Cesare Cremonini racconta la schizofrenia e come l’ha affrontata: “Avevo un mostro dentro di me”
Cesare Cremonini ha raccontato cosa significa avere dentro di sé una figura estranea. In un'intervista al Corriere della Sera, infatti, uno dei cantanti pop più amati del Paese ha parlato della propria schizofrenia, a cui deve il nome il suo ultimo libro "Let them talk", "lasciali parlare" che è quello che gli disse il suo psichiatra quando il cantante gli spiegò che continuava a sentire alcune voci dentro di sé: "lasciali parlare". E proprio la schizofrenia, in qualche modo, è stato motore per la scrittura di una delle sue canzoni più amate, un instant classic del pop nazionale, "‘Nessuno vuol essere Robin', per la quale ho rischiato la vita. Come mi disse lo psichiatra: una pallottola mi ha sfiorato".
Come ha scoperto di essere schizofrenico
Il cantante bolognese ha spiegato così quello che ha vissuto: "La sensazione fisica di avere dentro di me una figura a me estranea. Quasi ogni giorno, sempre più spesso, sentivo un mostro premere contro il petto, salire alla gola. Mi pareva quasi di vederlo. E lo psichiatra me lo fece vedere" e a questo punto il cantante ha spiegato com'era fatto ("Braccia corte e appuntite, gambe ruvide e pelose"), insomma, la diagnosi era schizofrenia, una cosa che, spiega, era nel Dna ma che derivò anche da due anni di ossessione per la musica, una cosa che lo portò a chiudersi in casa, mangiare male e ingrassare. Una condizione da cui uscì solo quando capì ciò che lo faceva stare meglio: camminare, e così i sentieri di collina sono diventati un appiglio a cui aggrapparsi.
Il successo e gli amori
Nell'intervista Cremonini parla anche della sua passione per la musica, del pianoforte a sei anni e di come dopo due anni suonava Mozart, Chopin, Beethoven, maneggiando sentimenti che ancora non conosceva. Poi, giovanissimo, il successo incredibile con i Lunapop, quando il mercato musicale era un'altra cosa rispetto a quello di oggi, c'era una generazione musicale completamente diversa da quella dei cantautori a cui talvolta si rifaceva, e anche un concetto di showbiz e fama diversa da oggi, così scrisse "clown" come lavoro sulla carta d'identità, perché "solo un pagliaccio poteva sopravvivere a un cambiamento così grande". Poi gli amori, quelli che lo distrussero, quelli un po' folli come quello con Malika Ayane, con cui oggi è amico, e l'amore di oggi, maturo: "ho capito che gli amori finiti si superano quando non è più necessario dimenticarli, ma vai avanti portando con te il ricordo della persona che hai amato".