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Arlo Parks è l’artista da ascoltare in questo 2021: l’esordio è “Collapsed In Sunbeams”

Si chiama Arlo Parks, ha 2o anni, e dopo un 2020 di singoli, copertine e premi ha pubblicato il suo primo album, “Collapsed In Sunbeams”, che condensa la sua poetica sia tematica che musicale, condensando ascolti e ispirazioni e diventando da subito uno degli album che sarà più chiacchierati nel 2021.
A cura di Francesco Raiola
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Arlo Parks (ph Alex Kurunis)
Arlo Parks (ph Alex Kurunis)

Non ricordo quando fu la prima volta che ascoltai una canzone di Arlo Parks, ma ricordo abbastanza bene la sensazione che mi diede. Una voce che ti incanta, una produzione che ti avvolge, che pesca nel jazz, nel pop, il dream pop, il nu soul, nel'R'nB – poi all'improvviso arrivano le chitarre funky di "Just Go" -, si ispira a Radiohead, The XX e Portishead, ma alla fine è difficile riportare in maniera fredda la sensazione che riesce a dare la cantante inglese nelle sue canzoni. Quello che ormai tutti hanno capito è che le potenzialità di Parks sono enormi e il suo album d'esordio era senza dubbio una delle cose più attese dell'anno, dopo che il 2020 era stato l'anno dei singoli e dell'Ep, delle copertine e del passaparola, di quella bolla che da una parte ti dà una visibilità straordinaria e che man mano che la visibilità cresce si fa pesante, col rischio che l'eventuale botto faccia un rumore enorme.

Il 2021 quindi è l'anno della consacrazione, lo dicono tutti, lo si legge ovunque e un motivo ci sarà, c'è: "Collapsed In Sunbeams", il suo primo album, è probabilmente già uno di quelli che finiranno nelle classifiche di fine anno sui migliori album del 2021. Non solo per l'hype che da mesi l'accompagna, appunto, ma per la qualità che questo lavoro riesce a condensare, per l'emozione che dà, per la morbidezza con cui affronta la vita e perché Parks ha trovato una chiave, una voce, appunto, qualcosa che la contraddistingue. Non è scontato, nel mondo iperproduttivo della musica contemporanea, riuscire a emergere con una propria personalità, qualcosa che non è appetibile per TikTok, forse neanche per le radio (almeno quelle che immaginiamo in Italia), ma ha una forza attrattiva data dalla sua capacità di muoversi in uno spettro che a un primo ascolto può sembrare limitato, ma che ha una quantità enorme di sfumature.

Arlo Parks si muove dalla quotidianità, come dice lei stessa: "Questo album rappresenta una serie di vignette e ritratti intimi che hanno circondato la mia adolescenza e le persone che l’hanno influenzata. Si basa sullo storytelling e sulla nostalgia – volevo che suonasse sia universale che iper-specifico" e in effetti queste canzoni rispecchiano una sorta di flusso di coscienza di Parks, che ti prende per mano e ti trascina in questo suo mondo fatto di poesia, di influenze musicali esplicite e implicite, di amiche, di difficoltà, quasi una sorta di terapia, per semplificare, che qualche volta rischiano di chiudere un po' la porta d'accesso, come ha fatto notare qualcuno. È vero che a volte la cantante inglese si lascia un po' andare a qualche considerazione, suggerimento più semplice, ma forse capovolgendo la prospettiva, forse patiamo più le nostre aspettative che altro.

Parks mette subito le carte in tavola, dentro ci mette tutta se stessa, ci mette Thom Yorke e Robert Smith, ci mette Sylvia Plath, ci mette il suo essere innanzitutto una poetessa. E "Collapsed In Sunbeams", titolo mutuato da un'opera di Zadie Smith, è uno spoken word che introduce a un album che comincia con un nome, Charlie. E proprio questa confidenzialità – spesso propria del mondo del rap – è l'ambiente in cui Parks vuole calare l'ascoltatore, perché non importa chi siano Charlie, Millie, Caroline, Eugene importa che la quotidianità diventi universale, che un episodio singolo, un litigio, come in "Caroline", o la depressione in "Black Dog" (espressione con cui ci si fa riferimento) diventino argomenti di cui parlare: la malattia mentale, l'empowerment femminile sono da tempo alcuni degli argomenti che compongono il mondo artistico della cantante. L'idea di fondo ha spiegato è quella di voler trasformare situazioni difficili in qualcosa di bello, cercando di cogliere i colori, le trame, i particolari del quotidiano. E ci riesce benissimo, senza deludere le aspettative, ma con l'idea confortante che ci siano ancora enormi margini di crescita e che questo sia solo il primo passo.

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