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È morto Peter Green, il co-fondatore dei Fleetwood Mac aveva 73 anni: “Si è spento nel sonno”

È morto Peter Green, il chitarrista aveva 73 anni. All’anagrafe Peter Allen Greenbaum, nel 1967 ha fondato il gruppo rock Fleetwood Mac insieme a Mick Fleetwood. In una nota, la famiglia ha fatto sapere: “È con grande tristezza che la famiglia di Peter Green annuncia la sua morte questo fine settimana. Si è spento serenamente nel sonno”.
A cura di Daniela Seclì
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È morto Peter Green, il chitarrista aveva 73 anni. All'anagrafe Peter Allen Greenbaum, nel 1967 ha fondato il gruppo rock Fleetwood Mac insieme a Mick Fleetwood. In una nota riportata da Tmz e diffusa ai media dalla famiglia si legge: "È con grande tristezza che la famiglia di Peter Green annuncia la sua morte questo fine settimana. Si è spento serenamente nel sonno. Nei prossimi giorni verranno diffusi ulteriori dettagli in un nuovo comunicato".

Lasciò la band nel 1970, gli fu diagnosticata la schizofrenia

Il chitarrista, insieme alla band Fleetwood Mac, collaborò alla creazione di hit internazionali come Black magic womanNeed your love so bad. Purtroppo, ben presto Peter Green iniziò a trovare difficoltà a gestire lo straordinario successo ottenuto. Iniziò a consumare droghe e a lottare contro problemi di salute mentale. Gli fu diagnosticata la schizofrenia e nel 1970 decise di lasciare il gruppo per prendersi cura di sé. Affrontò un lungo ricovero. Tornò alla musica negli anni '80. Nei suoi confronti, rimasero intatte la stima e l'ammirazione per il suo innegabile talento.

Così Peter Green raccontò il periodo più buio della sua vita

In un'intervista rilasciata nel 1996 a Los Angeles Times, Peter Green raccontò il periodo più buio della sua vita, partendo dalla decisione di lasciare i Fleetwood Mac: "Inizialmente la band si chiamava Peter Green’s Fleetwood Mac ma quando è arrivato il successo, il mio nome è scomparso. A maggio del 1970 me ne sono andato. Volevo andare a vivere in una comune in Germania. Alla fine non l'ho fatto, ma comunque sentivo il bisogno di andarmene. Le droghe erano legate a quella decisione". Quindi parlò del ricovero:

"Lanciavo le cose o le rompevo. Incluso il vetro dell'auto. La polizia mi fermò e mi chiese se volessi andare in ospedale. Risposi di sì perché non mi sentivo al sicuro da nessuna parte. In ospedale mi davano tranquillanti. Per me era una lotta anche solo tentare di rimanere sveglio. Non sapevo cosa facevo, non mi sentivo vivo. Ancora oggi sento delle voci nella mia testa. Anzi è solo una voce, quella di una donna che ho incontrato in ospedale. Cosa farei se tornassi indietro? Non servirebbe a niente, rifarei le stesse cose".

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