Egreen a 10 anni da Il cuore e la fame: “Mi sono liberato dalle catene che mi ero stretto da solo”
Egreen, aka Nicolas Fantini, appare alla fine di un lungo viaggio, in cui una meritata pausa potrebbe sembrare più invitante di una vittoria eclatante. Da pochi giorni è stato pubblicato il remaster di un disco "classic" come Il cuore e la fame, a cui sono stati aggiunti tre inediti: Intro 2023 (5tate of Mind freestyle), Fine sul beat di Serpi di Jake La Furia e Problemi con il giovane Peter Wit. Il disco, pubblicato il 10 maggio 2013, fu uno degli "esordi" discografici più acclamati nell'allora underground del rap italiano e rivive in una seconda forma, dopo anni in cui Egreen è sembrato combattere più sé stesso che la scena musicale che si trasformava davanti a suoi occhi. A 10 anni di distanza, "sento di essermi stretto delle catene in questi anni che finalmente riesco a sciogliere" ma è forse il percorso che ha portato a quest'uscita, una delle cose più interessanti del suo racconto, che ha vissuto un momento molto intimo in Nicolas, disco del 2022, e Bellissimo, un disco tributo a Kaos, pubblicato lo scorso 3 marzo. Qui l'intervista a Egreen.
Cerchiamo di dare un po' di contesto. Il cuore e la fame viene pubblicato nel 2013, il 10 maggio, in un momento in cui il rap italiano arriva in televisione grazie a Moreno ad Amici e ci sono progetti come Sig. Brainwash di Fedez, ma anche Guerra e Pace di Fibra e Mercurio di Emis Killa. Come arrivi alla pubblicazione di quel disco?
Ormai avevo 10 di formazione musicale ed avevo un posto nella scena. Pensavo di avere la verità nella mia mano, ma poi mi sono reso conto che ero molto ingenuo. È un disco che è nato e vissuto in una bolla, anche un po' romantica, di quegli anni, in cui pensavi fosse possibile fare una rivoluzione.
E poi?
Poi ti rendi conto che, come in tutti i settori, esistono soldi e sovrastrutture, com'è giusto che sia. La rivoluzione rimane ancorata a un momento della crescita di ogni individuo, prima di riconoscere la realtà, non per forza scontrandoti. Accettandola anche in maniera misurata.
Il cuore e la fame ha rappresentato, per il pubblico rap italiano dell'epoca, un progetto che si distanziava da quella nuova direzione che si stava aprendo per la scena italiana. Un disco che poteva fare la rivoluzione.
C'è una gran parte del pubblico che l'ha abbracciato con questa accezione e lo ha reso un disco proprio, aggrappandosi con dignità a concetti come rivalsa e a quel concetto adesso così inflazionato come la resilienza. Credo sia stato descritto così in quel momento anche perché abbracciava certi valori hip hop con cui io stesso sono cresciuto.
Che rapporto si stava creando tra queste due dimensioni?
Non credo ci fosse antagonismo, almeno non come appare adesso, ma si stava delineando ciò che sarebbe accaduto poi negli anni successivi.
Musicalmente cosa ti ha influenzato e portato a produrre un album come Il cuore e la fame?
Ah, credo sia l'amore proprio dei primi anni, quelli di guerra. Sono cresciuto in provincia di Varese e se c'è un maestro di cerimonie (aka, Mc), quello è Esa. In termini di esercizi di stile, tecnica è stato un precursore. Poi una delle influenze più grosse è sicuramente stato Neffa con I Messaggeri della Dopa, senza dimenticare, per me, anche Kaos. La mia trinità è stata Esa, Neffa e Kaos: da ognuno di loro ho preso qualcosa, formandomi artisticamente.
Senti che ci sia qualcosa che hai scritto in quel disco in cui ti rispecchi ancora, a 10 anni di distanza?
Credo che più ciò che contiene il disco, sia l'attitudine l'aspetto in cui mi rispecchio ancora di quel disco. È la scintilla con cui tutt'ora, quando prendo la penna per scrivere un testo, mi trasporta. Alla fine, tiri un bel sospiro di sollievo e ti ricordi che quella scintilla ce l'hai ancora. Avviene ancora tutto grazie a questa fiamma, con questa incoscienza.
Senti di amare più la cultura e la musica che rappresenti, piuttosto che fare rap?
