Anna Tatangelo: “Con Annazero ho chiuso una porta: racconto una crisi, ma senza rabbia”
"AnnaZero" era un titolo che probabilmente Anna Tatangelo aveva in testa da un po'. In effetti è un po' di tempo che la sua vita è cambiata, del gossip lo sanno tutti, ovviamente, come è normale che sia quando si parla di personaggi noti al grande pubblico, ma anche a livello artistico. I semi erano nella riedizione con Achille lauro e Boss Doms di "Ragazza di periferia" e tutto ciò che è venuto dopo, come le collaborazioni con Geolier e Gemitaiz lo hanno confermato. Oggi Anna Tatangelo, che scherzando si definisce una moderna Benjamin Button, che ringiovanisce col passare del tempo, ha una veste più urban e con questo nuovo album cerca di mettere il punto per ripartire. lei che, giovanissima, ha una carriera da super veterana con tanti album e partecipazioni sanremesi alle spalle, ma anche tanto pregiudizio che pian piano, però, cerca di erodere. E da poco anche una carriera televisiva che la porterà nella fascia che storicamente è di Barbara D'Urso, ma guai a fare paragoni.
È un’altra Anna Tatangelo? Cosa è cambiato in te come persone e quindi come artista?
È cambiato tutto, l’anno prossimo saranno 20 anni dal mio primo festival di Sanremo e riguardandomi indietro vedo veramente grandi passi per quanto mi riguarda, sia umani che artistici perché tante cose sono cambiate, sotto tanti punti di vista sono cresciuta, tutto il periodo della pandemia, del lockdown mi è servito a ritrovare la passione per la musica, ogni pezzo del disco ha un’anima di Anna, ha un racconto specifico ed è tutto un filo conduttore nella descrizione di una donna che con le sue fragilità riesce veramente a ripartire da zero e a tirar fuori quella voglia di rimettersi in gioco.
In un certo senso pare che questo sia un disco di emancipazione. Esisteva un fardello prima? Un’aspettativa da assecondare?
Il mio concetto all’interno delle canzoni è un atteggiamento generico, non voler più assecondare nessuno ma star bene con me stessa, riprendermi la mia vita, prendere le mie decisioni senza pensare troppo a quello che pensano gli altri. Tante volte l’ho vissuto in prima persona il pregiudizio, anche prima di ascoltare una mia canzone, perché magari già sapevano dove andava a parare in qualche modo quindi è una sorta di: Ok basta, quello che dici non mi tocca io faccio quello che mi piace, se ti sta bene, bene altrimenti cambia Instagram o cambia disco.
Quanto hanno inciso le esperienze personali su quest'album? L’album comincia con un messaggio chiaro: “Prendi i vestiti e i ricordi non mi vedrai mai più”, hai cominciato non da dopo, ma dagli ultimi istanti in cui sei nell’appartamento, immagino che nulla sia casuale…
Niente è al caso, anche perché questa è la vita di tutti, il fatto di chiudere una porta e di avere il coraggio di cambiare, ripartendo da se stessi. "L'appartamento" è un modo per prendere consapevolezza di qualcosa che è finito, però non deve buttarti giù. Infatti nel disco non esiste rabbia, non esiste rancore, esiste una consapevolezza, quella sì. Una crisi la chiami così quando l'hai metabolizzata, quando hai capito realmente che qualcosa deve cambiare, penso che in ogni ambito della nostra vita quando capisci che devi cambiare qualcosa vuol dire che è passato del tempo, sono successe alcune cose, che ti hanno fatto arrivare a una conclusione. Quando c'è la famosa crisi vuol dire che dietro c'è un ponte di rottura ed è ovvio che prima ci siano stati dei segnali.
In che modo hai ritrovato la tua giovinezza crescendo?
C’è stata un’evoluzione, però quella è fisiologica. È ovvio che sono comunque soddisfatta e grata di tutto quello che ho avuto in questi anni. Una volta che prendi in mano la tua vita e dici ‘Ok adesso però è talmente successo tutto così velocemente', hai voglia veramente di fermarti e di dire ‘ma da adesso in poi me le voglio godere le cose’. Che può essere un live, può essere il fatto di stare in studio e non avere la fretta di uscire con un disco piuttosto che fare altro e di godermi tutto quello che mi circonda, cioè da mio figlio fino alle piccole cose e devo dire che la pandemia ha aiutato.
Quanto ti ha pesato dover sempre dimostrare più di altri in quanto Tatangelo?
Delle volte pensi ‘Ok dopo 20 anni le persone mi conoscono’ e invece non è così e io più degli altri ho sempre dovuto dimostrare e mi fa sorridere anche il fatto che magari in otto Festival di Sanremo la canzone non piaceva ad una certa cerchia di giornalisti però c’era lo stupore nel dire: ‘Ah, cavolo, però questa dal vivo è intonata, ‘mazza però è una delle più intonate del Festival’ Allora uno dice ‘Ma perché io devo sempre dimostrare?’.
Con Scene da un matrimonio entrerai ancora nelle case degli italiani…
Dopo tanti anni è ovvio che un po’ nelle case degli italiani ci sono entrata e la cosa bella è che paradossalmente ci sono entrata soprattutto nell’ultimo anno con dei contenitori televisivi che mi hanno dato l’opportunità di farmi conoscere, sia nelle mie competenze musicali ed anche in altri contenitori tipo “Name That Tune”, c’è ancora gente che mi ferma e mi dice ‘Mazza comunque oh, le sapevi tutte’. È bello dai, la televisione se fatta in un certo modo veramente riesce a farti diventare una di casa.
Ti trovi in una fascia solitamente occupata da Barbara D'Urso, non sarà facile…
Non mi piace che venga fatto questo paragoni, Barbara è una professionista da 20 anni, sono due tipologie di cose che non devono essere accostate. Sicuramente il mood è quello del divertimento e di mettermi in gioco sotto una veste che va anche in contemporanea con “All Together Now”.
Sei da sempre legata alle battaglie LGBTQI+, oggi ti senti di appoggiarle ancora di più?
Assolutamente sì ed è anormale che a distanza di anni non sia cambiato nulla, cioè invece di andare avanti stiamo tornando indietro ed è triste perché nessuno fa niente e tutti fanno finta di niente però esiste è un problema della nostra società che va comunque risolto. L’artista può accendere un faro sulla tematica e può sensibilizzare le persone, questo è fuori discussione, però poi c’è una presa di posizione da parte delle autorità che va assolutamente presa, perché purtroppo è una realtà, ed è una brutta realtà perché poi quando senti delle storie pesanti è ovvio che dici: ‘Ma com’è possibile che nel 2021 ancora stiamo parlando di queste cose?’.