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Capossela produce La Banda della Posta, tra mazurke, polke e quadriglie

Capossela torna nel suo paese per produrre La banda della posta, ovvero un gruppo di musica popolare che lo accompagna nelle sue estati campano/lucane. L’album che spazierà tra polke, mazurke, valzer e fox trot esce oggi e sarà protagonista ad agosto, del festival estivo “Calitrisponfest”
A cura di Francesco Raiola
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Calitri è un piccolo paese della valle dell'Ofanto, in provincia di Avellino, al confine tra Campania e Basilicata in mezzo al verde e con un bellissimo centro storico. Noto agli amanti della musica per essere il paese (uno dei due, assieme a Bisaccia) di Vinicio Capossela che non è difficile incontrare in vacanza nel periodo estivo. Spesso, infatti, lo si può trovare di sera a improvvisare suonate e canti assieme a una vera e propria banda di anziani baldanzosi e muniti di strumenti a eseguire canzoni tipiche del posto. La prima volta che li vidi assieme erano al Formicoso per una serata in difesa di quell'altopiano in cui volevano costruire una discarica. Un concerto all'aperto, in mezzo al verde, fatto solamente di canzoni del posto. Inutile aspettarsi pezzi storici del compositore campano che, per l'occasione, aveva deciso di dedicarsi solo a un repertorio folk, riprendendo i canti tipici (con tanto di intervento sul palco di "Ciccillo", chiaramente) e cantando uno dei suoi idoli, quel Matteo Salvatore purtroppo sconosciuto ai più.

Per l'occasione Capossela portò sul palco proprio loro, i "ragazzi" della Banda della Posta, ovvero questi anziani calitrani che usavano ritrovarsi davanti la Posta del paese in attesa della pensione, il cui arrivo festeggiavano suonando, appunto: "A Calitri, in alta Irpinia, qualche anno fa, un gruppo di anziani suonatori di quell'epoca aurea non priva di miseria, ha preso l'abitudine di ritrovarsi davanti alla Posta nel pomeriggio assolato – racconta Capossela -. Montavano la guardia alla Posta, per controllare l'arrivo della Pensione. Quando l'assegno arrivava, sollevati tiravano fuori gli strumenti dalle custodie e si facevano una suonata. Il loro repertorio fa alzare i piedi e la polvere e fa mettere ad ammollo le camicie sui pantaloni. Ci ricorda cose semplici e durature. Lo eseguono impassibili e solenni, dall'alto del migliaio di sposalizi in cui hanno sgranato i colpi. Per questo si sono guadagnati il nome di Banda della Posta".

De La Banda della Posta Capossela ha prodotto un album che si chiama "Primo ballo" ed esce oggi per La Cupa, con distribuzione Artist First e realizzato con la collaborazione di "Asso" Stefana e Taketo Gohara. Nessuna novità se si guarda alla discografia del cantautore che ha fatto dell'unione tra tradizione popolare e world il suo timbro, la radice da cui far nascere i suoi lavori; non a caso il suo ultimo "Rebetiko Gymnastas", non è nient'altro che la riproposizione in salsa greca (in "rebetiko" appunto) di alcuni suoi successi (più quattro inediti). E quello che si potrà ascoltare sono mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e fox trot, ovvero tutto ciò che potreste ritrovarvi a ballare nelle tante feste popolari della zona. Ma è lo "sposalizio" l'ispirazione che ha dato il la all'idea di questo disco: "Lo sposalizio è stato il corpo e il pane della comunità. Il mattone fondante della comunità. Veniva consumato con il cibo e con la musica. Questa musica che accompagnava il rito era musica umile, da ballo, adatta ad alleggerire le cannazze di maccheroni e a ‘sponzare' le camicie bianche, che finivano madide e inzuppate, come i cristiani che le indossavano. Un repertorio che era in fondo comune nell'Italia degli anni 50, '60, e che si è codificato come una specie di classico del genere in un periodo nel quale lo ‘sposalizio' è stata la principale occasione di musica, incontro e ballo".

Sarà proprio Calitri il teatro del "Calitrisponzfest", festival che si terrà dal 28 al 30 agosto basato, appunto, sullo sposalizio, per capire alcune delle ritualità proprie del posto e rendersi conto di come si passava il tempo qualche decennio fa, quando la tv non era ancora predominante nelle vite dei lucani. Saranno proprio Capossela e la Banda a chiuderlo il 30 agosto. E chissà che una volta da quelle parti non possiate scoprire un pezzo d'Italia bellissimo ma a volte troppo nascosto.

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