C'è ancora una gran parte degli artisti rap italiani, come me, che morirà come fan di questa musica. Per esempio Nex Cassell, Er Costa, Ensi, anche qualcuno della nuova generazione. Da tanto tempo mi ripeto che io sono e sarò sempre fan di questa musica. Mi fa strano pensare e credo che non possa esistere un prototipo di rapper che non ascolti ciò che arriva dall'America, che non sappia almeno cosa suoni a New York o ad Atlanta.
Una conoscenza del mondo di cui si fa parte.
Sento a 39 anni di riuscire ad avere una discreta profondità sul tema, ma sono sicuro che ci siano persone che hanno una padronanza culturale maggiore. Immagina al contrario, il livello di approssimazione in un campo del genere. Si genera una tale ignoranza anche sull'interpretazione, mancando delle chiavi di lettura per comprendere qualcosa che non nasce a casa tua. Specialmente se hai tante persone che ti ascoltano.
È un gran periodo per i sample.
Se tu vai a fare dei tributi a qualcosa di 10 anni, non è ancora un auto d'epoca quella. L'auto d'epoca è invece quando c'è una ricerca approfondita e forse solo lì, il citazionismo acquisisce un valore storico.
E tu invece, con questo decennale de Il cuore e la fame, dove ti senti?
Mi sento nella posizione adesso di poter fare quello che mi pare. Non nell'accezione di me come capo, ma nell'ottica di aver chiuso un cerchio lunghissimo. Sento di essermi stretto delle catene in questi anni che finalmente riesco a sciogliere, adesso mi sento come potessi affrontare tutto con molta più leggerezza.
Tra gli inediti del disco, c'è sicuramente una chicca come Fine che riprende il beat di Serpi di Jake La Furia. Come pensi sarà portare un disco del genere in live e come pensi reagirà il pubblico?
Ho già avuto un'occasione a Milano ed è stato emozionante. Tutti cantavano le canzoni e la voce era anche più alta del mio audio: è stato quasi uno shock per me. Le vere prove saranno le altre città, anche perché a Milano ormai mi sento a casa e percepisco il valoro del pubblico.
Ho fatto questa domanda anche a Ensi e Nerone per l'uscita di Brava Gente: quest'anno si festeggiano i 50 anni dell'hip hop negli Stati Uniti. Cosa dovrà accadere, a livello storico, per vedere una celebrazione del genere in Italia?
È difficile perché questo genere in Italia ha subito degli scossoni. Per esempio in Spagna, Germania, Francia, gruppi storici come da noii Sangue Misto e La famiglia fanno dei tour riempendo stadi. Qui, oltre alla questione culturale, per cui in Italia la memoria storica e la coscienza critica sono abbastanza discutibili, mancano le figure che dovrebbero riunire i gran maestri di quest'arte, da tutte le città d'Italia. Oltre al fatto che mancano i fondi, che poi è il fulcro centrale del discorso.
Che eredità ha lasciato/vuole lasciare Il cuore e la fame?
Ho accettato di fare un'opera di autoconvincimento nei miei confronti quando ho ripreso in mano questo disco. Autoconvincimento nel valore di questo disco come un documento storico. Lo dico con tutto l'amore che ho per me, per un valore che la gente dovrebbe dare. Però anche dal punto di vista del feedback, ho fatto un sold-out con 600 persone e ho venduto 650 vinili in 22 ore. Se c'è un valore che vorrei applicare a questo disco è la versione alternativa, nel poter fare hip hop, business, ma in generale le cose della vita. Ma soprattutto presupporre prima di tutto, il rispetto verso la disciplina artistica che ha degli schemi e delle regole da seguire.
E per chi non le segue?
Non sono un codice etico. Ai posteri vorrei che riconoscessero che c'è chi ha seguito le regole e chi no, premettendo che non faccio una colpa a chi non le segue o a chi vuole scrivere le proprie. Per me c'è una linea che si traccia che divide chi fa le cose in una determinata maniera e chi le fa in un'altra. Adesso non ci sono regole e una delle cose più belle dell'hip hop è che si autoalimenta di quello che sta accadendo, di quello che cambia in ogni paese, anche politicamente. C'è sempre una parte di quest'arte che è e sarà fatta così.
Il tour di Egreen
Egreen porterà in tour il remaster de Il cuore e la fame. Dopo la data zero al Circolo Magnolia di Milano, ecco dove suonerà:
- 11 novembre al Kindergarten di Bologna
- 30 novembre al Cap10100 di Torino
- 6 dicembre al Largo Venue di Roma
- 7 dicembre al Sound Music Club di Frattamaggiore