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Chi è Leon Faun, tra il rap fantasy di “Gaia”, “Occhi lucidi” e l’Ep con tha Supreme

Leon Faun è una delle espressioni più variegate dell’immaginario hip hop nazionale, un concentrato di tecnica e filoni narrativi che piano piano sta attraendo sempre di più gli appassionati del genere. Tra racconti che intrecciano mitologia greca e fantasy, Leon Faun si sta ritagliando sempre di più uno spazio nella scena grazie a singoli come “Gaia” e “Occhi lucidi” e l’amicizia con tha Supreme.
A cura di Vincenzo Nasto
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Leon Faun
Leon Faun

Leon Faun è una delle espressioni più variegate dell’immaginario hip hop nazionale, un concentrato di tecnica e filoni narrativi che piano piano sta attraendo sempre di più gli appassionati del genere. Tra racconti che intrecciano mitologia greca e fantasy, Leòn de la Vallée, vero nome di Leon Faun si sta ritagliando sempre di più uno spazio nella scena, soprattutto dopo l’uscita nel 2020 di brani come “Gaia”, “La follia non ha età” e “Occhi lucidi”. Ma non è finita qui, perché la musica è solo un ritaglio della sua espressione artistica, che spiega le vele anche nella recitazione, con la partecipazione, da comparsa, in “Zeta” di Cosimo Alemà, e adesso, da protagonista, in “La terra dei figli” di Claudio Cupellini, con la partecipazione di Valeria Golino e Valerio Mastandrea.

Il successo di Occhi Lucidi

Solo pochi giorni fa Leon Faun ha pubblicato il suo ultimo brano "Occhi Lucidi", diventato virale dopo poche ore, anche grazie all'interpretazione del giovane artista nel video ufficiale. Il singolo, che per adesso ha raccolto più di 35omila visualizzazioni, racconta una storia d'amore ormai finita, ma che continua a influenzare l'artista nel modo in cui empatizza col mondo e tutte le sue storie. "Volano fiabe nella testa, resta la stessa storia di sempre, mentre lì a Gaia la noia, del resto non tutte quante le storie son belle" sono le parole che Leon Faun utilizza per descrivere il modo in cui sembra essere terminata la relazione, l'appassirsi delle emozioni che nel video vengono tradotte attraverso le immagini del rapper che si sfoga raffigurato in un quadro. Il brano conferma le doti vocali di Leon Faun, che come nella recitazione, raggiungono il loro apice quando estremizza il suo tono. Un continuo ritorno al mondo della magia, che riesce a unire le immagini alle sue espressioni vocali.

Da Gaia alla collaborazione con Izi

“E mi riprendo Gaia, Gaia, la riadatto tutta stile Narnia, scrivo un brano che sembra una fiaba, un po' mi garba, la riattivo all'alba, mente pentagramma”. Si può capire già dal ritornello di “Gaia”, invece, brano pubblicato lo scorso marzo, l’universo narrativo in cui Leon Faun ci vuole trasportare in ogni suo racconto. Il rapper, classe 2001 di Roma, è una delle scoperte del 2020 nel rap game nazionale, tra il successo di brani come “Oh cacchio” e “La follia non età”, e la sua partecipazione nel disco “Riot” di Izi, nella traccia “Flop”. Una figura cresciuta attraverso le pubblicazioni su Youtube negli anni, che gli hanno consentito di esprimersi su palcoscenici come quello di Real Talk, che ha raccolto più di 600mila visualizzazioni in una settimana. Ma è sbagliato pensare che Leon Faun sia nuovo alle dinamiche della musica, come a quelle dell’espressione artistica, un talento ereditato anche dai geni di famiglia, con una famiglia attiva nel settore teatrale.

Un progetto con tha Supreme

Come abbiamo affermato, Leon Faun è solo un passo del processo di sviluppo del rapper che negli anni ha collaborato il suo produttore Duffy all’elaborazione di uno stile che si allontanasse dai suoni canonici italiani e si concentrasse, piuttosto, su tutte le possibili estrosità vocali. In pochi hanno seguito i passi del giovane artista romano, anzi negli ultimi anni sembra esserci stato solo un esempio simile: tha Supreme. Stessa terra di provenienza, e non sorprende che i due si siano incrociati musicalmente, come in “Endless Ep”. Il progetto che coinvolge anche Duffy ai beat, vede la mano di tha Supreme nelle produzioni. Tutto nato da un incontro fortuito a un McDonald al secondo anno di liceo, che ha portato alla pubblicazione nel 2019 del progetto di quattro tracce. Tutto molto sperimentale, ma che già dava un assaggio di quanto l’elasticità dei due artisti avrebbe potuto essere la loro fortuna.

La passione per il cinema

Una propensione all’espressione che ha portato Leon Faun anche a cimentarsi con il cinema, anche grazie alla partecipazione dei genitori nel complesso e diramato mondo del teatro italiano. La prima volta da comparsa, quando sul set di “Zeta” di Cosimo Alemà, si ritrova a osservare da vicino la sfida di freestyle tra Izi ed Ensi, una delle scene cinematografiche che ha fotografato meglio allora l’evoluzione dell’hip hop italiano. Solo la pandemia ha potuto fermare il prossimo progetto cinematografico, che lo vedrà protagonista in “La terra dei figli”, una storia tratta dal fumetto di Gipi e con regia di Claudio Cupellini. Nella produzione anche Valeria Golino e Valerio Mastandrea, una prova di recitazione da protagonista che potrebbe portarlo ancora più su, confermando anche la tendenza di parallelo riconoscimento tra il cinema italiano e la scena rap nazionale, come sottolineato anche dalla prossima pellicola di Tedua con Michele Placido.

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