Chadia Rodriguez canta le Donne che odiano le donne: “Solo aiutandoci avremo un futuro migliore”
Non c'è dubbio che la direzione artistica di Chadia Rodriguez stia pian piano prendendo una strada diversa da quella da cui era cominciata. O, almeno, c'è una strada parallela che la rapper ha intrapreso e che ha un afflato sociale, che dopo il bodyshaming e l'hating online adesso fissa il proprio occhio sulla questione della sorellanza o della mancanza di essa. Il titolo dell'ultimo singolo di Chadia Rodriguez, "Donne che odiano le donne" nasce dall'esperienza personale della cantante che nel suo passato recente è stata vittima e artefice di dissing e che sicuramente ha ricevuto un'accoglienza non sempre favorevole specie dalle colleghe. Di questa avversità, della canzone, ma anche del suo ruolo all'interno del rapgame ne ha parlato in una chiacchierata
"‘Donne che si guardano come tigri allo zoo' è una frase tosta specie in un testo che, appunto, parla di ‘Donne che odiano le donne'", no?
L'idea che mi danno alcune donne è che, nel momento in cui un'altra donna spacca, diventano quasi bestie, però devo dire che ci sono tante tigri che mi hanno accettata nel branco e mi hanno resa una di loro.
Come nasce questo singolo?
La canzone, ma proprio il titolo, è stata un'idea che mi è venuta in mente dopo vari dissing e varie situazioni che si sono create e anche vari scenari a cui ho partecipato e che, insomma, mi hanno colpita.
In quale direzione sta andando questo progetto arrivato al secondo capitolo dopo "Bella così"?
Quello che voglio fare con la musica è parlare di tutti quei temi che vengono ignorati e sinceramente mi sono anche rotta le scatole, è arrivato il momento di parlare. "Bella così" è stato il primo tassello, "Donne che odiano le donne" è il secondo e sicuramente il terzo sarà quello di appoggiarci a delle Onlus che potrebbero darci la possibilità di aiutare donne e uomini che hanno bisogno di aiuto.
Come nascono i tuoi test? Ricorre spesso il tema dei rapporti complessi con le donne…
Il testo è nato dopo il ritornello di Erica Lei, da lì è nata l'ispirazione. Sicuramente parlare di mia madre mi ha dato anche un modo di rapportarmi diversamente con lei e con le altre donne che mi circondano.
La collaborazione con Erika Lei è un modo per dimostrare vicinanza tra donne?
Diciamo di sì, a ‘sto giro ho voluto dare la possibilità a una ragazza come Erika, che non è molto conosciuta, di dare voce a quello a cui volevo dar voce anche io. È stata un'unione abbastanza facile, in più Erika fa parte della nostra etichetta, Yalla Movement, quindi è stato semplice.
"La musica mi ha dato tutto ed io sto ringraziando senza inganno e senza trucco". Chi sarebbe Chadia, oggi, senza musica?
Oltre l'indipendenza, oltre la crescita personale, la musica mi ha dato dei grandissimi principi e un rispetto anche con le persone che mi danno la possibilità di dare musica e a tutti voi che ci date la possibilità di portare qualcosa in più nel mondo, chiedendoci di mostrare un po' com'è il nostro.
L'impressione è che spesso la tua musica nasca da una delusione. C'è una sorta di disincanto o è un caso?
Più che un caso è proprio la voglia di voler parlare di tutti questi argomenti. Basta dire che tantissime cose sono tabù! Basta dire che le persone non stanno male! Basta far finta che le persone non muoiano! Bisogna rendersi conto che solamente aiutandosi potremmo avere un futuro migliore, noi siamo gli adulti del domani quindi se non iniziamo da noi come possiamo dare alle nuove generazioni di fare meglio di noi.
Com'è stato vissuto all'interno dell'ambiente questo tuo cambio d'immaginario?
Penso che non sia stato accettato, come non è stato accettato il mio arrivo nella scena, però mi ricordo anche quando venni qua (a Fanpage.it, ndr) la prima volta e non avrei mai pensato di tornare dopo anni e continuare a portare in giro per il mondo la mia musica. Diciamo che la crescita spaventa, non solo me ma anche le persone che ci circondano, ma bisogna capire che a un certo punto non si è più ragazzini e bisogna svegliarsi.
Il tuo ingresso nel mondo del rap ha portato una scossa della visione femminile. È servito quell'inizio più diretto per proseguire poi su questa strada?
Sì, quello sì, sicuramente non avrei mai potuto far uscire dei singoli come "Bella così" o "Donne che odiano le donne" subito, all'inizio dovevo farmi conoscere e penso di averlo fatto nel modo giusto, sicuramente il mio essere un po' sfacciata non è sempre accettato però io ci sono entrata a gamba tesa.
Con la partecipazione di Vincenzo Nasto