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Dr. Luke risponde a Kesha: ‘Non l’ho stuprata e non ho mai fatto sesso con lei’

La storia della denuncia di Kesha al suo produttore storico Dr. Luke reo di aver attuato violenza fisica e sessaule nei suoi confronti sta tenendo banco in America: oggi il produttore è tornato a parlare per ribadire di non aver mai stuprato la cantante né di aver mai fatto sesso con lei.
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Kesha esce dal tribunale di New York (Foto LaPresse)
Kesha esce dal tribunale di New York (Foto LaPresse)

Dr. Luke ha parlato per la prima volta dalla sentenza di venerdì scorso per ribadire che non ha violentato la cantante Kesha e difendendosi dal moto di sdegno che si è alzato a difesa della cantante. Łukasz Sebastian Gottwald, vero nome del produttore, è intervenuto per la prima volta dalla sentenza in cui il Giudice ha respinto la richiesta della cantante di rescindere il contratto che la tiene legata a lui e su Twitter ha cercato di difendersi dalle accuse per cui Kesha l'ha portato in Tribunale. Stando alle parole del produttore, infatti, la gente che lo ha accusato non ha alcuna conoscenza delle carte, a differenza del giudice che gli ha dato ragione e si baserebbe solo su una menzogna, difendendosi quindi dal moto di solidarietà che subito dopo la sentenza ha portato artiste del calibro di Taylor Swift, Demi Lovato, Lady Gaga, Lena Dunham e altre a esprimere la propria solidarietà a Kesha, con la cantante di ‘1985' che ha staccato anche un assegno da 250 mila dollari. Dr Luke ha detto di capire la compassione che in molti hanno espresso, ma ora il rischio è che possa essere la sua, di vita, a essere rovinata a causa di un errore, spiegando che la stessa cantante ‘ha negato sotto giuramento le orribili accuse' e affermando: ‘Non ho stuprato Kesha e non ho mai fatto sesso con lei. Kesha e io siamo stati amici per tanti anni ed era come una sorella minore per me' e dando la colpa a una questione di rinnovo di contratti:

Ho tre sorelle, una figlia e un figlio con la mia ragazza, e una mamma femminista che mi ha cresciuto correttamente. Kesha e io abbiamo fatto molte canzoni insieme, ed è stato spesso bello ma a volte ci sono state divergenze creative. È triste che lei abbia trasformato una negoziazione contrattuale in qualcosa di così orrendo e non vero (trad. via).

La Storia della lotta tra Kesha e Dr. Luke

Kesha, autrice di due album e diventata nota al grande pubblico grazie al successo di ‘Tik Tok', ha denunciato il suo produttore (collaboratore di alcune delle maggiori popstar, dalla Katy Perry di Roar alla Miley Cyrus di Wrecking Ball) di averla violentata sessualmente e per questo di voler rescindere il contratto che li tiene legati. Stando a quanto riportato dalla cantante, infatti, Gottwald avrebbe cominciato a praticarle violenza fin da subito, dal 2005, ovvero poco tempo dopo la firma del contratto quando Kesha aveva 18 anni, riempendola di alcol e droga prima di farle avance sessuali – come riporta il Guardian nella sua ricostruzione – e in un'occasione dandole anche delle pillole anti sbronza (‘sober pills') dopo cui si sarebbe risvegliata nuda nel suo letto, incapace di ricordare come ci fosse finita. Il produttore ha sempre negato qualunque tipo di accuse, ben prima della serie di Tweet di oggi, accusando a sua volta Kesha di aver attuato una campagna ‘falsa e vergognosa'.

Cosa ha stabilito il giudice

La cantante, quindi, a seguito dell'ultima sentenza dovrà rispettare il contratto stipulato con la Kemosabe Records, etichetta di proprietà, tra l'altro, della Sony, per cui deve produrre ancora tre dei cinque album per cui firmò, anche perché il giudice ha dichiarato che ‘non c'è stata alcuna dimostrazione di danno irreparabile e le è stata data l'opportunità di registrare'. E nonostante dalla label fanno sapere che potrà, volendo, lavorare anche senza la supervisione del produttore c'è chi, come l'Atlantic, fa notare che comunque la questione è più generale e riguarda – oltre alle accuse di violenza – anche la dipendenza economica dall'uomo. Intanto le lacrime della cantante alla lettura della sentenza hanno fatto il giro del mondo e l'hashtag #FreeKesha è diventato in breve tempo uno dei più discussi in rete. All'avvocato del produttore che ha ricordato che l'etichetta ha investito circa 60 milioni nella carriera della cantante e che anche la Sony si è detta disposta a far sì che la cantante possa lavorare senza Gottwald, ha risposto quello di Kesha che, invece, ha detto che la Sony avrebbe minacciato di non promuoverla se si fosse rivolta ad altri.

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