Cremonini, fratello maggiore del pop italiano: “Scrivo contro un mercato che svilisce le canzoni”
Cesare Cremonini è l'esempio classico non solo di come il pregiudizio sia qualcosa di stupido, ma anche di come pur partendo con l'etichetta di boyband si arrivi a diventare uno dei principali esponenti del pop italiano. Costruirsi una reputazione, in Italia, specie dopo essere diventati un fenomeno con quella che per molti poteva essere una canzone da one hit wonder (ovvero artisti conosciuti esclusivamente per una sola hit), è qualcosa che non capita a molti e uno di quei pochi è proprio Cremonini che il pop non lo ha mai preso sottogamba. Il cantautore, al contrario, questa cosa del pop l'ha presa molto seriamente, al punto da diventare un punto di riferimento per chiunque, nel nostro Paese, voglia approcciarlo. Ha studiato sulle canzoni di artisti come Beatles e Bowie e oggi può tranquillamente mostrare apertamente le sue influenze perché nulla scalfirebbe quello che possiamo definire lo "stile Cremonini".
Per questo motivo possiamo sentire i Beatles in Jeky o un'illusione di "Five years" di David Bowie nell'attacco di "MoonWalk" e non sorprenderci, ma godere di come Cremonini riesca a fare completamente suo un mood, un arrangiamento, un riff, qualsiasi cosa. Jeky e MoonWalk sono due pezzi di quel puzzle che è "La ragazza del futuro", il nuovo album del cantautore, lanciato dal singolo omonimo e da Colibrì, ovvero le due canzoni da cui Cremonini è partito per costruire questo nuovo lavoro. Sono state la miccia che hanno permesso all'album di prendere vita, gli hanno indicato la direzione e dato il la per la costruzione di quello che si può tranquillamente considerare un concept album, almeno nella forma più larga del termine. Non è "Tommy" dei The Who, forse, ma un album che ha una chiara idea che si dipana nelle sue dieci canzoni (con quattro interludi a legarne i pacchetti).
"La ragazza del futuro è una stella ubriaca che sta a penzoloni sopra il muro dei messicani", ma è anche una ragazza che “cammina sopra il pavimento instabile del mondo”, sicuramente è un disco spartiacque, come il cantautore spiega a Fanpage.it, "perché la riflessione sul ruolo dell'artista è stata centrale nella creazione di questo nuovo album, è stata importante anche la ricerca della figura centrale di questo quadro che è la ragazza del futuro: cioè la femminilità, la bellezza, la gioventù, l'ingenuità, la purezza, la Natura, la donna e il futuro che si sono uniti insieme per cercare di fare in modo che l'album contenesse dei sentimenti che forse erano smarriti. Ritrovarli ha anche voluto dire ritroverà l'umanità, la mia umanità".
E questo è un album di umanità, certo, raccontata con tantissimo groove, con un'unica voce, ma costellato di tantissime collaborazioni che gli permettono di suonare perfettamente. Insomma, è un album pop contemporaneo, che non cede alle mode, porta con sé tutta la migliore tradizione leggera italiana guardando anche a quello che potrebbe essere domani, e lo fa con un senso lirico che deve sempre molto all'accoppiata Cremonini-Petrella. "È un disco che parla di noi attraverso me, è un disco con le braccia tese verso il futuro ma anche verso le nuove generazioni, è un disco che parla un linguaggio che cerca di essere universale in un momento in cui il mercato è frammentato in mille pezzi e scorpora e divide le canzoni e le svilisce, così come svilisce i progetti discografici – dice sempre a Fanpage.it -. Per questo è un disco di grande importanza per me e spero di aver trovato una chiave di lettura per portare al pubblico un disco che abbia un significato anche civico, non solo sociale e gli esempi in questo paese di musica che abbia questi intenti non ci mancano".
Fa bene Cremonini a sottolineare l'importanza del formato album che alla fine torna e tornerà, in opposizione all'idea di playlist che in questi ultimi anni ha invaso il mercato. Questo è, infatti, un album da godersi per intero, con un'idea che lo accompagna, con una campionario di suoni da ascoltare e riascoltare per trovare sempre qualche sfumatura che non si era colta nell'ascolto precedente, ed è un album con un forte impatto emotivo. È un album che sembra leggero – della leggerezza di Cremonini, quindi non banale – ma che lo è affrontando anche temi che la maturità e la vita ti portano a dover affrontare se ambisci a raccontare il presente.
C'è un'attenzione spasmodica a tutto, anche alla tracklist e non è un caso che in sequenza ci siano pezzi "la ragazza del futuro" e "Colibrì", o canzoni come "Chimica" e "La camicia" che gettano uno sguardo complementare a un rapporto, partendo dalla parte più erotica, libera, anche selvaggia come sottolinea la linea di basso, che si contrappone al mondo sonoro di "La camicia", legate da quel "nuda" ma con un accento completamente diverso, e da un testo che riprende quasi dal risveglio dopo la serata… chimica. E al posto del basso ci sono dei fiati che ammorbidiscono l'ambiente. Dopo l'interludio c'è uno dei pezzi migliori dell'album, "Stand up Comedy" che è proprio l'esempio della libertà creativa di Cremonini: "Guarda oggi come piangono gli eroi, improvvisando su una sedia comе acrobati. Scusami se non mi piacciono i cowboy ma cerco solo storie coi finali malinconici, tu sorridimi perché siamo proprio noi in equilibrio sulla vita: Stand up comedy".
Oltre all'amore, al futuro o alla voglia di viaggio (ascoltate "La fine del mondo" per capire), Cremonini riesce a trovare prospettive nuove e punti di vista laterali per raccontare anche il lutto e il dolore in due delle canzoni migliori dell'album. In MoonWalk, per esempio, c'è il racconto del rapporto col padre scomparso qualche anno fa. La voglia di raccontarlo coi gesti intimi della quotidianità, aprendo uno squarcio per permettere a chi ascolta di cogliere quel sentimento, mentre la chiusa dell'album è affidata a "Chiamala felicità" (che è anche un gioco di parole, diventando facilmente "Chiama la felicità"), una canzone sulla perdita, intimo, con piano e synth a dare atmosfera a immagini come "Sai la paura di morire è una mosca nel caffè" (e sulla scelta delle immagini testuali da parte di Cremonini servirebbe uno spazio a parte). Ennesima canzone che dà l'idea di come il punto di vista (testuale e musicale) sia fondamentale per affrontare quelli che sono topos, temi che tutti prima o poi affrontano, ma che per questo bisogna approcciare con serietà e fantasia. E per chiudere il cerchio Cremonini decide una cosa che ci ha colpiti: l'album termina con un brano di perdita, con un chiaro segno di speranza, ma soprattutto con un ultimo verso che è una parola d’altruismo, quel "raccontami di te" in un mondo di "Ti racconto di me".