Bob Sinclar: “Se sono aperti i ristoranti, possono riaprire anche i club”
"Potremmo ballare" è la traduzione dell'ultimo singolo di Bob Sinclar, il dj francese che ha scritto alcune delle pagine più importanti della dance mondiale. "We could be dancing" (con la collaborazione di Molly hammar)arriva dopo oltre un anno di pandemia, di discoteche chiuse o parzialmente aperte, di migliaia di lavoratori della musica senza lavoro e senza un futuro certo, né in Italia né in Francia. Pioniere della musica elettronica mondiale, tra i principali esponenti della house music tra gli 80 e i 90, fondatore della Yellow Productions che ha contribuito alla creazione del mito della French Touch, e di progetti come Africanism, a dimostrazione del sincretismo musicale di cui va fiero, nel 2005 il dj francese "a fait un carton", ha ottenuto un successo mondiale grazie a Love Generation che ha portato il suo nome anche a coloro meno avvezzi al mondo dei club. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente e Sinclar ci ha raccontato di cosa sia stato quest'anno e di cosa spera per la ripresa, parlando dell'esplosione di Love Generation ma anche di quel ragazzo che sognava di fare musica chiuso nella sua cameretta.
"We could be dancing" è il titolo per ripartire.
Lo spero, spero che le persone vogliano uscire, spero che ci sia un bel po' di gente vaccinata e che si prendano le misure necessarie affinché le persone possano ballare questa estate perché è un anno che è tutto chiuso, che ci viene detto quello che si può fare e quello che non si può fare, qui in Francia abbiamo quasi 30 milioni di vaccinati, speriamo si prendano delle iniziative a partire da luglio.
Come si ricomincia dopo un anno di inattività?
Beh, io personalmente non ho risentito di inattività, ho lavorato tutto il tempo, mi sono dato l'opportunità di fare altro, di fare delle lockdown session per 55 giorni durante la prima chiusura, le persone hanno scoperto la mia cultura musicale, in più l'estate scorsa in Italia ho fatto pure qualche date, in Sardegna, a Rimini, a Gallipoli, seppur con dei limiti di persone ho potuto lavorare. A settembre, poi, mi sono chiuso in studio e ho creato molta musica, è stato un anno molto redditizio per me. Io non resto inattivo ma ovviamente il problema non era per me, le persone vogliono andare in discoteca, la musica e i club servono per uscire nei weekend, uscire dalla quotidianità, sono importanti per l'ansia, la solitudine e per la depressione. Per questo non ho idea di quello che succederà a luglio, non sono il Governo, ma dal momento che i ristoranti sono aperti, la metro è aperta, non capisco quale sia il problema.
Come è possibile, secondo lei, visto anche la grandezza del mercato, il numero di lavoratori della musica, che ci sia stata una discrepanza così grande rispetto ad altri settori?
Come posso rispondere a questa domanda? Io non vivo nel mondo di coloro che comandano nel Paese, non viviamo nello stesso mondo, quindi non posso sapere quello che pensano. In Francia ci sono un milione di persone che lavorano nel mondo dell'Intrattenimento… Veramente non so come rispondere a questa domanda, credimi. È stato importante essere in sicurezza in tutto quest'anno, vedere un po' cosa succedeva col virus, ora ci hanno proposto un vaccino. Io mi sono vaccinato, milioni di persone si sono vaccinate, non so in Italia, ma ora devono dirci, così come hanno fatto per gli aerei, ad esempio, "Se siete vaccinati potete rientrare nei club", mi spiace, altrimenti a cosa serve essere vaccinati? Io non mi sono vaccinato perché volevo vaccinarmi, ma perché altrimenti non avrei potuto più viaggiare, non sarei potuto uscire.
Qui pensano a un green pass…
Sì, ma il green pass è come una sorta di segregazione, è difficile perché non esiste nella costituzione francese avere un pass per entrare in un ristorante o in un club. In passato abbiamo già visto situazioni in cui non avevi diritto di entrare in un club se eri così o colà. Non so, non sono nella posizione di poter parlare di questo genere di cose.
Allora torniamo alla musica. Tutti conosciamo la sua passione per la disco italiana: in che modo l'ha influenzata?
L'Italia è sempre stata veramente forte a livello di musica dance fin dalla fine degli anni 80 fino agli 90, la musica dance andava direttamente da New York all'Inghilterra e in Italia, un po' in Belgio, ma c'è una cultura dei club, in Italia, che è molto forte. So che la mia musica a metà degli anni 90, Gym Tonic, My Only Love, I feel for you sono tutte cominciate in Italia, per me il vostro Paese è stato importantissimo, perché ti dava l'idea del successo, se andava in Italia poteva andare in tutto il mondo. Guarda, Rimini e Riccione erano delle piazze veramente forti, pensa che tutto il mondo andava a comprare dischi a Disco Più (negozio di dischi di Rimini, ndr).
E oggi quali sono i dj italiani contemporanei che apprezzate di più?
In Italia hai tantissimi produttori incredibili, ci sono Benny Benassi, Marco Carola, Cube Guys, Daddy's Groove, ma sono tanti, non ricordo tutti al momento, c'era Claudio Coccoluto che purtroppo ci ha lasciati quest'anno, Tommy Vee, sono tantissimi gli artisti italiani che amo, c'è anche Ruben Lasala con cui lavoro molto e tantissimi giovani.
