Enzo Dong, “Dio perdona io no” con Fedez e Fibra: “Parto da Scampia per arrivare chissà dove”
Enzo Dong, dalle Vele all'Italia intera. Il rapper napoletano ha pubblicato il suo primo album "Dio perdona… io no", riferimento a Bud Spencer e Terence Hill, ma soprattutto a Rock Ross. L'esordio del rapper di Secondigliano, diventato famoso con il singolo "Higuain" segna un momento di crescita per un cantante che si era trovato una bomba tra le mani. "Higuain" era arrivata quando il cantante non era ancora pronto: "non avevo né uno studio né un produttore, non ero pronto a tutto questo." dice a Fanpage.it a cui ha parlato dell'album, delle sue origini, della gavetta facendo le doppie per la scena rap napoletana, dai Co'Sang ai Fuossera. Oggi Enzo Dong dà del tu al meglio della scena e nell'album può vantare featuring importanti come quelli con Fabri Fibra, Gemitaiz, ma ache Fedez, Dark Polo Gang e Tedua, che ha collaborato nel singolo d'esordio "Limousine".
Ci hai messo un po' per pubblicare il tuo primo album, che percorso è stato?
Io ho avuto delle difficoltà nel lavorare, costruire, elaborare il mio primo disco perché inizialmente, quando sono uscito con "Higuain" non mi aspettavo il successo che sarebbe arrivato, la traccia era stata fatta in una cameretta a casa di un amico, l'abbiamo postata su Youtube, non volevamo manco pubblicarla alla fine, cioè doveva andare su Facebook, non avevamo aspettative poi però il riscontro è stato tanti, ma non ero pronto organizzativamente, non avevo né uno studio né un produttore, non ero pronto a tutto questo.
Però comunque il caso scoppiò e con sé portò un bel po' di visibilità…
Ci sono state più di 200 date in tutta Italia, abbiamo iniziato a girare, ho suonato a Londra, in Svizzera e sono riuscito a lavorare al mio primo progetto, mi sono spostato a Milano e ho iniziato a lavorare con Andry The Hitmaker e con tutti gli altri producer che sono nell'album, a quattro mani, e alla fine ci siamo riusciti, dopo tanti sacrifici, ho lavorato al disco per un anno.
Sacrifici e gavetta, come è nato Enzo Dong?
La mia gavetta parte da quando avevo 15-16 anni, conosco i Fuossera e i Co'Sang, la Poesia Cruda storica, perché Pepp J One dei Fuossera abitava di fronte casa. Andavo ai loro concerti, ho iniziato a fargli le doppie, ho scritto qualche pezzo insieme a loro in passato, quindi ho imparato già un po' da quello, tante esperienze che mi sono servite e ho capito che bisogna essere meticolosi, non arrendersi, bisogna lavorare tanto.
Nel primo brano, "Dalle Vele", è come se volessi mettere subito in chiaro che le tue radici sono a Scampia…
Le Vele infatti sono un punto di partenza, parto da lì per arrivare non so dove. Nella traccia ci sono due skit speciali, all'inizio e alla fine del brano: la prima apre con una finta rapina, in cui si dice che non è una rapina ma che è il mio primo disco, in cui parlo con le persone a cuore aperto ed è un punto di arrivo dopo la traccia, dalle Vele per arrivare chissà dove.
In che modo gestisci, nel tuo quotidiano, il successo e la popolarità che hai raggiunto?
La gente mi ama e io amo loro, senza il mio quartiere non sarei Enzo Dong, io voglio arrivare a rappresentare la voce della gente che soffre, voglio che la gente si riveda nelle mie parole.
Quanto è importante uscire da Napoli e guardare a Milano?
Penso che Milano sia un po' il centro dell'Italia, dove passano molti artisti internazionali, si ha modo di incontrare tanti personaggi e avere occasioni per arrivare a collaborare con artisti che penso siano fondamentale per ingrandire il pubblico. Per me Napoli è Napoli, ma stare a Milano, lavorativamente, in questo momento, significa raccogliere energie in giro da tutti gli altri artisti che sono miei amici, come Lazza, Capo Plaza, Dark Polo Gang, Sfera.
Il titolo è anche quello del primo film con Bud Spencer e Terence Hill. Come è nata questa scelta?
Sì, sì, ma in realtà quella è una frase già esistente, c'è anche un altro album americano che si chiama così, "God Forgives… I Don't" di Rick Ross, però la frase era talmente emblematica, mi rappresentava talmente tanto in questo momento, che non potevo fare altro che scegliere quel titolo. Il motivo è che non perdono tutte le cose per cui ho sofferto, non perdono lo Stato che abbandona il nostro quartiere e ci dice: "Dovete abituarvi a questo", perciò ho scelto questo titolo.
In un verso dici: "Potrei essere in galera e invece sono qua"
Se non fosse stato per la musica non so cosa avrei fatto nella vita, non avevo altre chance di futuro, magari sarei finito a spacciare, non avevo altre porte, la musica mi ha proprio salvato.
Tante collaborazioni, tra cui Fibra e Fedez. Non male per un esordio, come ci sei arrivato?
Alcune featuring sono come amici storici, come la Dark Polo Gang, Tedua, Drefgold, quindi era già in programma di fare delle collaborazioni e non vedevamo l'ora, mentre altri artisti non li conoscevo da molto, come Fibra, che per me è il padre del rap italiano: sono stato a casa sua, abbiamo ascoltato l'album insieme, lui era veramente stupito, non me l'aspettavo, avevo quasi paura di farglielo ascoltare, ovviamente, è Fabri Fibra, no? Lui però mi ha detto: ‘Stai tranquillo, spaccherai'. Per me è stato quasi un battesimo, come a dire che posso proseguire. Fedez è stata una persona gentilissima, ci seguivamo, gli piaceva la mia musica, mi scriveva, metteva like e mi sono detto: ‘Perché no?'. Era anche il cantante preferito di mia nonna, quindi mi sono detto "Ci collaboro!"
In Limousine ricordi la tragedia del Ponte Morandi. Un omaggio che nasce dalla collaborazione con Tedua?
Penso che la cosa più importante del rap è che debba essere cronaca reale delle cose che succedono, mi definisco uno ‘spacciatore di verità' perché dico le cose come stano. Se uso un linguaggio crudo è perché devo raccontare la verità per com'è, non posso raccontare delle cose finte, rose e fiori, se la realtà non è quella. Ricordare l'accaduto a Genova, in una traccia con Tedua, il rapper emblematica su Genova è stato fondamentale, la traccia parla di amicizia, di un successo che ti porta a essere solo, in competizione con i tuoi collaboratori e i tuoi amici, perché la musica ti costringe a farlo e parla un po' di questa sofferenza, io non voglio entrare in competizione, ma sono costretto a farlo, quindi piango nella Limousine, piango nel successo