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È morto Chuck Berry, addio al padre del rock and roll

Si spegne a 90 anni un vero e proprio mito della musica mondiale, autore di successi come “Johnny B. Goode” e “Never Can Tell”.
A cura di Andrea Parrella
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Il mondo piange per la morte di Chuck Berry, vero e proprio mito del rock and roll, padre di un genere che ha segnato la storia recente della musica. Il grande chitarrista e cantante aveva 90 anni, si è spento nella sua casa di St. Louis, nel Missouri, poco dopo la mezzanotte locale del 18 marzo 2017. La polizia di St. Charles ha confermato di aver risposto a una chiamata di emergenza proveniente dalla sua abitazione. Chuck Berry è stato trovato privo di sensi e, dopo iniziali segni di ripresa, i paramedici hanno compreso l'inutilità dei tentativi di salvataggio, dichiarando il decesso del cantante dopo circa un'ora.

Gli inizi di carriera

Nato nell'ottobre del 1926, Chuck Berry passa gli anni della giovinezza in equilibrio tra la delinquenza e la musica. Incide il suo nome nella storia della musica perché è il primo ad utilizzare la chitarra elettrica in modo massiccio all'interno dei suoi brani, tanto da essere considerato un pioniere del rock and roll. Finito in carcere per il furto di un auto, in prigione dà vita a un quartetto musicale, scontando gli anni di pena tra musica e pugilato. Ma è quando esce che il suo rapporto con la musica diventa qualcosa di "stabile", grazie anche all'incontro e al sodalizio artistico con il pianista Johnny Johnson. Dal loro gruppo emerse un sound che fondeva blues e country, i due generi più ascoltati in quegli, dando vita a esibizioni adatte sia ad un pubblico di bianchi che di neri. Siamo negli anni '50.

I guai con la legge

La stella di Chuck Berry sta crescendo sempre di più, anche grazie ad accordi con case discografiche che gli permettono anche di accumulare un gruzzolo piuttosto consistente, ma a fine anni Cinquanta a Berry tocca di nuovo fare fronte ai guai con la legge. Nel '59 fu improvvisamente arrestato per avere avuto rapporti sessuali con una ragazzina quattordicenne che lavorava in un locale di sua proprietà. La condanna di cinque anni, oltre a una multa di 5.000 dollari compromise seriamente la sua carriera, oltre ad incidere in modo fortissimo sulla vendita dei dischi. Berry si appellò definendo la sentenza ingiusta e razzista e in un secondo processo nel 1961 ottenne una riduzione di pena a tre anni di reclusione.

Chuck Berry e il cinema

Tutto quel che viene dopo è storia, Berry viene riabilitato perché è il mondo della musica a raccontare chi sia: il suo duck walk, il passo di ballo eseguito durante le sue esibizioni canore, è un vero e proprio marchio di fabbrica e la rivista Rolling Stone lo ha inserito al quinto posto nella lista dei 100 migliori artisti e al settimo in quella dei 100 migliori chitarristi. Ma la carriera di Chuck Berry si è involontariamente incrociata con due pellicole che hanno fatto la storia del cinema recente, rendendo due dei suoi pezzi ancor più immortali di quanto non fossero già. Prima Ritorno al Futuro, con l'indimenticabile scena in cui Marty McFly interpretato da Michael J. Fox suona Johnny B. Goode davanti ad all'incredula ed entusiasmata scolaresca di un ballo di fine anno degli anni '50. E poi Pulp Fiction, che porta nell'olimpo dei motivetti più noti di sempre la sua You Never Can Tellsottofondo del ballo tra Mia Wallace (Uma Thurman) e Vincent Vega (John Travolta).

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