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Bar Mediterraneo dei Nu Genea è l’album di cui avevamo bisogno questa estate

Bar Mediterraneo dei Nu Genea è uno dei migliori album italiani di questi anni grazie alla sua capacità di ricercare un suono nuovo che affonda sempre le radici nella tradizione mediterranea.
A cura di Francesco Raiola
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Nu Genea (ph Gennaro Canaglia)
Nu Genea (ph Gennaro Canaglia)

Il titolo già esplicita quello che andremo ad ascoltare e lo si può percepire ancora di più se si conosce il percorso artistico dei Nu Genea quando ancora erano Nu Guinea. Partiti da Napoli, approdati a Berlino e riappropiatisi delle radici profonde dei suoni del Mediterraneo, il duo formato da Massimo Di Lena e Lucio Aquilina è una vera e propria perla nella discografia italiana contemporanea. Lo è per svariati aspetti, innanzitutto per la capacità di tenere insieme un mondo vasto e ricco come quello Mediterraneo, partendo da Napoli, ma usando la lingua come esempio di interconnessione tra le Culture come hanno mostrato fin da subito con "Marechià", il primo singolo con cui hanno anticipato il seguito di "Nuova Napoli", a dimostrazione di come i titoli dicano tanto di ciò che andremo ad ascoltare nei loro lavori.

Sfruttando le tronche di cui è ricca la lingua partenopea, infatti, già con quel singolo avevano dimostrato come francese e napoletano potevano tranquillamente far parte di un'unica lingua universale. Per chi non conosce entrambe le lingue, se non per la musicalità, il testo di Marechià avrebbe potuto tranquillamente essere in un unico esperanto. La traslazione di "là-bas" a "llà abbascio" ne è solo l'espressione più visibile, così come la prima strofa in italiano "Nun me ne voglio jì, ma si nun vuò accumparè" a un orecchio poco esperto potrebbe sembrare il prosieguo della prima strofa che non a caso chiude con tutte tronche: "accumparè", "aspettá", "‘ncuntrà", "truvà" e "Marechià".

La lingua senza dubbio, ma anche i suoni sono quelli che provengono dal Mediterraneo, sempre riadattati a modo loro dal duo, che per questo viaggio si è fatto accompagnare da compagni di viaggio come Fabiana Martone, Célia Kameni, Marzouk Mejri, tra gli altri, e mescolando ai synth strumenti come mandola, mandolino, mandoloncello, ney, darbuka e sax, unendo le varie anime del Mediterraneo. Sembra che Nu Genea abbia ascoltato tantissimo la produzione di Habibi Funk, etichetta di base a Berlino che da anni sta riscoprendo capolavori pop funk mediorientali, con particolare attenzione per la scena libanese (basti ascoltare artisti come Rogér Fakhr, Issam Hajali o Ferkat Al Ard) ed egiziana. Per esempio, ascoltando Bar Mediterraneo si sente tanto quell'influenza in un pezzo come "Gelbi" che sembra uscito da una delle compilation dell'etichetta tedesca, anche grazie al suo cantato in arabo.

Ma il Bar Mediterraneo è una scoperta continua, un piacere per le orecchie che hanno voglia di immergersi in suoni che distano da quello radiofonico, pop e di tendenza. Si pesca nella musica mediorientale, ma anche tanto nel sincretismo che negli anni ha reso il neapolitan power un genere a sé, quella fusion che nel primo album era ispirato più ai James Senese, Napoli Centrale e a quella wave lì. Quando nel comunicato stampa leggiamo che Bar Mediterraneo "è l’idea di uno spazio comune, dove le persone si incontrano e si fondono. Un luogo con le porte sempre aperte ai viandanti e alle loro vite, sempre esposte ai capricci della sorte. Lo si prova ascoltando la moltitudine di suoni che caratterizzano i brani: strati di strumenti acustici, voci e sintetizzatori che si uniscono in una miscela unica di timbri" è esattamente quello che intendiamo, quello che ascolterete e che vi trascinerà.

Ma la bellezza di un album come questo è nella sua capacità di aprire porte. Ascoltandolo viene voglia di mettersi alla ricerca delle radici di alcuni di quei suoni, di scoprire, per chi non li conosce, pezzi come "Vesuvio", classico degli ‘E Zezi, che qualche anno fa fu rifatto anche dai 24 Grana, le poesie di Viviani, da cui è tratta La Crisi ma anche, appunto, le radici arabe. Bar Mediterraneo è un'esperienza di ricerca, ma soprattutto è un'esplosione di suoni (quelli dati dagli strumenti e dalla lingua) da cui è difficile riprendersi, con l'enorme capacità di avere dentro di sé anche la facilità d'accesso propria di quelli che chiamiamo tormentoni, perché "Tienaté" e "Marechià" sono chiaramente i nostri tormentoni preferiti dell'estate 2022. E potrebbero essere anche i vostri.

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