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Bianco torna con Certo che sto bene: “Ho cambiato tanto, ma adesso ho realizzato i miei sogni”

Alberto Bianco è tornato discograficamente con Certo che sto bene, il singolo che dà il titolo all’album. A fanpage.it ha parlato del singolo, dei cambiamenti di questi anni e della scena musicale italiana.
A cura di Francesco Raiola
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Alberto Bianco (ph Dente)
Alberto Bianco (ph Dente)

Si chiama Certo che sto bene il singolo che segna il ritorno di Alberto Bianco, artista che da anni attraversa da cantante e autore il mondo musicale italiano. La sua musica ha contribuito a costruire quella reputazione indie che nel tempo avrebbe trovato spazio come nuovo mainstream. Con enorme eleganza, tanta energia e una notevole capacità di scrittura, di testi e musica, Bianco può essere annoverato tra gli artisti che hanno contribuito a costruire la strada per un nuovo cantautorato pop italiano. Bianco tornerà il 10 novembre con un nuovo disco, a cui il singolo dà il nome, e lo fa dopo un periodo di cambiamento di etichetta e manager, con una canzone che, come ci ha abituati, all'amarezza del testo, che racconta il bisogno di fare ciò che ci piace, nonostante tutto ciò che ci circonda tenda a tenerci giù, oppone un vestito musicale più “leggero”. Abbiamo chiesto a Bianco di raccontarci questo ritorno sulle scene.

Ciao Alberto, è un ritorno un po' amaro, che succede?

In realtà, questo disco e questo pezzo sono molto positivi. Nonostante abbia dell'amarezza dentro, questa canzone è una presa di consapevolezza rasserenante, che porta ad una conseguente serenità. Certo che sto bene parla di quanto nel mondo ci venga un po' richiesto di essere sempre migliori, di crescere costantemente, di avere delle ambizioni che a volte non ci ricordiamo neanche quali fossero all'inizio, e quindi ci perdiamo in questi percorsi complicatissimi, frenetici, che ci portano a sbagliare; non tanto a sbagliare perché non raggiungiamo dei risultati, ma semplicemente raggiungiamo dei risultati che non ci interessavano all'inizio del percorso e quindi è una presa di consapevolezza di questa cosa qua. E così, come quando decidi di curare una malattia perché hanno scoperto qual è, da quel momento parte anche la guarigione.

Infatti parti con "Tutto bene ma", però a livello musicale c'è un contrasto con il testo.

Quella è una cosa che mi piace: non dire cose pesanti con strumentali pesanti, perché a quel punto mi annoierei. All'inizio dico "Certo che sto bene (…) ma comunque nella carne ho una spina" nel senso che comunque le tue cose le fai, il tuo progresso personale, il tuo sviluppo, la crescita comunque le stai vivendo però ogni tanto è facile perdere di vista i motivi per cui si sono iniziate delle relazioni, si è combattuto per riuscire a fare un lavoro e poi un certo punto perdi un po' il fuoco. Ma sento, in questo momento, di averlo ritrovato e sono molto contento: in questi giorni stiamo facendo le prove del tour e sono molto contento di aver ritrovato un fuoco che non mi ero neanche reso conto di aver perso. Fare le cose con la presenza fisica degli amici. come facevo anni fa, è sicuramente il modo che preferisco e invece mi ero un po' perso davanti al computer a trovare chissà quali soluzioni, quando invece le soluzioni ce le avevo sotto gli occhi e in sala prove.

È una canzone che in qualche modo ha un'impronta forte, anche del primo Bianco…

Rientra anche un po' in quello che dicevo prima, perché comunque la mia impronta credo ci sia sempre stata, non credo di aver fatto mai cose troppo distanti da me, dal mio stile e di questo ne vado abbastanza orgoglioso, di non essere impazzito negli anni. Qualche tempo fa, prima che iniziassi a scrivere questo disco, ero in tour con Niccolò Fabi, che mi disse una frase che mi è rimasta abbastanza impressa, mi disse che secondo lui dovevo ripartire a scrivere voce e chitarra perché era il mio modo di suonare la chitarra, di accompagnarmi, di cantare, la cosa che mi rendeva unico, per il modo in cui lo facevo. Mi disse: "Prova a iniziare scrivere partendo voce e chitarra, poi gli arrangiamenti vengono da sé" e infatti sono arrivato alla registrazione di questa canzone, come di tutto il disco, con delle produzioni molto semplici e in effetti è quello che accadeva all'inizio del mio percorso. Tutti gli altri dischi che ho fatto, successivamente al secondo, sono nati prima da una pre-produzione maniacale e così è facile perdere il fuoco di cosa dice una canzone, mentre se la butti in una sala prove con degli altri musicisti, il loro istinto riporta un po' l'essenza del significato di tutto e quindi sicuramente vengono fuori pezzi come questo che mi auguro siano molto più diretti, molto più semplici, molto più efficaci.

Oggi canti: "Cerchi un sogno che poi non si avveri per rimanere quella che eri ieri" mentre 10 anni fa cantavi “L' occasione persa è spesso un pretesto per dormire male e comprarsi la droga e sognare conigli e morire presto”. Mi sembra che il mood sia sempre un po’ quello, no?

È un po' anche quella cosa lì del cercare delle ambizioni che sai già che non potrai mai raggiungere, quindi ti senti quasi giustificato dall'aver scelto un'ambizione troppo estrema e troppo complicata da raggiungere, quindi è un modo anche un po' per non dover poi combattere così fino in fondo nella vita, è un modo per sedersi ed è una cosa che credo di aver capito essere sbagliata e quindi da evitare: è una critica nei confronti della persona a cui mi rivolgo nella canzone.

