Eurovision Song Contest 2018, Ermal Meta e Fabrizio Moro: “Non canteremo in altre lingue”
Ermal Meta e Fabrizio Moro, vincitori dell'ultima edizione del Festival di Sanremo con la canzone "Non mi avete fatto niente" sono partiti per Lisbona, capitale del Portogallo dove si terrà l'edizione 2018 dell'Eurovision Song Contest. I due cantante, partiti rispettivamente da Milano e da Roma, si sono incontrati all'arrivo per cominciare a porre le basi per l'evento che si terrà il prossimo 12 maggio e, in particolare, per girare foto e video che costituiranno la cartolina che andrà in onda quella sera, ovvero un video di 40 secondi che fino all'anno scorso era incentrato sugli artisti, mentre quest'anno pare che farà anche da volano per una promozione del Paese che accoglie la manifestazione. Dal 4 aprile e fino al 6, dunque, i due artisti gireranno tra Lisbona, appunto, e Porto.
La canzone modificata
Sui loro social intanto, sia Meta che Moro hanno cominciato a descrivere il viaggio che li vedrà protagonisti e ieri il cantante di "Non abbiamo armi", in un'intervista a Ticinonews.ch (via Eurovision News), ha anche parlato di quello che succederà all'ESC, sia per quanto riguarda la canzone che sarà obbligatorio tagliare, visto il limite a 3 minuti che per quanto riguarda quello che si potrà guardare sul palco e la scenografia. Intanto il cantante specifica che non ci saranno variazioni sulla lingua: "Ci saranno delle frasi tradotte, però soltanto in sovraimpressione, non canteremo in altre lingue, perché altrimenti diventa tutto un po’ troppo incasinato" spiega prima di parlare della messa in scena che, dice, giudicherà solo quando sarà in scena perché vederla dal vivo è molto diversa che vedere le prove: "Sarà comunque una cosa molto semplice, non ci saranno fuochi d’artificio o ballerine".
Il messaggio di "Non mi avete fatto niente"
Meta, poi, è anche tornato sul tema del brano, uno dei punti di forza che gli hanno permesso di conquistare il palco dell'Ariston: "Noi abbiamo cercato di scrivere un messaggio partendo da qualcosa che tutti conoscono. In Italia è andata bene perché il pubblico ci ha premiato, vedremo come andrà in Europa. C’è però da dire una cosa: quando traduci una canzone perdi un po’ di forza; io ho studiato Lingue, interpretariato, e la prima cosa che ci hanno insegnato è “tradurre vuol dire tradire”. Quando traduci, qualcosa la perdi comunque. […] Mi auguro che la forza del messaggio arrivi intatta".