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Emanuele Filiberto: a Sanremo con il cuore italiano

Il principe descrive lo spirito con cui parteciperà al Festival, con il brano “Italia amore mio”, cantato con Pupo e Luca Canonici.
A cura di Paola Ciaramella
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“Per me è un sogno, ancora non realizzo bene cosa accadrà. Ma so che ci andrò con umiltà e con una canzone che ho scritto con il cuore, con onestà e che mi rispecchia”. Così Emanuele Filiberto di Savoia, durante un’intervista all’Agenzia di stampa Adnkronos, ha parlato della sua imminente partecipazione al 60esimo Festival di Sanremo.

Il principe sarà in gara nella categoria “Artisti” con il brano Italia amore mio, scritto da lui e cantato insieme a Pupo – che ha composto la musica – e al tenore Luca Canonici. Una canzone che “non ha nulla a che fare con l’elogio della monarchia come qualcuno ha scritto, ma è semplicemente una lettera d’amore di un cittadino italiano vissuto all’estero che adesso può tornare nel suo Paese”.

Per il debutto nelle vesti di cantante Emanuele Filiberto sta prendendo lezioni di canto e di interpretazione, ma si sta preparando soprattutto mentalmente. Si sente un italiano a tutti gli effetti che ama fare televisione – attualmente, infatti, sta conducendo proprio con Pupo lo show di Raiuno I Raccomandati. Ed è stato il piccolo schermo ad avvicinarlo al nostro Paese, alla fine degli anni Novanta, grazie a

emanuele filiberto

i collegamenti dall’estero con Quelli che il calcio.

In questa avventura la più grande sostenitrice del principe è la sua famiglia, la moglie Clotilde Courau e le due figlie. E alla domanda riguardo a una possibile reazione dei nonni, Umberto II e Maria José, riguardo alla sua esibizione sanremese, l’erede di casa Savoia ha risposto: “Io non so cosa i miei nonni avrebbero pensato vedendomi sul palco di Sanremo e sinceramente non ci penso. Oggi siamo nel 2010 e anche se ho un grande rispetto per la mia famiglia e per la mia storia, bisogna guardare avanti. Ho fatto una scelta che è quella di entrare nel mondo dello spettacolo, di fare televisione. Credo però che i miei nonni sarebbero fieri”.

Paola Ciaramella

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