Ermal Meta sulla morte di Giulia Cecchettin: “Il cambiamento deve riguardare gli uomini”
La morte di Giulia Cecchettin, 105esima vittima di femminicidio del 2023, e le modalità che hanno portato alla sua scomparsa, ha riportato ancora una volta – come se fosse possibile dimenticarlo – in primo piano il problema della violenza sulle donne e quella di una società patriarcale che fatica a educare all'affettività. È ciò che sta tentando di dire in queste ore la sorella della ragazza, Elena, che nelle varie interviste televisive e in una lettera al Corriere della Sera, più che cedere alla rabbia per la perdita della sorella sta cercando di usare questa tragedia per sensibilizzare la società alle distorsioni del patriarcato, al significato della cultura dello stupro, chiedendo agli uomini di fare attenzione ad atteggiamenti come controllo, possessività e catcalling.
Uno degli artisti che è voluto intervenire per discutere di patriarcato è stato Ermal Meta, sempre impegnato quando si parla di sensibilizzare rispetto a questi temi, spesso sui social, ma questa volta anche in un'intervista sul Corriere della Sera. Il cantautore ha spiegato che "esiste una cultura della violenza, una cultura del possesso che affonda le sue radici nella famiglia: molti genitori trattano anche i propri figli come se fossero di loro proprietà" sottolineando che "il problema è della società che non educa. Ma allora mi chiedo cosa fa la società per le donne vittime? Donne che spesso rinunciano anche a curarsi psicologicamente perché non hanno i soldi per farlo".
Una delle soluzioni da mettere in campo è un lavoro continuo su noi stessi, nella quotidianità, spiega Meta: "Il nostro è un sistema patriarcale e da sempre. Il cambiamento deve riguardare gli uomini e in tutto: dalla battutina che fanno alla collega al lavoro a quella stupidità, ritenuta goliardica ma non lo è". Nei giorni scorsi, tra gli artisti e le artiste che hanno voluto prendere parola per ricordare Giulia Cecchettin c'è anche Elodie, che durante il concerto di Napoli ha chiesto al pubblico un minuto di silenzio.