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Enzo Jannacci moriva un anno fa, portandosi via l’Italia che rappresentava

Il 29 marzo 2013 moriva uno dei più influenti cantautori italiani, capostipite di una scuola musicale e culturale che stenta a rigenerarsi. Ecco quanto manca un personaggio sempre presente, per quanto di lui si parlasse poco.
A cura di Andrea Parrella
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Le onorificenze, gli omaggi, gli elogi postumi, che non escludevano quelli prodromi. Tutto questo ci è piombato addosso dopo la morte di Enzo Jannacci, avvenuta esattamente un anno fa. Protagonista assoluto della canzone d'autore italiana sottovoce. Una fine giunta in quel periodo dello scorso anno in cui furono molti gli storici artisti e interpreti della musica italiana ad andarsene, uno su tutti Califano.  In quel marzo si avvertì a pieno la consapevolezza che tutti i grandi se ne stessero andando, susseguita dalla prevedibile, ciclica, presuntuosa e pessimistica idea di vivere in un tempo imperfettibile, dopo il quale non può che esserci decadenza. La storia è sempre la stessa: chi se ne va fa molto più rumore di chi arriva, magari in punta di piedi.

Per quel che riguarda Jannacci ha un grosso peso l'elemento nostalgico, quello dell'Italia che ha perso ogni speranza di essere quella che era: il cantautore milanese rievoca atmosfere che ci appaiono lontane anni luce e che per motivi di corsi e ricorsi storici non è dato ritornino. Inoltre, indipendentemente dagli eredi è tangibile la percezione che lui fosse tra i capostipiti di una scuola, quella milanese, composta da una ristretta cerchia di pochi eletti che va progressivamente riducendosi in numero, senza mostrare margini di rinnovamento. Non manca il materiale umano ma, affidandoci ad un'impressione, manca semmai il luogo fisico e culturale favorevole perché una vena espressiva similare possa essere stimolata.

Ad un anno dalla sua morte l'immagine di Enzo Jannacci ci appare candida e quasi immacolata, benevola. Quella morte probabilmente offusca anche la capacità di vedere le necessarie e presenti sfumature di una vita, della sua produzione artistica, ma è altrettanto vero che in casi come questo la grandezza di un personaggio schiaccia e supera le sue eventuali contraddizioni. Non era molto presente negli ambiti mondano e nella quotidianità televisiva, non se ne parlava spesso, eppure pareva permanere indisturbato sotto il tessuto culturale di un popolo. Pare questo il motivo sostanziale per il quale i suoi concittadini, e anche molti al di fuori del circondario, non potranno dimenticarsene.

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