Edoardo Bennato: “Chi fa musica deve essere svincolato dalle fazioni politiche”
Dove nasce lo squilibrio di ricchezza e povertà che caratterizza sempre di più il nostro Paese? Una domanda a cui cerca di dare risposta Edoardo Bennato, che di problemi ambientali e sociali ne canta da sempre. Uno dei nostri artisti più importanti, infatti, napoletano di Bagnoli, ha posato per un attimo chitarra e armonica a bocca per prendere in mano la penna e scrivere "Girogirotondo. Codex latitudinis" (Baldini + Castoldi). Ripercorrendo la sua carriera artistica, tra concerti e scazzottate, partendo dal cortile della sua casa a Bagnoli, Bennato arriva ad arrivare a ciò che gli sta più a cuore, ovvero il racconto della differenza di ricchezza tra i Paesi del Sud e quelli del Nord, con una teoria che occupa la parte finale del libro.
Il tuo libro comincia da Bagnoli, la tua Bagnoli, come mai hai deciso di partire proprio da lì?
Bagnoli è la periferia industriale di Napoli e già di per sé è una contraddizione, perché collocare un'industria siderurgica in un'area che ha sempre avuto una vocazione turistica ha già di per sé uno sbaglio che paga la comunità di Napoli, Bagnoli e del Sud in generale. Il fatto di essere vissuto in un cortile cosmopolita mi è stato utile, c'erano figli di geometri, periti industriali, ingegneri, operai di molte regioni italiane, era diverso da ogni altro cortile di Napoli, perché ci liberava a priori da ogni infezione campanilistica.
Sei sempre stato un rocker dall'attitudine punk, ti ci ritrovi?
Mi viene in mente una strofa di "Ma che bella città": "Sul giornale c'è scritto ‘puoi fidarti di me', il peggiore di tutti si è scoperto chi è, ha le ore contate, ah, ma che bella città". Io utilizzavo e utilizzo ancora questo tamburello a pedali che mi sono costruito a Londra e facevo questi pezzi punk. Il punk è un modulo musicale, un movimento che parte da questo presupposto: "Io ho un atteggiamento schizofrenico verso una società che si autodefinisce lucida, posata, acculturata, sensibile e che invece è schizofrenica, quindi è un modo schizofrenico di rispondere a una società schizofrenica".
Cosa ti ha dato la musica in tutti questi anni?
Il fatto di essere arrivato a 13 anni in America e di aver continuato a viaggiare, nel 71 al festival di Vina del Mar in Cile conobbi Allende, nel 1984 a Cuba conobbi Fidel Castro, con Gianni Minà. Suonavo, la musica mi ha dato questo vantaggio, quello di svincolarmi da tanti pregiudizi stereotipi e luoghi comuni e frasi fatte che invece in questo momento infettano le nostre facoltà di Lettere e Filosofia, Scienze politiche, Sociologia.
Senti, sei sempre stato un artista vicino ai giovani. Cosa ne pensi di questo pubblico giovane rispetto alla tua musica?
Il pubblico giovane e il pubblico in generale, è facile preda dei persuasori occulti, dei politicanti, anche dell'industria discografica, delle radio, della televisione, anche se in teoria dovrebbero essere alternativi, perché è dalle università che parte la scintilla rivoluzionaria, rivoluzionaria in senso buono, quello di mettere il potere con le spalle al muro.
Non ti sei mai tirato indietro, e succede anche in questo libro, quando si è trattato di prendere posizione…
Chi fa arte e chi fa musica deve essere necessariamente svincolato dalle fazioni politiche, in questo momento noi non siamo cittadini napoletani, italiani o europei ma siamo cittadini del mondo e dovremmo sentirci un unico gruppo.
Cosa significa, quindi, oggi, per un artista, fare politica?
Fare politica significa cercare di individuare dei parametri che possano esserci utili in questo momento riguardo alla soluzione di problemi prioritari, cioè lo squilibrio che c'è in questo momento sul pianeta tra Lagos in Nigeria e Toronto e Vancouver che sono problemi latitudinali, perché è evidente che le aree in questo momento avvantaggiate si trovano in aree in cui c'è grossa differenza tra estate e inverno e le aree svantaggiate sono in aree equatoriali e ciò significa che il parametro latitudinale, con i dovuti distingui, possiamo assumerlo, e nel mio libro invito a farlo.
Hai una figlia adolescente, come avviene tra di voi lo scambio musicale?
Ho una figlia adolescente ed è chiaro che in questo momento venga condizionata da certi media e da cerri fenomeni musicali. Gaia mi fa ascoltare tutta la musica di adesso, magari sarebbe importante che ascoltasse Rolling Stones e U2 e i Doors, ma addirittura Elvis Presley e Chuck Berry, voglio dire che dai media non arrivano questi input, per questo le nuove generazioni sono condizionate.