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“ConVoi” è il nuovo disco di Claudio Baglioni, a 45 anni dal debutto

Esce l’ultima creatura discografica del cantautore romano, ancora molto ispirato, ma decisamente disilluso verso il futuro. Dice di aver pensato di lasciare, parla di O’Scià, poi dei talent e del degrado della tv: “Siamo tutti un po’ colpevoli”.
A cura di Andrea Parrella
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Claudio Baglioni conclude il suo percorso per l'ultimo lavoro discografico ConVoi, lì dove qualcuno comincia, ovvero con la pubblicazione del disco. L'operazione che il cantautore romano ha infatti portato a termine è un'opera carica di fatica, impegno, sentimento, predisposizione al miglioramento. Ma forse anche della sana tristezza, scoraggiamento per il presente e il futuro, che pare non previsto. Claudio Baglioni, che ha dovuto rinviare parte del tour per un problema alle corde vocali, in ConVoi raccoglie in un unico disco i singoli lanciati uno per uno sul mercato da maggio in poi. Un lavoro che lui definisce logorante, visto che ha costretto ogni volta a fare meglio del singolo precedente "ad alzare l'asticella".

La presentazione del suo ultimo lavoro avviene in quell'albergo di Roma dove 45 anni fa lanciò il lato del suo primo 45 giri, quello che poi lo proiettò verso una carriera brillante, sino ad oggi: "Signora Lia". E' il primo disco di inediti dal 2003 ad oggi, anche se non pare vero. All'Ansa dichiara:

Ho firmato il mio primo contratto con la casa discografica per la quale, nonostante le trasformazioni aziendali, lavoro ancora oggi. Parlare di ConVoi mi fa sentire come allora, quando non mi rendevo ancora bene conto di cosa fosse il mio lavoro. Mi trovo a parlare di un album che non è nato come tale ma come un progetto diverso, di brani composti e messi nel circuito digitale uno dopo l'altro seguendo un percorso che è stato una vera e propria sfida. Devo ammettere che quando si vive una carriera lunga è inevitabile preparare il passo d'addio: dopo che avevo rielaborato ‘Questo piccolo grande amore' avevo pensato di lasciare senza troppi piagnistei

Sembra quindi un ritorno, ma un ritorno che lascia aperta la possibilità di un immediato ritiro, se non altro per il senso di disillusione che alberga nell'uomo Baglioni, e che traspare da tutte le interviste più recenti. Tutto ciò nonostante abbandonare il palco gli risulti una cosa estremamente difficile e complessa, quasi inaccettabile per un artista che è lì, a breve distanza, dal compiere cinquant'anni di carriera. ConVoi è un prodotto discografico privo di gigantismo, come dice lui. Anzi, il labor limae è stata l'operazione alla base di tutto il lavoro, lesinare sul numero dei musicisti ha aiutato a conferire al disco un aspetto più asciutto, meno ridondante.

Claudio Baglioni inoltre spende anche delle parole per O' Scià, la manifestazione a Lampedusa che per dieci anni lui ha organizzato, avvalendosi della partecipazione di molti artisti, e che quest'anno, per la prima volta, non è andata in scena (ne parlammo a luglio). Proprio quest'anno, in cui il problema degli sbarchi è divenuto di interesse comune, quotidianamente riproposto dall'agenda politica e dalle televisioni. Ma anche in questo senso Claudio Baglioni si dice totalmente scoraggiato dalla risposta percepita da parte della politica attiva: "Come artista sono più che felice di quanto è stato fatto a Lampedusa, ma come cittadino sono scoraggiato. Il problema dell'immigrazione è stato affrontato molto male e nessuno se n'è occupato seriamente. È inutile accusare l'Europa quando non si sa cosa fare. Temo che le cose resteranno così come sono: ci siamo abituati ai 900 milioni di esseri umani che nel mondo muoiono di fame e alle guerre che non hanno mai un responsabile. Ho paura che ci abitueremo anche a questo".

Infine anche per quanto concerne la situazione musicale e televisiva italiana il Baglioni uomo e cantante non può fare a meno di esprimere il suo sconforto, senza tuttavia esimersi da colpe attribuibili anche a lui, come sul giudizio sull'incrocio tra le due forme di intrattenimento nella concezione del talent show: "Premesso che siamo tutti in contraddizione perchè la maggior parte di noi cantanti va ospite nei talent, quello che non mi piace è la tendenza all'omologazione degli interpreti, la poca importanza che si dà alla composizione e il fatto che i concorrenti ruotino di anno in anno. Per quanto riguarda l'altra tv, ormai siamo diventati il popolo del medley, ammalati del passato e di reducismo. Il bello è che la colpa è anche mia perché sono stato il primo con Fabio Fazio ad ‘Anima Mia' a riportare in tv questo tipo di nostalgia".

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