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È morto Gino Santercole, musicista e nipote di Celentano per cui scrisse “Una carezza in un pugno”

È morto d’infarto Gino Santercole, chitarrista, cantante, autore e nipote di Adriano celentano per cui scrisse successi come “Una carezza in un pugno” e “Svalutation”. Da sempre al fianco dello zio (che sarebbe diventato anche cognato) Santercole era un musicista stimato che ha tentato anche una carriera solista.
A cura di Redazione Music
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Gino Santercole (LaPresse)
Gino Santercole (LaPresse)

Gino Santercole, musicista, cantante e nipote e cognato di Adriano Celentano è morto di infarto nella sua casa di via dei Due Ponti a Roma la scorsa notte. Il chitarrista forse è poco noto al grande pubblico, ma è stato una parte fondamentale nella vita artistica del Molleggiato, alla cui ombra ha scritto alcuni dei maggiori successi dello zio, che in seguito diventerà anche cognato, dal momento che Santercole ha sposato la sorella di Claudia Mori, moglie di Celentano. Parte integrante del Clan del cantante, infatti, Santercole è autore di canzoni come "Una carezza in un pugno", "Svalutation",  "Straordinariamente" e "Un bimbo sul leone", tra le altre.

Autore di "Una carezza in un pugno" e "Svalutation"

Sì, c'era proprio la penna di Santercole dietro alcune delle canzoni più amate, dietro quell'"A mezzanotte sai che io ti penserò ovunque tu sarai, sei mia. E stringerò il cuscino fra le braccia mentre cercherò il tuo viso che splendido nell'ombra apparirà", uno degli attacchi più noti della musica leggera italiana. La canzone faceva parte del lato B del singolo "Azzurro", prendendosi però uno spazio ampio all'interno della carriera del Molleggiato e della musica italiana. "Un cantautore fuori dagli schemi, anarchico, dalla vita tormentata e multiforme" scrive l'Agi nel ricordare Santercole che nacque nel 1940 a Milano, cresciuto anche lui nella famosa via Gluck e anche lui al lavoro come orologiaio, passione e lavoro anche di Celentano.

Il debutto e Sanremo

Il debutto è con lo zio, prima coi Rock Boys poi con i Ribelli fino all'ingresso, naturale, nel Clan assieme ad artisti come Ricky Gianco e Don Backy, ma il chitarrista ha tentato anche una carriera solista e nel 1964 pubblicò "Attaccata al soffitto/Se vorrai" che non ebbe molto successo, mentre nel 1966 calca anche il palco di Sanremo sempre con Celentano, nel Trio che portò "Il ragazzo della via Gluck" che fu eliminata prima di trovare il successo nazionale.

I rapporti altalenanti con Celentano

In un'intervista di qualche anno a Il cofanetto magico fa raccontò le difficoltà che aveva attraversato e l'oblio a cui era stato relegato: "Ho attraversato un periodo molto difficile, fatto di alti e bassi. Purtroppo il mio nome è sempre stato legato (troppo legato!) a quello di Adriano Celentano. All’inizio della carriera fu una vera fortuna per me! Infatti mio zio mi ha insegnato molto, mi ha aiutato molto! E per questo gli sarò sempre riconoscente. Tuttavia alla fine tutto ciò che facevo dipendeva da lui". Un periodo difficile che avvenne anche per la separazione, non facile, dalla sorella della Mori che lo portò anche a una forte depressione da cui uscì con anni di psicoterapia e con l'incontro della seconda moglie.

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