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Arrivano in Italia i Built To Spill. Doug Martsch: “Il nuovo album? Fra un anno o due”

I Built To Spill, storica indie band mondiale, arriva in Italia per due concerti a Roma e Milano. Per l’occasione abbiamo fatto qualche domanda al leader del gruppo Doug Martsch.
A cura di Francesco Raiola
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Arrivano in Italia per due date i Built To Spill. La band di Doug Martsch ha fatto la storia dell'indie rock mondiale pubblicando album importanti come "Perfect From Now On" e "Keep It Like A Secret" fino all'ultimo "There Is No Enemy". In occasione del tour Fanpage ha fatto qualche domanda (via mail) a Martsch per parlare della loro ormai ventennale carriera (cifra tonda festeggiata lo scorso anno), del prossimo album e dell'influenza che avrà il cambio di formazione avvenuto lo scorso anno e del perché una band che ha pubblicato la maggior parte dei propri album con una major sia considerata più "indie" di tantissime band che di questo termine ne fanno il proprio vanto.

Nel caso vogliate andarli a vedere live, i Built To Spill suoneranno stasera 12 settembre al Magnolia di Segrate (MI) e domani 13 al Blackout di Roma nell'ambito della rassegna Ausgang che comincia proprio questa sera con il concerto dei californiani Crocodiles.

Ventun'anni dal vostro primo album non sono pochi. A cosa pensi quando lo ascolti, oggi?

Onestamente non lo ascolto molto…

Cosa dobbiamo aspettarci dal vostro prossimo album? Credi che quanto dichiarasti a Pitchfork ("The songs were pretty good and I thought those guys did a great job, but I had zero eureka moments. I had no just even happy moments. I was a little bit worried about myself — it’s harder getting older, thinking maybe I’ve run my course. I was happy to bag that record”) possa aiutarci a capirlo?
Oggi come oggi credo che faremo un bel disco. Mi sentivo in quel modo prima che cominciassimo a registrare l'ultima volta, ma spero che andrà meglio in studio la prossima volta.

Quando potremo ascoltarlo?

Fra un anno o due?

L'anno scorso il gruppo ha cambiato la sezione ritmica (in maniera amichevole, abbiamo letto). In che modo questo cambiamento influirà sul vostro sound?

Abbiamo soprattutto lavorato su materiale vecchio, ma questi (il bassista Jason Albertini e il batterista Steve Gere ndr) sono due musicisti di cui sono stato fan e con cui avrei voluto suonare. Non sappiamo ancora come il nostro sound cambierà, ma è inevitabile che succederà.

E quanto, invece, sono cambiati i Built To Spill in questi 20 anni?

Abbiamo molto cambiato i primi 5 anni, siamo stati quasi del tutto uguali per quattordici anni e poi siamo cambiati un'altra volta l'anno scorso.

È strano come siate identificati come una "indie band" quando la maggior parte dei vostri album sono pubblicati dalla Warner Bros. Come ve la vivete e soprattutto perché pensi che il termine "indie" sia uno dei preferiti per identificarvi?

Credo che con quel termine si faccia riferimento alla nostra indipendenza artistica. Siamo sulla Warner Bros ma sembra che la gente sappia che ci lasciano il controllo totale sulle nostre canzoni, sugli album e sulle altre decisioni riguardo la nostra carriera.

E riguardo quella storia che avresti voluto che “Perfect From Now On” fosse come “The White Album” o “Abbey Road”?

Era solo un punto di riferimento perché all'epoca credevo fosse il massimo della musica. So che non eravamo nello stesso paese di talenti musicali come quella gente. Ma hanno ispirato idee che abbiamo potuto portare a compimento.

Uno dei "must", oggi, è avere un'opinione sul rapporto tra servizi di streaming e artisti. È una cosa che ti interessa? Che ne pensi?

Credo che la musica debba essere gratuita, non riesco a concepirla intesa come affari

Che tipo di concerto farete qui in Italia?

Suoneremo pezzi che percorrono tutta la nostra carriera. Abbiamo pronti circa 45 pezzi e creiamo una playlist di circa 15 brani ogni concerto, quindi non so so bene cosa suoneremo esattamente, ma potremmo suonare una nuova canzone e rivede le vecchie

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