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Chassol, l’arte di unire musica e immagini: “Miles Davis ha fatto tutto, quindi siamo liberi”

Christophe Chassol è un artista francese che orchestra ciò che vede intorno a lui, in una formula che mescola i generi unendo jazz, elettronica, classica, hip hop, per uno spettacolo live che è incredibile per suoni, immagini e ricchezza.
A cura di Francesco Raiola
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Chassol
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Quando ho chiesto a Christophe Chassol di fare due chiacchiere sullo spettacolo che avevo appena visto ho dovuto chiedergli se gli andasse di farlo con chi praticamente non lo conosceva prima di vedere il suo live al Festival Ethnos. È stato il primo artista a cui stavo per fare qualche domande senza praticamente conoscerlo, se non le info base da un comunicato stampa. Non c'era un'intervista concordata, niente, solo una chiacchierata tra Tahar Ben Jelloun e Valerio Corzani avvenuta in precedenza e questo concerto che per ragioni personali – poi saltati – non era previsto. Invece, col senno di poi, sarebbe stata un'assenza che mi avrebbe tolto un'ora di musica e immagini intensissima, perché quello di Chassol è uno spettacolo che inchioda lo sguardo : il suo mescolare jazz, classica, hip hop, rock al suono della natura, la capacità di creare ritmo da frasi di martinicani ripetute in loop, o di musicare le parole di persone intervistate, prendere il canto di un uccello e renderlo funzionale al discorso musicale lo rende una delle cose più interessanti viste in questi ultimi anni. Chassol (piano, synth, voce) e Mathieu alla batteria, stanchi, con la musica a palla anche nel backstage, ma contenti, hanno accettato di rispondere a qualche curiosità.

Ciao, senti, prima di cominciare devo ammetterti una cosa: la mia principale conoscenza della tua musica, a parte qualcosa ascoltata in streaming, viene da questa serata. Posso farti comunque qualche domanda?

[ride, ndr] Ma certo.

Partiamo dalle immagini, che sono fondamentali nel vostro percorso…

Lo schermo è il terzo musicista, infatti…

Appunto, come costruite questa unione tra immagini e musica?

Una persona nasce, ha due genitori, questi hanno una cultura, gli fanno frequentare certi ambienti, gli fanno fare della musica o no, insomma io e Mathieu siamo della Martinica in un momento della vita mi sono detto che dovevo riunirmi alla Martinica e così sono andato a filmare il Carnevale che fanno là e che non avevo mai visto. Volevo filmare la natura, gli uccelli, la lingua creola e poi il carnevale, appunto, ovvero quel momento in cui tutto si capovolge: gli uomini si trasformano in donne, la gente impazzisce. Era il 2014 e tornai con alcune immagini, le ho guardate, ho scritto la musica e ho dato una struttura, e a quel punto mi sono detto: ‘Questa può andare in questa immagine che ho filmato', quindi le ho selezionate, ho estratto i loro suoni, ho tolto le melodie, e dal momento che gli uccelli cantano, la natura emette dei suoni li ho fatti rientrare in una suite che avevo già composto, inserendole, facendogliele entrare, cambiando la tonalità…

Abbiamo detto dell'importanza delle immagini e forse la dimensione migliore per ascoltarvi è quella live. Qual è la differenza con l'ascolto in streaming o su cd, per esempio?

Beh, sai, io esco per un'etichetta che mi ha permesso di pubblicare questo genere di musica e, insomma, allo stesso tempo pubblichiamo un disco, un dvd, una card per scaricare il film, e le persone, quindi, a volte conoscono fin da principio la musica, il film e dopo ascoltano la musica da sé, quindi tutto è possibile come cammino di conoscenza, ma se non conosci che la musica, senza avere idea delle immagini, tu te le fabbrichi. Per me è interessante perché quando ascoltiamo della musica vediamo, per forza, delle immagini. Guarda: non c'è suono senza immagini e non ci sono immagini là dove non c'è suono. Per esempio, se metti muto alla tv, non c'è più alcun suono, ma c'è comunque il rumore di ciò che hai attorno, quindi nella propria vita ogni immagine è legata a un suono, anche se hai messo muto. Quello che voglio dire è che non esiste prima l'immagine e poi la musica, per esempio, o il contrario, ma è una cosa unita.

Qual è, quindi, per voi il concetto di contaminazione?

Guarda, il XX secolo è molto ricco, abbiamo molte cose, c'è il postmodernismo e poi ci sono tantissime persone che hanno fatto cose con il video dagli anni 60, 70, 80, mescolarli ad altro. Tutto ciò è semplicemente il mezzo che abbiamo all'epoca in cui viviamo, per dire: abbiamo i computer che ci permettono di manipolare suoni e immagini, è tutto più semplice per la nostra generazione, ma questo non era possibile negli anni 80, oggi è più semplice mescolare i generi. Prendi il jazz rock di Miles Davis, lui aveva fatto già tutto ciò di cui abbiamo bisogno, un po' come Duchamp, Johnny Cage, quindi hai il diritto di fare quello che vuoi.

Qual è il vostro sostrato musicale?

Mathieu: Io vengo un po' più dall'hip hop, poi mi sono avvicinato al jazz, ma direi l'hip hop, il mio ruolo è quello di creare dei beat sull'armonizzazione di Chassol. Del post hip hop (lo imitano con la bocca).

Christophe: Sai, veniamo da quel posto in cui hai il diritto di fare ciò che vuoi: è arrivato Youtube e oggi puoi fare quello che ti pare. Io ho un background jazz e classico e quest'ultimo ti permette di suonare differentemente ogni volta. C'è un canovaccio in quello che facciamo ma puoi suonarlo, ogni sera, in maniera differente.

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