderni sintetizzatori. Il risultato è una pasta che ci ha convinto subito e sulla quale continueremo a lavorare per ottenere ancora più precisamente quello che vogliamo. In definitiva possiamo considerarlo un album diverso da quelli precedenti dal punto di vista del suono, diciamo un album di cambiamento, rimane però la nostra energia e la voglia di spaziare tra i vari generi musicali. Crediamo che questo album sia un buon punto di partenza per analizzare noi stessi e crescere musicalmente.
I Finley sono sempre stati considerati una band destinata ad un pubblico molto giovanile. Con il nuovo album pensate di riuscire a conquistare anche un pubblico diverso dal solito?
C'è già troppa gente che fa musica "vecchia" per un pubblico "adulto", per non ripetere l'aggettivo precedente. Ci sentiamo vicini alla nostra generazione e sappiamo comunicare in maniera diretta coi giovani d'oggi. D'altronde per la nostra età è facile essere capiti dai nostri coetanei, di certo non abbiamo la pretesa di voler parlare ad un pubblico over 40 che ne ha già sentite di tutti i colori in gioventù e adesso vuole la tranquillità dei grandi esponenti della musica nazional-popolare. Possiamo solo dire che crescendo ci porteremo dietro chi ci ascolta, e se avremo la possibilità e la forza di suonare ancora per tanti anni creeremo una generazione di 40enni strafighi!
Il pezzo di “Fuori!” che preferite?
Siamo molto legati alle ballad di questo album, siamo soddisfatti di aver preso in considerazione due lenti per il nuovo disco. In "Meglio di noi non c'è niente" e "Il tempo di un minuto" ci siamo espressi come meglio credevamo nella scrittura delle musiche e delle liriche e il risultato ci ha convinto. Ma il pezzo al quale siamo più legati è "Gruppo Randa", un brano rock-blues dove, chi vive come noi alla giornata e odia le regole, si rivede perfettamente. Questo brano ha dato il via alla nostra sperimentazione sul nuovo sound ed è riuscito a ridefinirci in maniera molto spontanea. Da questo sono nate "Un'altra come te" e "Lei", possiamo quindi definirlo lo spermatozoo di questo disco.
Andrete in tour per promuovere il nuovo album?
In verità questo disco è solo il pretesto per ritornare a suonare, soffriamo lontani dal palco, dagli amplificatori e dal casino della gente ai nostri concerti. Avendo poi creato questo disco nell'ottica live, ovvero scrivendo molto con gli strumenti in mano e provando già i pezzi per come li avremmo poi riproposti in un'ottica di show, il modo migliore per ascoltare la nuova produzione sarà durante i concerti. Faremo un tour quest'estate in tutta Italia e sappiamo che la gente ci aspetta come noi non vediamo l'ora di sentirli cantare a squarciagola le nuove canzoni. I nostri concerti poi amplificano il nostro modo di divertirci e fare musica, riserviamo sempre delle chicche per chi ci viene a vedere live, nello scorso tour proponevamo una rivisitazione dei Blues Brothers in "Everybody needs Somebody" con tanto di occhiali e cappelli, trombettisti sul palco e puro e sano rock ‘n' roll. Per i prossimi concerti ci saranno delle vere e proprie sorprese, ci vedrete come non ci avete mai visto.
Parlateci devi vostri fan. Come è il rapporto con loro? Riuscite a rimanere in contatto attraverso le piattaforme di Facebook, MySpace o Twitter?
I social network ormai fanno parte della nostra vita, e vista l'immediatezza di canali come Facebook e Twitter diventa facile riuscire a rimanere sempre collegati. Cerchiamo sempre di coinvolgere tutti in ogni cosa che ci riguardi, la scelta di fare uscire un EP, "Band at work", prima di questo disco, era anche un modo per far sentire cosa stavamo combinando. E la risposta è stata ottima. La gente che ci ascolta è cresciuta con noi. Riceviamo continuamente mail in cui ci dicono che la nostra musica li ha accompagnati per diversi anni, in momenti brutti e in momenti felici. Chi è fan si fida di chi sa comprendere le proprie problematiche e di chi sa parlare attraverso una canzone, noi la sentiamo questa fiducia e la ricambiamo in pieno. Si è quindi creato un rapporto sincero, di amore reciproco che si manifesta soprattutto durante i concerti dove c'è uno scambio di energia totale. Noi diamo la forza a loro e loro la danno a noi.
Cosa ne pensate di quelle radio che ancora oggi, a distanza di alcuni anni, continuano a snobbare la musica dei Finley e quella di altri numerosi artisti?
In realtà noi non ascoltiamo molto la radio. Ormai sono tutti network uniformati, playlist a ripetizione e programmi che dovrebbero essere vietati perchè causa della maggior parte dei colpi di sonno degli autisti. Sono poche le radio che riescono a calamitare la nostra attenzione, ma il vero problema è la scelta artistica di passare canzoni cosidette "radiofoniche" che non rechino disturbo all'ascoltatore. Ma se pensiamo ad un impiegato che va in ufficio, o ad una mamma che accompagna i figli a scuola, non vivrebbero meglio se accendendo la radio sentissero l'intro di "Thunderstruck" degli AC/DC anzichè la Pausini?
L’estate è sempre più vicina. Quest’anno si va in vacanza o si lavora?
Noi siamo in vacanza da tutta una vita. Lo eravamo già sui banchi di scuola dove non brillavamo per attenzione e assiduità, figuriamoci adesso.Ci diverte la vita che facciamo e non riusciamo ad immaginare vacanza migliore se non un tour di 3 mesi su e giù per l'Italia. Siamo amici prima di essere una band, quindi la convivenza è all'ordine del giorno, riusciamo a condividere momenti bellissimi insieme e anche quando non suoniamo difficilmente riusciamo a stare separati. La verità è che ci odiamo a morte, sul furgone si respira odio e appena possiamo scappiamo, ognuno nel suo angolo di paradiso, abbiamo comprato 4 isolette alle Barbados. E non ci offriamo neanche il caffè.
Siete alla quarta pubblicazione, avete vinto due “Best Italian Act” agli MTV Europe Music Awards, avete calcato il palco dell’Ariston e anche quello dell’Heineken Jammin’Festival, cosa vi aspettate dal futuro?
Il futuro è un parolone. Siamo abituati a vivere alla giornata, se non minuto per minuto. Di certo non facciamo dell'Amarcord ripensando e cullandoci sui bei ricordi o sui premi vinti. Non siamo una band che colleziona trofei. Suoniamo e basta. Prendiamo ogni avvenimento come uno spunto per qualcos'altro, l'uscita di questo disco per esempio ci proietta verso la creazione di uno show innovativo, con l'inserimento di nuovi strumenti. Le aspettative sono quelle di riuscire ad essere capiti, trovare un riscontro positivo in chi ascolterà il nuovo album, e far si che piaccia a più gente possibile…e vendere un milione di copie.
Antonella Pitaniello