Counting Crows da Mr Jones a Butter Miracle: “Al successo si sopravvive senza mai ripetersi”
Adam Duritz è uno dei volti del rock americano di questi ultimi 30 anni. I suoi Counting Crows sono una band da oltre 20 milioni di dischi venduti e da canzoni che sono inni e simboli di quel rock che si mescola a folk e blues, riuscendo sempre a giocare al limite tra il mainstream – basti pensare al successo della loro Mr Jones ma anche alla versione Big Yellow Taxi – e un'attitudine indie che si rispecchia anche nella scrittura di Duritz, che non cede nulla agli schemi classici della canzone pop. Lo abbiamo raggiunto per farci raccontare il nuovo EP "Butter Miracle, Suite One", una suite, appunto, composta da quattro canzoni nate una dalla fine della precedente, in cui si toccano alcuni dei topos dell'immaginario del cantante, con la memoria e i ricordi a legare una narrazione in cui il cantante racconta i panni di una giovane rockstar e quella di un fan, ma anche la caccia a un coniglio che diventa un modo per racontare la vita e la morte. Duritz ha parlato dell'importanza di Mr Jones, ma anche di come la canzone che sente più sua sia Round Here, della memoria e di come ha deciso di tagliarsi i caratteristici dreadlock.
Nelle ultime settimane ho parlato con alcuni artisti italiani che mi hanno parlato dell'importanza di andare via dal caos cittadino per aiutare la creatività. Anche lei ha ricominciato a scrivere quando era ospite nella fattoria di un amico nella campagna inglese, giusto?
Ho registrato l'album a Brooklyn, quindi in città, ma l'ho scritto in una fattoria. Non è stato intenzionale, sono sempre stato un ragazzo di città – San Francisco, Berkley, Hollywood, New York – ma ho passato tanto tempo in una fattoria di alcuni amici in Inghilterra, molto del quale da solo, giusto io e un paio di cani e non so, per la prima volta dopo tanto tempo ho cominciato a scrivere. Non ero andato lì con l'intenzione di farlo, passo sempre dei lunghi periodi in cui non scrivo, mi è semplicemente venuta voglia di suonare il piano e ad aver voglia di scrivere, ho affittato una tastiera a Londra, ho cominciato a scrivere e in un paio di giorni è uscita "Tall grass", la prima canzone dell'Ep, e mentre stavo scrivendo l'outro della canzone ho cominciato per caso a suonare quella che sarebbe stata una canzone nuova e mi sono detto "Oh che bello, non fa parte di questa canzone", ho cantato questo verso: "Bobby was a kid from round the town" e ho pensato che era una canzone diversa e che riuscire a scrivere tutte le canzoni partendo dalla fine della precedente sarebbe stata una sfida interessante.
Come mai "solo" quattro?
Quando mi sono entusiasmato collegando quelle canzoni ho pensato di riuscire a scriverne quattro o cinque al massimo, farlo con 10 canzoni sarebbe stato un po' folle, ma quattro si poteva. Era una tale sfida che non ero neanche sicuro di riuscire a portarla a termine, ma avevo ottime aspettative, pensavo che sarei riuscito a scrivere proprio quattro o cinque canzoni, se qualcuno mi avesse chiesto: "Ne farai una seconda?" avrei detto tranquillamente di sì, certo, ma all'inizio è nato tutto per una canzone.
Amo la costruzione di Tall Grass, questo passaggio dal particolare al generale. Cosa rappresenta il coniglio? E cosa il cacciatore? Insomma, qual è il significato della canzone?
È semplicemente una canzone sull'uccisione di un coniglio. Certo ha a che fare con la vita e la morte, ma non ha molto di metaforico o, meglio, è una metafora, ma non una metafora intenzionale, riguarda un'esperienza. Ormai vita e morte sono rimosse dalle nostre vite, l'esperienza di vedere qualcosa che muore è terribile, ma ti nutre, è un'esperienza veramente profonda, qualcosa che succede, non è una metafora che si può tradurre, ma ha a che fare con la morte e poi ti rimanda a una specie di discorso sulla vita, in generale, sul mondo e sul nostro posto in esso. In questa canzone si va dallo specifico al generale, ma comincia con qualcosa di cui volevo parlare, camminavo nella campagna, ero in una foresta da solo, e ho sparato a un coniglio… è stata un'esperienza profonda, non è l'unica cosa che ho fatto, ma è stata una cosa reale, vera, una cosa da cui spesso la vita moderna ti allontana.
Lei ha ispirato sicuramente tantissime persone, ma è stato anche ispirato da tante cose. Ha detto che "Angel of 14th St." è stata ispirata dai Bombay Bicycle Club, quindi le chiedo cosa ha imparato sull'ispirazione in tanti anni di carriera.
