Concertone: un milione a Roma. Pelù: “Renzi boy scout di Licio Gelli”
Gli organizzatori del Concertone romano del primo maggio hanno annunciato quasi un milione di spettatori per questa edizione 2014 dell'evento che ogni anno è organizzato dai Sindacati per la Festa dei lavoratori e condotto dall'attore Edoardo Leo e la giornalista Francesca Barra. Un concerto che continua ad essere un punto di riferimento, anche se non è più l'unico grande evento del giorno, visto che da un paio d'anni, soprattutto Taranto, ne insidia il primato soprattutto a livello di line up, più che di numeri (gli organizzatori hanno annunciato circa centomila persone in piazza). Ma "il primo maggio è di tutti", come ricordava Roy Paci, uno dei direttori artistici dell'evento pugliese, ai microfoni di Fanpage proprio un paio di giorni fa e forse è giusto così. Intanto sono stati molti gli ospiti che hanno calcato il palco di Piazza San Giovanni, alternando musica e messaggi politici. Dai Modena City Ramblers che ricordano Impastato a Levante, passando per Francesco Di Bella che comincia con una cover di Sixto Rodriguez, poi "L'unica" dei Perturbazione, Riccardo Sinigallia, Brunori Sas, Tiromancino, Clementino e Rocco Hunt che monopolizzano il palco per un'oretta di rap campano e Piero Pelù.
Le critiche di Piero Pelù a Matteo Renzi
Proprio le dichiarazioni di quest'ultimo hanno fatto molto discutere: quello del leader dei Litfiba, infatti, è stato un attacco frontale al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ex sindaco di Firenze, città natale del rocker, che non perde occasione, da qualche mese a questa parte, di attaccare il leader del PD che ieri ha definito "il non eletto, ovvero il boy scout di Licio Gelli: deve capire che in Italia abbiamo un nemico interno, la disoccupazione, la corruzione, il voto di scambio, la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra. La nostra è una guerra interna, il nemico è dentro di noi, forse siamo noi stessi". Ma per la par condicio, Pelù se la prende anche con Giovanardi, per scagliarsi contro la guerra e afferma: "gli unici cannoni che ammetto sono quelli che dovrebbe fumarsi Carlo Giovanardi".
Parole forti quelle del cantanti, venute durante una giornata che ha avuto parole di difesa, ovviamente verso il lavoro e i lavoratori, per cui c'è stato anche un minuto di silenzio e i pensieri di cantanti e testimonial. Rocco Hunt, ad esempio, ricorda il nonno: "Per lui, operatore ecologico, era l'unico giorno di svago. Ricordo che dalla sera prima preparava la colazione per tutto il pullman che veniva a manifestare proprio qui a Roma" e un po' fa da ponte con Taranto: "Per quello che faccio, per le storie che racconto, forse sarebbe stato più giusto essere a Taranto. Se avessi potuto sdoppiarmi avrei cantato sia qui a Roma che lì".
Susanna Camusso: "Rome resta il punto di partenza"
Anche Susanna Camusso, segretario generale della CGIL, ha detto la sua – lei che, l'anno scorso, definì l'evento "datato" – sottolineando come per lei, nonostante il proliferare di commemorazioni, sia quello romano il punto di partenza: "Negli ultimi anni era venuto un po' meno il senso di questo evento: troppa, troppa musica. Ma non è questo il nostro ruolo, quello che stiamo recuperando è la costruzione di una relazione. Il nostro deve essere un messaggio di presenza. Stiamo tornando all'antico, a parlare di storie e di lavoro".
Un Concertone che seppur raccogliendo tantissima gente pare avere un po' il freno a mano tirato, nonostante i tanti generi e le esperienze che si sono alternati sul palco, dal folk, al rock fino al rap, grande protagonista dopo il no dello scorso anno a Fibri Fibra che scatenò enormi polemiche. Insomma, un Concertone di cui non ci si può lamentare, ma che non ha avuto la spinta che ci si aspetta da un evento così importante, con i momenti migliori affidati ai singoli. Chissà, forse la concorrenza aiuterà in futuro a dare nuova linfa al progetto.