Bruce Springsteen parla della sua depressione: “Non importa chi sei, non t’abbandona mai”
"Sono sempre alla ricerca di qualcosa, alla ricerca del perdermi nella musica". Potrebbe essere un verso di una canzone di Bruce Springsteen o forse lo è, e vista la mole della sua produzione ce lo siamo persi, sicuramente è una delle dichiarazioni che ha rilasciato a Vanity Fair che gli ha dedicato la nuova copertina, anche in vista della pubblicazione della sua autobiografia che prende il nome dalla sua canzone più nota al mondo: "Born To Run", in uscita negli Stati Uniti. Una canzone che ne ha segnato la carriera e che, ancora oggi, è uno dei momenti più importanti dei suoi imperdibili tour, cantata a squarciagola dal pubblico intero e che nonostante sia forse quella più usurata non è mai stata denigrata, come successo ad altri gruppi che talvolta hanno rinnegato la propria hit più nota: "È ancora al centro del mio lavoro, quella canzone – ha dichiarato al mensile americano -. Quando ogni notte arriva il suo momento è sempre monumentale".
Un periodo difficile tra i 60 e i 65 anni
La lunga intervista al Boss, però, ha toccato anche altri argomenti, come, ad esempio, la sua salute. Chi lo conosce, ne conosce le performance sul palco, sa che il cantante tiene molto alla propria forma fisica e viste le 3 ore e mezza di concerto non potrebbe essere altrimenti. Tenere in piedi uno show come il suo, fatto di corsa, canto ed energia ha bisogno di un'attenzione enorme, fisica, ovviamente, ma anche di una tenuta mentale sopra la media. Eppure, nonostante le apparenze, Springsteen ha ammesso di aver passato un brutto periodo in questi ultimi anni, dai 60 ai 65 anni, circa, in cui si è acuita la depressione, di cui aveva parlato anche in "This Depression" presente nell'album del 2012 "The Wrecking Ball".
Il rapporto col padre
Il libro è stato proprio un modo per andare alle radici di quel problema e anche del complesso rapporto vissuto col padre, una sorta di autoanalisi perché "chiunque tu sia e ovunque tu vada [la depressione] non ti abbandona mai. Spesso la paragono a un'auto. Tutti i tuoi sé sono dentro e ne può entrare sempre uno nuovo, ma i vecchi non riescono mai a uscire. La cosa importante è capire chi ha le mani sul volante in ogni momento". Il padre, invece, è descritto come una sorta di Bukowski, ubriacone e non in grado di tenersi un lavoro: "Non conosci i parametri della malattia mentale della tua famiglia. Posso ammalarmi al punto da diventare un po' più come mio padre rispetto a quello che credevo possibile?" si è chiesto, spiegando anche come nella sua vita non ha mai ricevuto un "Ti voglio bene": "Il massimo era un ‘anche io'".
Il parere della moglie Patti Scialfa
A vivere appieno quel momento è stata la moglie Patti Scialfa, anche lei cantante, che ha spiegato di non sentirsi proprio a suo agio con quella parte di cui lei è una delle protagoniste: "Ma è Bruce, lui si è posto col libro allo stesso modo in cui si pone con le canzoni e molte volte comprendi quello che stai cercando di risolvere grazie al processo di scrittura".
L'operazione al collo
Negli anni scorsi il cantante ha dovuto subire un'operazione a causa di un problema che gli causava l'addormentamento della parte destra del corpo, al punto da rendergli difficile anche suonare la chitarra. I problema era un disco del collo e l'operazione ha causato l'apertura anche della gola con tanto di intervento sulle corde vocali che lo hanno obbligato a tre mesi di stop che, però, non gli hanno mai fatto pensare di fermare il tour e la scrittura.
Il prossimo album solista
Nel futuro prossimo i piani sono quelli di continuare il tour e presentare il libro con alcuni spettacoli a supporto, e c'è la volontà di uscire con un nuovo album nel 2017: "È un album solista, più di un semplice album di un cantautore".