Come nasce la sua musica?
Io creo la musica sempre in base al feeling del momento, in un anno ho avuto la possibilità di riascoltare i miei dischi, la mia collezione: la disco degli anni 70 è un po' troppo vecchia, alla fine di quel decennio, però, i sintetizzatori sono diventati accessibili a tutti e alcuni giovani si sono messi a fare della musica elettronica per fare della disco, del synth-pop inglese, per fare new wave, per fare musica differente. La musica che facciamo oggi è l'eredità di quella disco: ho voluto fare una canzone elettronica allegra perché c'era gente che voleva semplicemente ballare, avere delle buone vibrazioni e la domanda che ho posto è "Quando potremo ballare?", when we could be dancing, quando potremmo ballare nuovamente.
Hai creato Yellow Production, sei stato fondamentale per la French Touch e la house mondiale, hai fondato progetti come Africanism e tutto questo prima dell'esplosione di Love generation. Cosa significa essere Bob Sinclar?
Sinclar è un mio alter ego, è il mio nome come artista ma io sono sempre Christophe, l'adolescente chiuso nella sua stanzetta, la camera in cui facevo musica. Ho sempre voluto fare musica, scoprire nuovi suoni, mescolarli: Africa, Brasile, volevo far ballare le persone su tutte queste sonorità. Ho sempre cercato di fare del riciclaggio musicale, vengo dalla cultura hip hop e la cultura hip hop è riciclaggio.
Hai avuto più vite, eri già famoso prima di Love Generation ma quello è stato un punto di svolta importante. Ha cambiato qualcosa un successo di tale portata?
Sicuramente, quello che è bello è che Love Generation è arrivata dopo 10 anni di musica, ho cominciato a fare The Mighty Bop e Reminiscence Quartet, ho prodotto Dimitri from Paris, Kid Loco, su Yellow, poi ho prodotto Salomé de Bahia, ho pubblicato il primo album a mio nome, "Paradise" con Gym Tonic, My Only Love, poi il secondo album "Champs Elysée", il quarto ("Western Dream", ndr) è stato quello che ha avuto successo in tutto il mondo. È stato bene avere una progressione del genere perché ti permette di gestire la notorietà. Quindi quando Love Generation è diventato un successo da milioni di vendite mi ha dato enorme fiducia per quello che sarebbe avvenuto successivamente. Bisogna imparare a gestire il successo e non è semplice perché è un momento con un'energia così forte che un artista ha voglia di ritrovarlo ancora. Ho cercato di gestirla, ho pubblicato vari singoli come "A far l'amore", "Someone who needs me", l'anno scorso "I'm on my way", oggi "We could be dancing", insomma ho cercato di fare sempre cose diverse, seguo sempre il feeling, faccio tutte le mie canzoni con il massimo dell'amore che posso.
Dopo Love generation ha dovuto, inevitabilmente, confrontarsi con chi l'accusava di essersi commercializzato, perché il successo ha sempre un prezzo da pagare…
Sì, hai ragione, tranne che per il fatto che Love Generation non somiglia a niente, non ho copiato nessuno per fare quella hit, quindi quel successo è arrivato in maniera organica, con l'appoggio di tutti i dj e solo dopo è arrivato in radio. Il 2005 è stato un anno importantissimo, perché la musica elettronica ha preso una dimensione internazionale, sono arrivate tantissime persone a farla e così è diventata commerciale. Quindi, sì, quella non era una generazione che ascoltava un album come "Paradise" o "Champs Elysée" ma penso che sia comunque l'evoluzione naturale, anche io cerco di fare quelle cose, perdi delle persone ma trovi sempre un pubblico nuovo.
Lei ha affondato le mani nell'house, nell'elettronica, l'Africa, il Brasile, il pop… In qualche modo ha abbattuto delle barriere e come diceva ha fatto tutto parte della sua ricerca musicale, no?
L'house music ha rotto le barriere, nella musica house hai tutto, dal gospel al soul, hai la disco, l'Africa, hai tutto. Bisogna sempre mettersi in discussione, uscire dalla propria zona di comfort, cercare di trovare nuove sonorità, cerco sempre di trovare qualcosa di fresco.
Beh, non è una cosa sempre scontata…
Alcuni artisti vogliono sempre le stesse cose, c'è chi ha il proprio stile che va bene in quel determinato periodo per questo non sente il bisogno di cambiare, ma se segui qualcuno per forza ti ritrovi dietro di lui, io voglio fare sempre cose differenti.
Raffaella Carrà la sente ancora?
Raffaella Carrà è una persona straordinaria, l'ho sentita al telefono quest'anno, quella di "Far l'amore" è stata un'avventura fantastica, è stato bello vederla agli Oscar a Hollywood con Sorrentino, è stato fantastico sentire quella canzone ne "La grande bellezza". Ci sono tante belle cose in Italia in questo momento.
Un'ultima domanda: ha visto l'Eurovision? Cosa ne pensa anche di questa sfida Italia-Francia?
Beh, è come la finale del Mondiale, della Coppa del Mondo, con l'Italia che ha vinto e la Francia al numero due. Beh, noi siamo abituati a stare dietro all'Eurovision, ma secondi non è male, in più gli italiani erano veramente speciali anche per il look del gruppo. Non è una cosa che seguo con molta attenzione, non sono canzoni che mi toccano particolarmente, ma è stato divertente vedere questa sfida.