Penso che, per quanto riguarda l'ispirazione strettamente legata alla musica, non c'è nessuno che pensa di essere ispirato da qualcosa, cioè non è che tu cerchi un suono preciso, semplicemente qualcosa ti influenza. Quando ho detto ad alcune persone da chi era ispirato quest'album – tipo i Mott the Hoope o il primo Bowie – loro hanno detto che non sembrava proprio, e lo capisco perfettamente, è quello che penso anche io quando ascolto quegli artisti. E con i Bombay Bicycle Club è successa la stessa cosa, non so cosa precisamente mi abbia inspirato, ero nel bus con uno dei ragazzi che lavora alla fattoria e a un certo punto la BBC annuncia questa nuova canzone dei Bombay Bicycle Club, la la fa suonare e mi ha inspirato tanto che quando sono tornato a casa ho cominciato a lavorare sulla canzone e pochi giorni dopo è uscita quella che sarebbe stata "Angel of 14th St.". Qualche mese dopo ho cercato di ritrovare la canzone che mi aveva ispirato, misi su tutto l'album e non l'ho trovata, non avevo idea di quale fosse, perché non c'è nulla del suono che c'è nella nostra. È un grande album, ma non c'è nulla che suona come in Angel, semplicemente qualcosa di quel pezzo ha aperto qualcosa nella mia mente, e mi ha dato un'idea che poi ha dato il via alla nostra canzone.
Le varie strade dell'ispirazione, insomma…
Il fatto è che la musica influenza le persone in così tanti modi, muove qualcosa dentro e ti inspira. Quando dici che sei influenzato da qualcosa non significa che la prossima cosa che farai sarà una copia carbone di quella, al massimo significa che ci stavo pensando e poi questo è quello che ne è uscito, anche perché se provassi a fare una cosa simile a quella non sarebbe interessante. La musica è una grande fetta della mia vita, anche come fan, e sono tante le cose che hanno influenzato la musica che faccio, ma penso di essere stato fortunato che i miei inizi siano stati così buoni anche perché niente di quello che ho fatto suona come quelle dei miei idoli.
In Mr Jones canta “Paint myself in blue and red and black and gray All of the beautiful colors are very, very meaningful”, qui “So paint your face black and blue again”. In Mrs Potter’s Lullabies lei canta “If dreams are like movies, then memories are films about ghosts” e “And the price of a memory is the memory of the sorrow it brings”, qui lei esorta il personaggio principale a “Get up out of your memories!”. Possiamo andare avanti ancora, tipo la ripetizione di “Have you seen me lately” a cui sembra richiamarsi quella di “Can you see me”. Insomma, sembra che ci sia una sorta di circolarità nelle sue canzoni o, comunque, dei temi ricorrenti che la spingono a scrivere. È una cosa che esiste o è nella mente di chi ascolta?
No, credo che la memoria sia gran parte del mio immaginario, sono sempre stato molto affascinato da questo argomento, fin dall'inizio, da Ghost Train, la cui idea base è che i tuoi ricordi diventano fantasmi e ti scorrono alle spalle in una serie di vagoni, e più vivi, più il treno scorre e più porti i tuoi ricordi con te e credo che l'idea di questa cosa sia sempre con noi ma in una forma sempre più inconsistente man mano che passa il tempo, soprattutto perché la musica è un collegamento a tutti i nostri ricordi, è una colonna sonora e per questo spesso quando pensiamo a dei momenti passati della nostra vita, questi sono connessi alla musica. Penso che ci sia sicuramente un tema importante per me, a cui ho sempre pensato: trascini dietro di te un treno di fantasmi ma devi guardare avanti, come se la vita andasse avanti, porti tutto con te, puoi guardare indietro ma non puoi passare la tua vita là dietro in quei vagoni. Penso che sia quello che dice la donna nella canzone, ovvero di uscire dai tuoi ricordi, ci sono tante cose che succedono, alcune sono orribili e non puoi solo viverle, ci devi conviverci. È quello che facciamo, specialmente con il trauma lo portiamo con noi e non c'è modo di evitarlo, tutte le cose che ci capitano costruiscono quello che siamo, ma non possiamo lasciarcele alle spalle e lasciarci torturare o definire per sempre da loro, dobbiamo vivere guardando avanti e penso che tu abbia ragione, ci sono un sacco di cose ricorrenti nelle mie canzoni, il modo in cui il nostro presente e il nostro passato si sovrappongono tutto il tempo.
Tenendo conto di quanto sia importante il legame tra la fine di una cosa e l'inizio dell'altra immagino non sia un caso che l'album si chiuda con “We’ll never be the same again”, no?
