Claudio Cecchetto cerca ancora talenti, ma lo fa sul web: “Il mio festival che affianca Sanremo”
Se si dice Cecchetto si dice scouting. Fiorello, Amadeus, Jovanotti, 883, Dj Francesco, Gerry Scotti, insomma, l'elenco dei personaggi famosi scoperti da Claudio Cecchetto è lunghissima e praticamente da anni accompagna gli italiani, per mano, nella musica e nella televisione nazionale. Dj, produttore, fondatore di radio deejay e radio capital, praticamente Cecchetto è un pezzo importante della Storia culturale del nostro Paese e nonostante negli anni la discografia sia cambiata completamente lui continua a guardare avanti cercando quelli che saranno i famosi del futuro. E ovviamente non potevano che essere le varie diramazioni del web il serbatoio in cui Cecchetto sta cercando la voce del futuro. per farlo ha messo su un Festival, il Festivalweb – che nella grafica mescola Radio deejay al Festivalbar, che si terrà dal 2 al 4 marzo – contemporaneamente al Festival di Sanremo – e che ha come obiettivo quello di portare ad esibirsi voci nuove della musica italiana. In attesa del cast completo, Cecchetto ha annunciato i primi 12 nomi che cercherà di portare sul palco per contendersi questa prima edizione: 4 Calamano, Aaron Cenere, Amedeo Preziosi, le gemelle Letizia e Isabella in arte Calia, Comakema, Cubi Rossi, Daniel Cosmic, Ferdinando Riontino, Laura Paterni, Manfredi Simonetti, Mattewh e Olly.
Siamo nel 2021 e tu sei ancora alla scoperta di nuovi talenti: è un caso che è il festivalweb si terrà nei giorni sanremesi?
Non è un caso perché approfitto del fatto che alla fine siamo sempre noi: da una parte, nel Transatlantico Sanremo ci sono Amadeus e Fiorello, da quest'altra parte ci sono io quindi praticamente la famiglia è la stessa. Si dà la possibilità, così, non solo a quelli scelti dalla commissione artistica di Sanremo, ma anche ad altri, di farsi notare e approfitto di queste date per cercare di dare un po' più di visibilità per questi ragazzi.
Quindi non nasce in contrasto?
No, no, è parallelo, sarebbe una pazzia farla in antitesi. Anche se la mia produzione non è fatta su Instagram, ma è una produzione vera e propria organizzata al Fabrique di Milano, diciamo che si affianca a Sanremo, a dimostrazione che in Italia non esistono solo quei 30 artisti ma ce ne sono altri. Anzi, spero con questa rassegna di dare il via a una specie di abitudine per cui questa settimana di Sanremo diventi una settimana dei festival, la settimana della musica, così che anche in futuro qualcun altro approfitti della settimana in cui l'argomento principale è la musica, per organizzare qualcosa.
Negli anni ci sono stati tanti antifestival, infatti…
Sì, ma non hanno mai funzionato perché è impossibile andare contro Sanremo, vedevo Festival pensati per quelli che non sono andati al Festival: ma se non li hanno presi al Festival che li prendi a fare tu? Poi io non ho mai fatto niente contro, al massimo qualcosa da affiancare, non mi piace, per esempio, la gente contro i talent, i talent ci sono, inventati qualche altra cosa.
Come nasce l'idea del festivalweb e come organizzi la selezione?
Come al solito, lavorando alla mia maniera. Quando fondai Radio Deejay, per esempio, non aspettavo il mercato discografico, ero io che andavo a cercare i dischi da mettere, andavo in Inghilterra a cercare cose nuove e infatti successivamente hanno pubblicato la maggior parte degli artisti che avevamo trasmesso. E la stessa cosa la sto facendo adesso, io non aspetto quello che propone la discografia ma vado a cercarmelo nel web, il web è la mia Inghilterra dei tempi. Oggi ci sono tanti talent show alla ricerca di artisti, ma alla fine l'anno successivo cercano altri talenti e l'anno dopo altri ancora, ma quelli scoperti l'anno prima che fine fanno? I ragazzi vanno seguiti, se scopri un talento non puoi abbandonarlo per cercarne altri, per questo ho pensato di dare spazio a quelli che in qualche maniera hanno avuto un minimo di successo.
