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Ensi presenta il suo “Oggi”: “Nessun nuovo rapper saprebbe fare quello che faccio io”

Lo scorso 23 ottobre, Ensi ha pubblicato il suo nuovo progetto musicale, il primo da quando è ritornato indipendente: l’ep “Oggi”. All’interno sono presenti le collaborazioni con Giaime e Dani Faiv, ma la novità arriva nel lato produzioni: Gemitaiz ha lavorato sul beat di “Specialist”. Ensi fotografa il momento attuale dell’hip hop, ricordando a tutti quanto sia uno dei migliori nella produzioni di punchline.
A cura di Vincenzo Nasto
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Dopo il successo di Clash, Ensi ritorna con un nuovo progetto musicale, un mixtape intitolato "Oggi", pubblicato lo scorso 23 ottobre. Il rapper dà una svolta sul lato delle produzioni, invitando nel progetto tutti giovani beatmaker: da Kanesh a Low Kidd, da Strage a Chris Nolan, fino al consolidato Andry The Hitmaker, che accompagna Giaime nel pezzo "Mari". La novità alle produzioni è la presenza del rapper Gemitaiz, che per la seconda volta si cimenta dall'altra parte della costruzione musicale di un brano come "Specialist", dopo aver prodotto il beat di "Buonanotte" nel disco di Dani Faiv. Ensi continua ad essere uno dei rapper più tecnici della scena rap italiana, un concentrato di liriche e flow tra i più classic del panorama. "Clamo" risulta una delle sue opere migliori, con lo stesso rapper torinese, che la descrive come "il corso di aggiornamento del rap italiano". Dopo tre album sotto etichetta, Ensi ritorna indipendente, una scelta presa durante il periodo di quarantena. Tra le dinamiche lavoro-famiglia e l'evoluzione del rap italiano tra il 2012 e il 2020, gli abbiamo chiesto cosa si prova ad aver assistito alla più grande esplosione di un genere musicale in Italia.

Che tipo di progetto è "Oggi", com’è nato?

Il percorso nasce dopo il tour di "Clash", dopo aver visto come i miei ultimi due album hanno ridefinito il mio percorso, anche se ho ancora la storia dalla mia. Dentro di me sento che ho ancora tanto potenziale da esprimere e l'Ep deve essere posto come primo tassello di questa evoluzione. Nei prossimi mesi si svilupperà notevolmente e la mia idea sarà ancora più chiara. Il mio messaggio è "Riportiamo l'attenzione sull'arte dell'hip hop", almeno secondo me. "Oggi" è il primo capitolo di questo progetto più grande, e ho scelto questo titolo perché ho cercato di coinvolgere dei produttori attuali, alcuni dei migliori beatmaker oggi sul mercato. Tra questi fa eccezione Gemitaiz, che ha incominciato a produrre da poco, solo per il mio disco e quello di Dani Faiv. Sono contento perché, anche se sono sei pezzi, sono riuscito a dare sei spaccati ben definiti, sono musicalmente collegati.

La scelta di un mixtape sembra chiara: un esperimento che segue l’ottimo successo di "Clash", ma sicuramente un prodotto riferito a questi mesi di lockdown. Cosa significa averlo fatto di nuovo da indipendente e come ti sei sentito a collaborare con produttori nuovi?

In "Clash" volevo un suono esplicitamente classic ma questo ha fatto travisare le persone, che hanno pensato che io sapessi fare solo questo. Non era un album boom bap, solo un disco con suoni classici. In un pubblico più di passaggio si son fatti l'idea che Ensi fa quel tipo di roba lì, sbagliando perché in "V" avevo osato con le sonorità, dalla 808 di brani come "Noi". Addirittura c'era già la 333mob con il beat di LowKidd. Dal punto di vista musicale, non c'è nulla di inedito, solo nuovi chiavi di lettura e nuovi approcci vocali. Sono riuscito a trovare un equilibrio tra l'essere il migliore freestyler in Italia, con cui mi sono ritagliato uno spazio nel gioco, e creare qualche linea melodica nuova. Dal punto di vista tecnico questa è una delle mie versioni migliori e reputo i brani molto attuali.

Qualcosa che in Italia viene sempre più spesso criticato, come fosse una condanna saper adattare due mondi, uno l'evoluzione dell'altro.

Quando si pensa di accostare due mondi lontani, c'è una visione purtroppo molto italiota. All'estero i grandi artisti collaborano con i più piccoli, anche io l'ho fatto l'anno scorso in "Mira" con Madame. Voglio utilizzare un sound figo, ma non voglio fare il ventenne a 35 anni. Non credo ci sia un pezzo trap in Italia in questo momento come il mio, che abbia la mia stessa tecnica, la stessa cadenza. Può darsi che io possa fare il mio rap su queste basi nuove, ma sono sicuro che nessuno dei nuovi rapper saprebbe fare ciò che faccio io, con le mie stesse liriche e flow.

Il Brano “Clamo” con Dani Faiv sembra supportare pienamente una delle tue abilità migliori, le punchline. 

