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“Dovevo chiamarlo papà e mi soffocava”: arrivano le prime testimonianze nel processo a R.Kelly

Gli ultimi 20 anni giudiziari di R.Kelly sono stati tra i più indescrivibili dello show biz americano, dalle accuse di pedopornografia, al matrimonio illegale con la minorenne Aaliyah alle accuse di favoreggiamento della prostituzione minorile. Nelle ultime ore si è tenuta la prima udienza del processo, con la testimonianza di una delle minorenni adescate dal cantante negli ultimi 10 anni.
A cura di Vincenzo Nasto
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R. Kelly (Photo by Scott Olson/Getty Images)
R. Kelly (Photo by Scott Olson/Getty Images)

Jerhonda Pace è una delle giovani donne protagoniste nel nuovo (e forse definitivo) processo alla popstar anni '90 R.Kelly: è stata lei, durante la prima udienza che si è tenuta nelle scorse ore a Brooklyn, a fornire le prime vivide immagini di ciò che le successo quando aveva solo 16 anni, la sera in cui incontrò il suo idolo. La donna, allora minorenne, ha confessato di aver dovuto incontrare il cantante in una stanza di hotel, e di aver dovuto accettare "le regole di Rob": "Ho dovuto accettare quelle regole ogni volta che visitavo casa sua, dovevo chiamarlo papà e dovevo chiedere il permesso anche per andare in bagno". Non sempre la donna ha ubbidito al volere del cantante, con Pace che ha raccontato durante il processo anche l'esperienza nella casa di Chicago del cantante: "È stato allora che mi ha schiaffeggiato e soffocato fino a farmi svenire. Ricordo che mi ha appena messo una mano intorno al collo e sono crollata sul suo pavimento. In quel momento mi ha sputato in faccia e mi ha detto di abbassare la testa per la vergogna, prima di costringermi a praticargli sesso orale".

Le avventure in tribunale del cantante, dalla pedopornografia al matrimonio illegale con la 15enne Aaliyah

Dall'inizio degli anni '90, quando la sua immagine e la sua voce erano uno dei manifesti del pop e del R&b americano, R.Kelly ha avuto un complicato rapporto con la legge, una sorta di fuga perenne dalle accuse che gli sono state rivolte, alcune volte così evidenti da non riuscire a disfarsene. È il caso della sua prima moglie Aaliyah, la giovane 15enne sposata illegalmente nel 1994, che fu al centro di uno dei suoi primi casi giudiziari, soprattutto dopo la morte della cantante nel 2001, in seguito al disastro aereo avvenuto alle Bahamas, dove Aaliyah stava girando il video del singolo "Rock the boat". Si scoprì dopo anni che Kelly aveva corrotto un funzionario del governo dell'Illinois nel 1994 per produrre un documento d'identità falso, affermando la maggiore età della cantante: tutto questo per una presunta gravidanza della cantante, con Kelly che avrebbe potuto farla tacere sulle violenze perpretate nei suoi confronti solo attraverso il matrimonio. Ma i primi anni 2000 non sono stati migliori da questo punto di vista, con le accuse di pedopornografia che son ritornate sulla cresta dell'onda: esattamente 21, nel frattempo che le nomination ai Grammy venivano aggiunte nel suo palmares. Tra il 2002 e il 2008, sette delle accuse vennero ritirate mentre il cantante venne assolto dalle restanti 14, un risultato che spinse anche il suo ritorno al successo musicale, con brani come "I believe I can fly", forse il singolo di maggior successo del cantante. Basti pensare alla viralità avuta dal brano, attraverso anche la colonna sonora in "Space Jam", ma soprattutto grazie alla vittoria di tre Grammy, come miglior perfomance maschile r&b, miglior canzone r&b e miglior brano contenuto nella colonna sonora di un film.

L'arresto nel 2019 dopo i 18 capi d'accusa federali e il documentario "Surviving R.Kelly"

Tutto questo ci porta agli ultimi cinque anni, in cui l'ormai 50enne R.Kelly perde la sua aurea musicale, soprattutto dopo che nel 2017 il critico e giornalista Jim DeRogatis, che ha riportato i presunti abusi di Kelly dai primi anni 2000, ha pubblicato un'indagine per BuzzFeed News che ha acceso nuovamente i riflettori sulla storia del cantante. Lo stesso anno, gli attivisti Kenyette Barnes e Oronike Odeleye hanno fondato la campagna "MuteRKelly", intensificando lo slancio delle richieste di giustizia, e nel 2019, l'arrivo del documentario, prodotto da Lifetime, "Surviving R. Kelly" che ha caratterizzato i racconti di molti degli accusatori del cantante. È il luglio 2019 e Kelly viene arresto, con addosso 18 accuse federali: 13 a Chicago e cinque a New York, in cui viene indagato per racket legato al mondo della musica e della prostituzione, adescamento e traffico sessuale di minorenni. A questo si aggiunge a settembre anche l'accusa di pornografia minorile, un ritorno al passato che sembrava esser stato cancellato attraverso il primo scagionamento dalle accuse.

La difesa del cantante e l'idea dell'ergastolo

Sono sei ora le donne che avrebbero testimoniato contro R.Kelly nel processo che lo vede protagonista di favoreggiamento della prostituzione minorile e violenza sessuale: oltre alle già citate Aaliyah e la giovane testimone Pace, altre quattro donne sembrano esser state "usate" dalla popstar, che adesso sta cercando di costruire, attraverso i suoi avvocati, una difesa che giochi sul suo status da cantante e sul comportamento da "groupie" delle giovani donne. Come ha affermato uno degli avvocati del cantante, che sempre di meno sta frequentando l'aula di giudizio, "Noi crediamo che la loro testimonianza si sgretolerà. " L'avvocato, la signora Blank Becker, ha riferito ai giurati che: "Vi saranno raccontate così tante bugie, signore e signori, che nemmeno il governo sarà in grado di districare il loro disordine". Se la condanna definitiva considerasse come reali tutti i capi d'accusa, il cantante rischierebbe di trascorrere dai 10 ai 35 anni in prigione, con l'ipotesi dell'ergastolo che si fa giorno dopo giorno più presente tra le voci di corridoio del tribunale.

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