Hai attraversato tante ere, hai visto fasti, caduta e ritorno della discografia, come fai scouting in questo momento: usi Youtube, TikTok, hai collaboratori?
Ho i figli (ride, ndr). Per fortuna sono dei percorsi che puoi fare col web, che ti segnala gli artisti simili o quelli che hanno quel sound, quindi parto dalle segnalazioni dei miei figli e do retta alle visualizzazioni, ma neanche tanto. È chiaro che se vedo 3 visualizzazioni in sei mesi non è che vengo io e ti scopro, ma è divertente ascoltare la musica, i dischi, e anche quando ascoltavo la musica brutta ero contento perché alla fine avevo scoperto che era brutta.
Cosa stai scoprendo di nuovo in questi anni?
Sai, cose veramente nuove non esistono, esistono delle declinazioni di cose già sentite. Penso sempre che nella musica non ci sia nulla da inventare, ma si può migliorare ciò che è stato fatto in passato – è chiaro che adesso se vuoi migliorare i Led Zeppelin è un casino – ma il bello di oggi è ci sono più strumenti rispetto a una volta. In questi anni, per esempio, c'è un ritorno alla musica del passato, ma proprio per creare delle ispirazioni, meno male: parti da quello, non è che c'è un revival, c'è una riscoperta degli anni 80 come lezione per arrivare alla musica del futuro. Poi per la musica è sempre più difficile trovare cose belle perché le hanno già fatte.
E quand'è che una cosa ti sorprende?
Oggi mi sorprende il modo in cui un artista interpreta la musica, per dire, adesso è importante il video: una volta ti bastava ascoltare il pezzo per capire se c'era il pezzo o no, adesso hai bisogno di vedere anche lui o lei e sentirlo parlare perché non puoi prescindere dal video, devono farsi capire, farsi conoscere anche quando mi mandano materiale nuovo.
In effetti tanti tra i giovanissimi cantanti hanno vari talenti, cantano, ma sono creativi anche in maniera più ampia, specie a livello video, come dicevi.
Diciamo che la musica viene scelta perché ha una caratteristica precipua, ormai si diventa star solo nella musica e nel cinema, per il resto diventi molto popolare, ma non star. Prendi la televisione: l'unica eccezione è Fiorello, il numero uno, sinonimo di showman. La musica ha ancora un fascino enorme, anche visto da chi fa l'imprenditore e ha milioni: prendi Jovanotti, che è l'artista, ha la musica come core business, ma è un comunicatore, è pittore, è attore, è tutto. È logico che le caratteristiche del cantante sono quelle che ti aiutano a diventare più famoso, ma devi saperlo fare.
L'idea del festival è quello di poterne fare un appuntamento fisso, quindi, giusto?
Sì, quello che dico scherzando è che una volta c'era il Festivalbar, ora spero che ci sia il Festivalweb.
Però solitamente al Festivalbar lo ricordiamo come evento estivo, voi lo farete a inizio marzo, in parallelo col festival, appunto.
Sì, dicevo come attitudine. Da Sanremo ci differenzia anche il fatto che quello è il Festival della canzone, io invece vorrei che fosse il festival del talento, vorrei che uno si presentasse nella sua versione migliore: se hai fatto un bel singolo lo scorso anno, vieni e presentalo, comincia a farlo così.
In quanti talent ti hanno cercato in questi anni?
Beh, soprattutto all'inizio, mi cercò X Factor, ma è un po' come se un amministratore delegato chiamasse un altro amministratore delegato, ci sono già io.
Cos'è Sanremo per te?
Io sono affezionato al festival, è la mia nascita artistica. Ne ho fatti tre e grazie al festival sono diventato molto popolare; quest'anno è il quarantennale del Gioca Jouer, per cui devo ringraziare Gianni Ravera che ha voluto che diventasse la sigla. Pensa, tre sere di festival con 20-25 milioni di spettatori, senza essere in gara, quindi senza sentirne la tensione, è stato il massimo della vita. A Sanremo sono affezionato, per quello quando qualcuno parla di controfestival mi fa ridere, anzi ho imparato delle cose da un grande organizzatore come Ravera. Ricordo una sua frase che mi fece sorridere ma ogni tanto mi torna in mente, quando gli chiesi "Gianni, ma perché c'è quello? Non mi piace" e lui mi liquidò dicendomi "Ci vogliono anche quelli che perdono".