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Fedez: “Non ho bisogno di una privacy social, su Facebook per marketing e pubblico”

Fedez è senza dubbio uno dei cantanti più discussi di questi anni, per ragioni musicali ma anche politici. Oggi, assieme a J-Ax si prende la copertina di Panorama e spiega il suo rapporto con la tecnologia e avvisa: “Se uno smartphone possiede la nostra vita, allora c’è un problema”
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Fedez continua nel suo ‘Pop-hoolista tour' vesrione estiva, raccogliendo consensi, selfie e soprattutto sold out. Non è un caso che pochi giorni fa è stato rivelato dalla Siae come tre delle sue tappe invernali siano state nella top ten degli spettacoli più visti del 2015, occupando, tra l'altro, le prime due posizioni con i sold out al Mediolanum Forum. Poco meno di 30 mila persone sono accorse nella città meneghina per non perdersi quello che ad oggi è uno dei personaggi più discussi del Paese e non solo per la musica. È stata la politica, infatti, uno degli argomenti più discussi nei mesi scorsi e che lo ha visto protagonista, in una battaglia a colpi di tweet e dichiarazioni contro esponenti della destra politica del Paese.

Oggi, però, forte del suo pubblico e di un'etichetta che ha pubblicato uno dei nuovi idoli dei ragazzi, ovvero Lorenzo Fragola, vincitore dell'ultima edizione di X Factor, si è preso la copertina di Panorama assieme al socio e amico J-Ax, con cui ha creato la Newtopia. Un numero che parla proprio della tecnologia e ha i due come testimonial d'eccezione. E Fedez non perde tempo per dare una stoccata al sistema televisivo (anzi, sociale in generale), che fino a qualche anno fa era quello che ‘imboccava' e che ora, però, sta facendo spazio a un nuovo sistema, facendo attenzione, ovviamente, a non esagerare:

A differenza della prima Repubblica delle dipendenze, dove venivi imboccato soltanto dalla televisione, nell'era della look-down generation il fruitore è fautore della propria dipendenza: sceglie le notizie, decide che cosa leggera o in quale social immergersi. Certo, se portato all'estremo, tutto può diventare patologico, ansiogeno e disumanizzante. Cambiando completamente scenario, mi pare molto più preoccupante chi delega senza remore a un tablet l'intrattenimento di bambini anche molto piccoli.

Due parole il rapper le spende anche sulla propria vita personale, che non ha bisogno, dice, di una privacy social, spiegando come, ovviamente, la sua dimensione social sia mirata soprattutto al lavoro e da staccare appena possibile

Non ho una dimensione privata social: non ne sento l'esigenza, nel senso che non ho un privato, vivo per quello che faccio. Esisto su Facebook per ragioni di marketing, per coesione con il pubblico e per difendermi da campagne denigratorie. Mi libero dallo schermo quando vedo all'estero e tendo a non guardare assolutamente nulla. Non essere fagocitati dal mezzo dipende dal singolo. Se uno smartphone possiede la nostra vita, allora c'è un problema: è il sopravvento della macchina sull'uomo.

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