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Dopo “My Type” tornano i Saint Motel: “L’unica pressione è fare canzoni che piacciano”

“My Type” li ha rivelati al mondo e oggi i Saint Motel tornano con il primo album intitolato “Saintmotelevision” di cui abbiamo parlato con il cantante A/J Jackson.
A cura di Francesco Raiola
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Con "My Tipe" i Saint Motel diventarono un vero e proprio fenomeno mondiale, in grado di unire il pop alla dance e far ballare i ragazzi di tutto il mondo, compreso quello di Sanremo il cui palco calcarono nel 2015, chiamati da Carlo Conti. Da qualche settimana la band americana ha pubblicato il primo album, seguito dell'ep "My Type", intitolato "Saintmotelevision", prodotto da Lars Stalfors (Cold War Kids),Tim Pagnotta (Walk The Moon) e dal cantante A/J Jackson. Proprio con Jackson, raggiunto telefonicamente, abbiamo parlato di questo nuovo lavoro, delle eventuali pressioni seguite all'exploit come quello di due anni fa, dell'importanza delle immagini nella loro arte e dei personaggi protagonisti delle sue canzoni. I Saint Motel, inoltre, suoneranno il prossimo 21 febbraio al Fabrique di Milano per l'unica data italiana.

Siamo partiti da My Type e ripartiamo da Move, un filo che tiene uniti gli album e canzoni che ti fanno ballare, insomma…

Sì, ‘Move' in effetti è il luogo in cui abbiamo raccolto tutto quello che è andato a finire nell’album. Se ascolti per intero "Saintmotelevision", tra l'altro, ti rendi conto che è molto variegato e che all'interno puoi trovarci diverse vibrazioni provenienti da un unico blocco.

Saintmotelevision era pensato come uno show multimediale che, però, non è mai partito. Cosa è successo e perché avete scelto proprio quel nome per il vostro album?

Beh, non è cominciato semplicemente perché la polizia ci ha fermato, visto che il capannone dove avremmo dovuto fare la festa non aveva i permessi. Questo è il motivo per cui lo show non è partito, ma il motivo per cui quel nome è diventato quello di quest’album è perché quel mix di parole, esperienze e incontri differenti hanno creato questa sorta di esperienza perfetta, una cosa che va oltre il concetto di album e che comprendeva tutte le cose che amiamo.

In alcune delle canzoni dell'ultimo album mi sembra che descrivi le figure maschili come persone piene di fragilità, è così o è solo una mia impressione?

È una domanda interessante, ma non ci ho mai pensato molto, c'è sicuramente, però, un senso di perdita e fragilità, sì.

Le ragazze, invece, sono spesso figure forti, dominanti. For Elise, ad esempio, sembra una sorta di dedica a loro e alla musica: c'è la Lola dei Kinks, Lou Reed, i Velvet, Charlie Darling della Factory di Warhol, Beethoven, ovviamente, Carol King, Linda Eastman etc…

‘For Elisa' è una canzone di Beethoven e tutta la nostra è basata su una struttura inversa. L'idea di For Elise è che quella donna, per Beethoven, fosse più di una persona cara, diciamo una sorta di ultima musa; quando morì, infatti, lasciò quella che è conosciuta come "Lettera all'amata immortale"… come sappiamo non ebbe una moglie, quindi non sono pochi quelli che hanno cercato di capire chi fosse e e sono tante le ipotesi fatte, ma nonostante ciò è rimasto un mistero. E questa era proprio una canzone sulle muse, per questo ho deciso di darle questo nome.

Tu hai studiato cinema e fai molta attenzione all'aspetto visivo di tutto ciò che fai, in che modo, insomma, influenza la tua arte?

Credo che i visual siano uno strumento utile per estendere il mondo visibile, con i video crei un vero e proprio mondo d'accompagnamento che si fonde completamente con la musica. Con quest'album abbiamo voluto sperimentare una tecnica che si chiama "Virtualizer" e più che un video è proprio una nuova forma d'arte e in più stiamo programmando di farlo anche per altre canzoni dell'album. Insomma è, come dire, un modo per estendere la musica, perfetto per quello che fanno i Saint Motel, una cosa che è veramente difficile ma fa un grande effetto.

Senti, dopo un pezzo come "My Type" immagino che qualcuno si aspettasse un'altra hit. Come avete lavorato a questo nuovo lavoro?

Cerchiamo di fare la musica migliore possibile e in realtà non c'è stata molta pressione per fare un'altra hit, la pressione maggiore è sempre quella di riuscire a fare canzoni che possano arrivare quanto più possibile. Soprattutto non c'è stata alcuna pressione da parte dell'etichetta, penso che uno debba credere in loro, nelle loro opinioni e cercare di dare un senso alle canzoni che crei.

Riusciresti a scegliere una sola canzone che possa descrivere il vostro suono?

No, è impossibile, non credo di poterlo fare, c'è bisogno di ascoltarle tutte.

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