Mi batto da sempre su questo, l'arte di fare bene le rime, essere profondo e toccante quando serve. Bisogna essere anche funambolici, credo di aver sempre mantenuto un equilibrio in questo senso con liriche molto alte, abbinati a flow sempre freschi. Credo che "Clamo" sia il corso di aggiornamento del rap italiano, non ho visto nessuno fare una cosa del genere, proprio nel senso di rap fatto bene. Non tanti rapper in Italia si possono permette un range di azione come il mio, senza togliere a chi ha altre qualità, altre melodie.

In riferimento al brano "090320", cosa ha significato la quarantena per te? Come ha inciso nella tua visione musicale?

Il lockdown mi ha permesso di fermarmi a pensare, purtroppo ha sofferto psicologicamente chi non sa stare da solo. Nella scelta di voler ritornare indipendente è valsa molto la mia riflessione durante il lockdown. Per fortuna ho avuto la possibilità di riflettere, lì fuori per molti la situazione non è andata così e questo mi dispiace. Non dimentichiamoci che il periodo sarà ricordato come qualcosa senza precedenti.

Sempre in "090320", la prima barra si riferisce a “Ready to die” di Biggie. Il rapporto tra te e la sua musica, cosa ha significato per te, ma soprattutto come ha influenzato la tua musica?

Non è la prima citazione che faccio su Biggie, basta pensare al mio album del 2012 "Era tutto un sogno", che praticamente traduceva quello di Biggie "It was all a dream". Non ho mai nascosto la mia passione viscerale per quell'artista. Biggie è ridondante nella mia carriera, ma anche nella mia vita. Mio figlio è nato il 21 maggio come Biggie, è un parallelismo casuale. Ma poi Biggie era una superstar, io ancora devo fare quel giro. Ma non voglio attaccare nessuno o dire qualcosa sugli altri, non ho bisogno di screditare il lavoro degli altri per premiare il mio.

“V” potrebbe essere considerato uno dei tuoi album migliori, per ampiezza lirica e sonorità, e non solo per il disco d’oro del brano "4:20", un disco molto personale. Cosa vuol dire essere genitori in questo momento in Italia, ma soprattutto come influisce nella tua musica l’avere un figlio? Qualcosa di insolito, almeno nel mondo del rap.

Ma quando hai un figlio ti cambia la priorità e io non l'ho fatto troppo giovane, a 29 anni. Vivo fuori di casa da quando ne avevo 19, quindi ero pronto a quel tipo di emozione. Sicuramente non è semplice quando lavori con la tua passione, soprattutto se è totalizzante, come la musica. Nel 2010 lavoravo in una ditta, e non mi portavo il lavoro a casa. Invece quando lavori con la tua passione, la musica, te la porti dappertutto, nel letto, a tavola, sotto la doccia, nel letto prima di dormire. Se mai mi dovessi trovare a decidere tra la musica e la mia famiglia, rinuncerei alla musica. Ci sono volte che non vedo mio figlio, per esempio quando devo suonare, ed è difficile rinunciare a tutto questo.

Cosa hanno significato e cosa significano tutt’oggi programmi come Mtv Spit, per l'evoluzione del genere musicale in Italia?  

Ho vissuto le prime cose che fecero cambiare il game in Italia, già sotto al palco. L'esplosione del genere l'ho vissuta da protagonista e Mtv Spit è stato il programma più riuscito. Portava il freestyle in televisione e ti posso assicurare che le battaglie erano vere. Nella percezione della massa, può anche aver arricchito l'impressione positiva su questo genere musicale. La prima stagione è stata la più importante per i numeri che ha generato in prima visione.

E il progetto Trx radio?

Passiamo dal 2012 di Mtv Spit al 2019 di Trx Radio. Cosa è passato in mezzo? La più grande esplosione del genere che la musica italiana abbia conosciuto, nessuno se lo aspettava. Cosa è nato di contenitore? Zero. Non c'è un media nazionale che abbia fatto una cosa del genere. Lo dovevano fare loro, e invece noi abbiamo fatto una web radio, in un paese in cui le persone non sono ancora pronte. La community è fedele perché sa cosa trova, in Francia ci sono tre radio che portano solo rap. Mtv non ha pensato a nulla? Il mainstream non ha la forza ancora di canalizzare le cose. Adesso i rapper vanno in tv, dalla Bignardi. Ma tipo quando andarono i Club Dogo nel 2013, furono distrutti. Non è colpa della Bignardi, ma adesso le cose sono cambiate. Oggi si parla delle liriche, dell'arte, non si parla più di roba di ragazzini. Se non ci fossimo stati noi, i video in Italia non avrebbero mai saputo come farli. Adesso siamo noi a scrivere le canzoni pop per i cantanti e le cantanti in Italia. Poco tempo fa, sono stato ospite da Fazio, mi fa piacere che mi abbia invitato perché ho saputo fare freestyle su temi di politica. Mi hanno fermato 50enni per strada, che avevano visto il programma con il figlio, che magari era un fan, e mi hanno fatto i complimenti. Anche questo è il pubblico che adesso sta apprezzando l'hip hop.

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