Il tuo sogno l'hai inseguito? S'è avverato?

È la prima volta in cui posso dire che sì, s'è avverato perché il mio sogno era quello di suonare, non di suonare negli stadi, infuocare le chitarre, il mio è sempre stato un sogno pacato. In questo momento sono molto tranquillo e sereno perché sto facendo esattamente quello che mi piace, nel modo in cui mi piace e sono contento che in questi anni, a volte inconsciamente, ho mantenuto la strada. Però mi trovo adesso, che ho quasi 40 anni, con un bagaglio che sento di essermi costruito in maniera sana e forse più o meno inizio a pensare di meritarmelo.

Anche tu con la sindrome dell'impostore, insomma, nonostante una carriera molto lunga, come frontman, autore. Sanremo è stato un traguardo o un passaggio per arrivare a calcarlo in altra veste?

Quella era una cosa che avrei voluto fare, prima o poi, e avrei voluto farla prima d'autore che da artista sul palco perché tendo un po' a scappare dalle situazioni di estrema difficoltà e quella mi sembra veramente la situazione di estrema difficoltà per antonomasia. Sicuramente troverai le risorse e i mezzi per affrontarla in maniera serena, però vederlo da fuori mi terrorizza, invece viverlo da autore era una cosa che mi interessava, infatti negli anni scorsi ero più curioso quasi più vedere chi aveva scritto le canzoni di Sanremo piuttosto che chi fossero gli artisti sul palco, perché sai, per l'artista sul palco ci sono dei meccanismi complicatissimi, che intercettano varie sfere del mondo musica, mentre per gli autori è un po' più reale, cioè anche gli autori stessi appartengono a un mondo un pochino più reale. Mi sono tolto una bellissima soddisfazione.

Tra l'altro nelle varie vesti c'eravate tu, Calcutta, sul palco c'erano Colapesce, Dimartino, insomma, un mondo che ha dato tanto e che ora si ritrova, giustamente, anche su quel palco.

È una soddisfazione anche per noi che apparteniamo a un circuito più o più piccolo, e abbiamo da dare tanto quanto gli altri, quindi questa cosa qua è appagante.

Pensi di aver raccolto tutto quello che meritavi?

Credo di sì, avrei potuto ottenere di più se mi fossi sbattuto di più, probabilmente, però per quello che ho investito nel lavoro rispetto anche alla mia vita personale, credo di aver raccolto quello che dovevo raccogliere, almeno fino a ora, non mi sento sottovalutato.

E con l'album che succede, invece?

L'album c'è, è pronto e questa canzone ne era l'anticipazione. Sono anche un po' agitato perché c'è stato un cambio anche strutturale: ho cambiato etichetta, ho cambiato manager e quindi sono diventato una novità rispetto ai rapporti che avevo prima.

In che senso?

Prima ero il veterano di quella realtà, mentre mi piace molto essere quello che deve imparare, quello che si piglia le mazzate.

Quel po' di deresponsabilizzazione che alleggerisce un po'…

Sì, forse è anche quello, però soprattutto il fatto che stai portando una cosa che fino a quel momento non avevano e che quindi sa di fresco a tutti, sia a me, perché questo disco è veramente molto fresco, mi suona ancora benissimo nell'orecchio, ho proprio voglia di cantare e suonare queste canzoni e credo lo sia anche per queste persone che mi stanno aiutando, a partire dai musicisti passando per la discografica, è una bella sensazione.

Nostalgina è del 2011, Storia del Futuro del 2012, sembra quasi passata un’era! Che anni erano quelli?

Dal punto di vista personale, ma anche da quello generale che bazzicavo a livello musicale, c'era quella ingenuità che portava a prendere scelte super sincere con grande leggerezza e quindi portavano a fare collaborazioni strane o scrivere cose strane. Credo anche che quegli anni lì abbiano comunque creato dei grandi musicisti che hanno poi scritto delle pagine importanti per la musica italiana e onestamente non so se adesso potrebbe accadere una cosa del genere. Secondo me, in quegli anni lì, e stiamo parlando di dieci anni fa, c'erano sicuramente più etichette, più agenzie, più manager che scommettevano di più su progetti come quelli, indipendenti, strani. Quello che poi è diventato il contatore delle canzoni, cioè Spotify, o comunque le piattaforme digitali non esistevano, e il giudizio era molto basato sul valore del concerto o del contenuto in sé e non tanto da quanto hype avesse o meno un progetto, per cui bastava andare al concerto per vedere quanto stava funzionando o meno. Era pelino più reale, un pochino più facile anche riconoscere le cose di valore.

Questo è il tour di Alberto Bianco

  • 24-11-2023 Hiroshima – Torino
  • 01-12-2023 Latteria Molloy – Brescia
  • 02-12-2023 Bellezza – Milano
  • 09-12-2023 Locomotiv – Bologna
  • 14-12-2023 Monk – Roma
  • 22-12-2023 Druso – Bergamo
  • 13-01-2024 Glue – Firenze
  • 27-01-2024 Piola – Bruxelles
  • 03-02-2024 Lumière – Pisa
  • 10-02-2024 The Factory – Verona
  • 17-02-2024 Cinema Teatro Magda Olivero – Saluzzo
  • 24-02-2024 Modena Off – Modena
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