Penso che una delle cose più sbagliate che le persone facciano è cercare di ricreare cose fatte, essere sempre gli stessi. "Oh, hai fatto un album di successo, dovresti farne un altro uguale". Ma perché? Oppure: "Qualcuno altro ha fatto un album di successo l'anno scorso, potresti avere una hit se fai anche tu come loro", ma anche no, perché non niente dura per sempre, è un momento, sono momenti, il tuo futuro è il prodotto di come il tuo passato e il tuo presente si intersecano, e sarà definito da questa cosa perché questa cosa crea te oggi e tu hai una possibilità: "Cosa creerò domani?". Fai un danno a te stesso cercando di ricreare qualcosa fatto in passato, è una perdita di tempo, se hai avuto successo in quel momento è perché hai fatto qualcosa di originale, qualcosa che ti ha distinto, e penso che penso che farai successo in futuro per la stessa ragione perché farai qualcosa di originale e non c'è bisogno di rifare quella cosa ancora. Comunque posso far riferimento a questa cosa come se fosse una regola ma la verità è che ieri è una parte così importante di oggi ed è tutto ciò che accade nel domani, è una linea sottile il modo in cui lo bilanci, ma credo sia un tema che è sempre presente nelle mie canzoni. E quando canto a qualcuno "Can you see me" è una domanda che vuol dire "Riesci a vedermi per come sono ora o stai guardando un'immagine di me che tu hai creato". Perché quello non sono più io, ero io ma adesso sono qui. È una cosa con cui spesso i musicisti devono fare i conti, per esempio, domani devo suonare, ma il pubblico vorrà sentire quello che ho fatto in passato e io voglio suonarle, ovviamente, ma voglio farlo con lo spirito di come mi sento oggi.
A proposito di restare ingabbiati nell'immagine del passato, non abbiamo potuto non notare il taglio dei dread che, ho letto, è avvenuto poco prima che lei cominciasse a scrivere Tall Grass… Questa decisione dipende anche da quello che mi ha appena detto?
Non so, è capitato, ci ho pensato, ero un po' stanco di quei dreadlock e un giorno li ho semplicemente rasati. Avevamo appena finito il tour, siamo andati a Londra, nella fattoria di questi amici, era mattina, la mia compagna dormiva, il mio amico lavorava e io mi stavo lavando la faccia quando… mi sono rasato i capelli. Ma penso che in un certo modo sia stato liberatorio, è stato come un nuovo inizio, mi sono sentito, come dire, più pulito, e insomma, non ho idea del perché abbia ricominciato a scrivere ancora, ma è successo.
Cosa è rimasto di quel ragazzo che, per citare lei che cita i Byrds “get an electric guitar then take some time and learn how to play”?
I miei amici ti direbbero che per certi versi non sono cambiato molto, io ti direi che sono cambiato molto, nel senso che sono una fottuta rockstar (ride, ndr), questa cosa dura da almeno 30 anni ed è folle, non pensavo mai che sarebbe potuto succedere. Ed è per questo che ti dico che il motivo è "Round Here" perché Mr Jones è una grande canzone, veramente catchy e poteva essere una grande hit per un sacco di band, ma Round Here è la canzone della band degli ultimi 30 anni. Occhio, io amo Mr Jones, ma non so se può essere una canzone di cui resti fan per tutto quel tempo, ma Round Here, invece… c'è un mondo intero dentro quella canzone.
Come fa una band a sopravvivere a un tale successo? Un successo, in più, che deve molto anche a quella che, come diceva, non è la sua canzone?
Perché penso che per quanto sia grande, per quanto abbia avuto successo quell'album, quando abbiamo fatto il secondo disco non l'abbiamo fatto come il primo. Non abbiamo ripetuto niente di quello che avevamo fatto. In un certo senso abbiamo fatto esattamente le stesse cose fatte quando abbiamo scritto il primo album, ovvero scrivere le canzone che ci piacevano in quel momento e col secondo non abbiamo cercato di rifare un secondo August and Everything after after e poi un August and Everything after after after, volevamo semplicemente rifare Recovering the Satellites e il bello è che quell'album è veramente bello ed è diverso: di quell'album puoi dire tutto tranne che sia come il precedente, sono veramente diversi e la stessa cosa vale per This Desert Life e così in seguito, abbiamo sempre fatto quello che volevamo fare e cercato di farlo nella maniera migliore possibile, senza cercare di ricatturare nulla, benché nel tempo spesso ci abbiano detto che c'era qualcosa in un altro album di August, che si sentiva e cose così, io ho sempre detto: "Ok, anche se non è così". Io ami quell'album, amo tutti gli album che abbiamo fatto, e l'abbiamo sempre fatto con passione, ispirazione, che li si ami o li si odi non abbiamo mai cercato di rifare qualcosa come in passato.
Le mancano i live?
Sì, e presto faremo un tour, ma voglio assicurarmi che sia al sicuro, non per noi, noi stiamo bene, siamo vaccinati, ma ho paura per il pubblico, sono ancora preoccupato. Comunque mi manca, certo, ma sto bene, ci sono sempre state parti differenti delle nostre vite e sono sempre completamente dentro a ciascuna di esse: se sto scrivendo, sto scrivendo, se sto registrando idem, e così con il tour e nel mezzo non penso mai a cosa non sto facendo, perché ci sono sempre cose da fare.