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Andrea Morricone: “Mio padre mi ha parlato del suo ultimo brano nei giorni prima di morire”

La musica di Ennio Morricone risuonerà nonostante la sua scomparsa, in un giorno importante come l’inaugurazione del nuovo ponte di Genova, dopo la strage del 14 agosto 2018. A dirigere l’orchestra al posto del maestro ci sarà suo figlio, Andrea Morricone, a cui il padre ha lasciato l’ultimo suo componimento, scritto in quarantena e realizzato in ricordo delle 43 vittime del crollo del ponte Morandi.
A cura di Ilaria Costabile
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Andrea Morricone dirigerà l'orchestra del Teatro Carlo Felice nel corso dell'inaugurazione del nuovo ponte di Genova, relizzato da Renzo Piano. All'evento avrebbe dovuto presenziare proprio il maestro Ennio Morricone, scomparso lo scorso 6 luglio, ma ormai questo lascito è passato al suo terzogenito, unico ad aver seguito la carriera nel mondo della musica, che in un'intervista al Secolo XIX, parla dell'ultimo lavoro di suo padre.

Il brano dedicato alle vittime di Genova

Si chiama "Tante pietre a ricordare" il componimento che può tranquillamente definirsi come un testamento in musica per orchestra, coro e voce bianca, per ricordare le 43 vittime in seguito alla caduta del ponte Morandi a Genova, il 14 agosto di due anni fa. "Credo che mio padre abbia composto questo brano circa tre mesi fa durante la quarantena, intorno a marzo-aprile: è molto mistico, c'è una melodia, affidata al coro, che si ripete in maniera circolare, su un accompagnamento di archi. Ha un'impronta compositiva classica armonica" dichiara Andrea Morricone che si sofferma a raccontare nel dettaglio il brano, svelando i segreti di questo componimento, ultimo scritto dal grande maestro prima della sua dipartita:

La caratteristica principale di questo componimento è il suo passare dal piano al forte in una dimensione dinamica all'interno di accordi che si ripropongono. Inizia con i bassi, un principio molto discreto, vellutato, morbido che prepara poi a una grande esplosione fino a un finale cui mio padre teneva particolarmente: voleva, anzi vuole, che io ponga l'accento sul due e sul tre, su "la-cit-tà", quando entra il coro e il brano si conclude.

Il lascito di Ennio Morricone

Un vero e proprio lascito, oltre che un passaggio di testimone, quello che il grande artista ha fatto nei confronti di suo figlio Andrea. Prima della sua scomparsa era ricoverato già da qualche giorno in ospedale, e nel pieno della sua lucidità aveva già dato ogni indicazione a suo figlio su come aveva immaginato si dovesse eseguire questo brano, come racconta proprio il 43enne:

Durante quei giorni, in cui era già ricoverato, gli siamo stati tutti vicini il più possibile, ma ci teneva molto a parlarmi di questo brano, me lo chiedeva spesso. Abbiamo discusso molto del tempo, del modo di condurre, è un brano che rappresenta alla grande il senso per cui era stato richiesto, anzi qualcosa di più. È bellissimo per la semplicità con cui è stato scritto, pur riuscendo a essere profondo. Va eseguito con precisione acuta, che l'orchestra e il coro del Carlo Felice sapranno curare in maniera eccellente

La musica illumina Genova dopo la strage

La potenza della musica e la sua capacità immaginifica e comunicativa rende ogni componimento intriso di un significato profondo e latore di un messaggio. Anche in questa circostanza, dove la vita perduta va ricordata, ma va celebrata anche una quella nuova, Ennio Morricone ha voluto creare delle atmosfere sonore che dessero ancora più spessore e valore a quel momento tragico di due anni fa, mettendo in risalto la grandezza della rinascita:

Testo e musica sono una fusione perfetta, uniti rappresentano una forza unica, l'affermazione della luce, di queste pietre chiamate a illuminare Genova, il suo nuovo ponte, un'opera architettonica mirabile di Renzo Piano. Ma il brano illumina soprattutto il cuore di chi ascolta. Ha un "colore" sereno, con un accordo finale in maggiore che simboleggia la tragedia umana, ma anche la speranza, la bellezza, lo sforzo di una collettività che ha lavorato duramente per far rinascere il suo Ponte

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