Elezioni Amministrative 2011: la storia di Claudio Trotta, dalla musica alla politica

Le Elezioni Amministrative 2011 stanno vivendo il suo momento terminale, quello degli exit poll degli intention poll. Nel frattempo, andiamo ad analizzare la singolare storia di Claudio Trotta, promoter molto attivo nel mondo della musica, fondatore della Barley Arts e "tristemente famoso" per aver rischiato il carcere a causa dei "numerosi bis" proposti da Bruce Springsteen nel concerto a Milano del 2008.
Per sua fortuna, la causa non è andata a buon fine ed è stato assolto, entrando ora anche nel mondo della politica, presenziando nella Lista dell'Arancia di Giuliano Pisapia. Intervistato dal portale melodicamente.com, Trotta ha parlato del suo ingresso in politica, evidenziando le ragioni che lo hanno spinto ad intraprendere tale strada: «Vorrei che nella mia città e in Italia ci fossero gli strumenti per le basi della cultura musicale dei giovani, un rapporto migliore con l’arte e con la musica. Io mi sono occupato di eventi di ogni genere: concerti, musical, spettacoli, rassegne e festival, metto la mia esperienza a disposizione per cambiare qualcosa nelle politiche e nelle istituzioni, che ormai sono stantìe, senza nessun proclama, non deve essere una cosa urlata, offro solo la mia disponibilità».
Trotta poi torna sull'increscioso episodio di tre anni, evidenziando le problematiche concernenti la realizzazione dei concerti a Milano e, su linee generali, in Italia: «Purtroppo l’atteggiamento da parte di alcuni settori della città, abbastanza trasversali, poiché sono sia di destra, che di sinistra piuttosto che comitati cittadini, considerano l’arte in generale e la musica popolare contemporanea qualcosa con cui convivere senza esaltarne l’importanza strategica e sostanziale. La musica fa vivere meglio e inoltre crea lavoro. Le regolamentazioni limitano la libera circolazione delle idee e non permettono che la gente si diverta. Soprattutto il centro di Milano ormai è piuttosto triste, poco vissuto, si tende a spostare tutto in periferia. Per carità, questo accade in tutte le città europee, ma esistono delle strutture adeguate. In Italia, invece, la crescita di queste strutture viene limitata.»