Fabio Rovazzi torna impegnato con “Niente è per sempre”: “Nessuno racconta nulla, così lo faccio io”
Fabio Rovazzi torna con un nuovo singolo che però non sarà accompagnato, almeno per ora, da un video, nonostante uno in testa l'avesse. È una stranezza per lui che nasce videomaker e ha sempre usato la musica come accompagnamento a immagini che, negli anni scorsi, sono sempre state caratterizzanti del suo marchio. Questa volta, però, il videomaker-cantante (enché lui sia sempre stato riluttante a definirsi tale) torna in versione invernale con il singolo "Niente è per sempre" che sarà pubblicato domenica 1 gennaio e segnerà il suo ritorno solista, inteso senza i featuring che ne hanno caratterizzato la storia musicale.
Questa volta Rovazzi punta la sua attenzione soprattutto sul presente, giocando con una serie di immagini, nel testo, che hanno caratterizzato il racconto della contemporaneità: dalla società dei selfie, anche in momenti tragici, passando alla guerra in Ucraina relegata tra un post di food e un altro. Insomma, Rovazzi prova a togliersi da dosso quell'abito leggero che si era cucito addosso negli anni e che lo aveva reso artista trasversale, amato da un pubblico adulto ma cantato e ballato anche da un pubblico di bambini che ha amato canzoni-tormentoni come "Andiamo a comandare", "Tutto molto interessante", "Volare" o "Faccio quello che voglio".
Al Corriere della sera ha spiegato che "è un brano con un testo conscious, che si pone delle domande: non sarebbe adatto all’estate. Il testo è una cartolina del momento. Viviamo una fase storica incredibile e sono stupito dal fatto che nelle canzoni di oggi nessuno racconti di nulla. E allora lo faccio io". E così nel testo della canzone si leggono barre come: "C’è qualcuno che si ammazza, ho la soluzione in tasca, non chiamo l’ambulanza, filmo. Mi sono tagliato con la carta, il panino ha troppa salsa chissà come si sta, in Ucraina" o "Non succederà più, almeno per me che il tempo che ho lo uso per ostinarmi a dare un senso a tutto quando poi banalmente… dell’elmo di Scipio nessuno sa niente. Siamo tutti politologi ma molti di noi non sanno neanche cosa significhino le parole che compongono il nostro inno nazionale" dice Rovazzi in un impeto patriottico, citando anche Piero Angela ("Quanti libri ho letto oggi, zero. Il mio Angela custode è, Piero").
Poi qua e là riferimenti ai banchi a rotelle, per non dimenticare le promesse in pandemia, un po' di ambientalismo con gli orsi del nord e l'ossigeno di Hong Kong ("E con la cannuccia in carta, bevo succo d’arancia, sì ma da una bottiglia in plastica") preceduti alla battuta sulle bollette e un pizzico di anticapitalismo: "E ora vedo dall’alto del nuovo terrazzo, il palazzo di fronte più alto". Nonostante la tempistica che sarebbe stata perfetta, sempre al Corsera, Rovazzi dice di non aver mai pensato a Sanremo: "Ne abbiamo parlato, ma la mia carriera è iniziata con un ‘non sono un cantante' e mi sembrerebbe strano andare al festival della canzone" chiosa Rovazzi che però si fa un regalo per questo 2023, in attesa di capire se la canzone resterà un unicum oppure sarà parte di un progetto più ampio.